Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente Recensione: Ritorno a Sinnoh, 14 anni dopo
Un remake fedele all'originale. Forse anche troppo.
A meno che non abbiate vissuto gli ultimi venticinque anni su un'isola deserta, lontano da qualunque forma di civilizzazione, vi sarà sicuramente capitato di entrare a contatto con i Pokémon.
Le bizzarre 'creature tascabili' ideate da Satoshi Tajiri e Ken Sugimori, nate nel lontano 1996 come protagoniste di un JRPG per Game Boy, nel tempo hanno trasceso qualsiasi confine divenendo il brand più popolare e redditizio dell'intera storia dell'entertainment.
Serie animate, film, carte collezionabili, action figure, fumetti: non c'è una sola branca del mondo dell'intrattenimento che non sia stata letteralmente colonizzata da Pikachu e compagni che, in breve, sono diventati vere e proprie icone della cultura popolare.
Va da sé, dunque, che per chiunque abbia potuto vivere l'evoluzione di questa fortunata serie negli anni, essa abbia rappresentato un'autentica colonna portante della propria crescita personale, un microcosmo incredibilmente affascinante da scoprire, esplorare e assimilare, generazione dopo generazione.
D'altra parte, una delle principali chiavi del successo dei Pokémon (nonché uno dei meriti maggiori che vanno riconosciuti a Game Freak) è quella di aver saputo costruire, con le varie iterazioni del brand, un universo narrativo piuttosto sfaccettato, sorretto da una mitologia sorprendentemente complessa e da una serie di tematiche per nulla scontate.
Come si suol dire, però, per prepararsi al futuro è necessario conoscere il passato, ed è proprio per questo motivo che mentre Game Freak prepara il prossimo passo della fortunata fiaba dei Pokémon con il suo Leggende: Arceus, ambientato in una sorta di rivisitazione del periodo del Giappone feudale, al team di sviluppo nipponico ILCA è stato affidato l'annoso compito di riportare alla luce la quarta generazione, quella apparsa originariamente su Nintendo DS ben quattordici anni fa.
Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente fanno seguito agli apprezzati remake di Kanto, Johto e Hoenn e ci portano a riscoprire una delle regioni del mondo Pokémon più misteriose in assoluto, quella che potremmo considerare come la culla della civiltà immaginaria ideata da Tajiri e Sugimori: Sinnoh.
Quest'ultimo è il più antico dei territori esplorabili nella serie di Nintendo, un luogo intriso di magia e tradizioni che affondano le proprie radici in un'era dominata da creature potentissime capaci di controllare il tempo e lo spazio che, per qualche strano motivo, sembrano in procinto di tornare a manifestarsi dopo secoli di apparente inattività.
Come di consueto e come potreste ricordare dagli originali, il nostro ruolo è quello di un giovane abitante della ridente Duefoglie, alle prime armi con il lavoro di Allenatore di Pokémon ma dalle prospettive promettenti.
Dopo aver fatto la conoscenza con il Professor Rowan, uno dei massimi esperti delle creature che popolano questo mondo, partiremo alla scoperta della regione di Sinnoh, entrando in contatto con i suoi cittadini, con la sua cultura ma, soprattutto con i suoi Pokémon.
Se avete avuto modo di giocare l'edizione originale rilasciata nel 2007 su Nintendo DS, possiamo subito fugare ogni vostro dubbio: Diamante Lucente e Perla Splendente ripropongono pedissequamente il medesimo intreccio narrativo, senza alcun tipo di rilettura o reinterpretazione della storia.
Ritroverete l'enigmatico Team Galassia capitanato dal malvagio Cyrus; ripercorrerete i sentieri che vi porteranno a svelare le loro oscure macchinazioni; vi imbatterete negli stessi personaggi che avete già incontrato quattordici anni fa.
È quasi come se il team di ILCA avesse preso il cuore dell'esperienza di Diamante e Perla e si fosse limitato ad aggiungervi la tanto discussa veste grafica rimodernata di cui parleremo a breve. Francamente è uno sforzo fin troppo modesto per un titolo che viene venduto a prezzo pieno.
Tutto il resto è esattamente al proprio posto ed è un vero peccato che non si sia colta l'occasione per rimaneggiare e arricchire quella storia, in special modo se si considera che anche Leggende: Arceus sarà ambientato a Sinnoh: gli sviluppatori avrebbero potuto sfruttare questi remake per dare maggiore continuità alla narrativa, magari includendo ulteriori riferimenti e citazioni al passato remoto della serie.
Al contrario, Diamante Lucente e Perla Splendente sono stati spogliati anche di tutte le nozioni e i contenuti supplementari introdotti dalla versione Platino, l'edizione riveduta e corretta della quarta generazione rilasciata sempre su Nintendo DS due anni dopo Diamante e Perla, con tutte le ovvie conseguenze del caso.
Sia chiaro: il materiale di partenza è pur sempre di ottima qualità e saprà intrattenervi per tutto il tempo che deciderete di concedergli, soprattutto se non avete mai avuto modo di esplorare la regione di Sinnoh in passato.
Tuttavia, guardando al di sotto del manto dorato della nostalgia, è facile rendersi conto di come questa operazione di rifacimento di Diamante e Perla non apporti alcun tipo di novità rispetto agli originali, nemmeno sotto il profilo del gameplay che è rimasto pressoché invariato.
A ben pensarci, in effetti, tutti i passati capitoli della serie, inclusi i precedenti remake, hanno sempre introdotto almeno una meccanica del tutto inedita, un qualche tipo di contenuto che tentasse di dare nuova linfa ad una formula di gioco che ha oltre vent'anni di storia sulle spalle.
Tanto per fare degli esempi a sostegno di questa tesi, X e Y hanno introdotto le Megaevoluzioni; Rubino Omega e Zaffiro Alfa avevano l'Archeorisveglio; perfino i remake di Kanto e Johto, approdati su piattaforme parecchio meno prestanti di Switch, avevano una pletora di contenuti extra pensati per l'endgame o per la scena competitiva.
Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente, invece, sono in tutto e per tutto aderenti all'opera originale, con gli sviluppatori che hanno preferito giocare sul sicuro senza operare cambiamenti di sorta alla struttura ludica, al netto di qualche piccolo intervento di bilanciamento negli scontri più avanzati.
La novità più interessante, per mettere le cose in prospettiva, è quella relativa ai Grandi Sotterranei, una location già vista nei titoli del 2007 ma che, in questa riedizione, presentano una conformazione leggermente differente.
Dopo aver ottenuto l'accesso alla complessa rete di gallerie che si estende sotto la superficie di Sinnoh, potremo esplorarle liberamente in cerca di oggetti rari e, per la prima volta, andare a caccia dei Pokémon di alto livello che si annidano in alcune zone specifiche sempre segnalate sulla minimappa posta in alto a destra (un po' come avveniva nelle Terre Selvagge di Spada e Scudo).
Inoltre, c'è ancora la possibilità di creare la propria 'Tana' personalizzandola a piacimento con svariati elementi di arredo nonché di partecipare ad alcuni semplici minigiochi.
Per il resto, quella offerta da questi due remake è un'esperienza Pokémon classica e fortemente ancorata ai canoni tipici della serie. Laddove le incarnazioni più recenti hanno tentato di ampliare il respiro dell'esplorazione e di variegare il più possibile le situazioni di gioco, questi remake tornano ad essere JRPG dalla progressione piuttosto lineare che si fanno affidamento sulle tipiche dinamiche del collezionismo e su un sistema di combattimento pressoché perfetto per fare breccia, ancora una volta, nel cuore degli appassionati.
Lo ripetiamo: ci sono pochissime innovazioni e i contenuti aggiuntivi sono ridotti all'osso ma le eccellenti meccaniche alla base dei giochi Pokémon ritornano anche qui in grande spolvero.
Ad ogni modo, il principale punto di rottura rispetto ai giochi del 2007 è da ricercarsi nel comparto tecnico che, per forza di cose, è stato sottoposto ad un importante processo di aggiornamento volto ad adattare l'impatto visivo del gioco agli standard imposti dal mercato attuale.
La telecamera è impostata sempre con la tipica visuale a volo di uccello ma il lavoro svolto sui modelli poligonali dei personaggi e delle creature, le animazioni, la rinnovata effettistica durante i combattimenti e la possibilità di muoversi liberamente in tutte le direzioni conferiscono ai remake di Diamante e Perla un aspetto visivo di buona fattura.
Ciò ci porta al proverbiale 'elefante rosa nella stanza', il pomo della discordia che ha letteralmente spaccato in due la nutrita community di Allenatori sul web: la direzione artistica adottata da ILCA.
Già ad una prima occhiata è facile notare come lo studio giapponese abbia optato per uno stile grafico parecchio più cartoonesco e stilizzato rispetto alle più recenti iterazioni del brand. Sebbene possiamo capire che questa scelta possa risultare straniante ad un primo impatto, ci sentiamo di promuovere l'intuizione di ILCA poiché, grazie a questo espediente, Diamante Lucente e Perla Splendente assumono i connotati di un accorato omaggio all'opera originale che riesce a coniugare in modo brillante l'estetica tradizionale della serie con la definizione richiesta dai prodotti di attuale generazione.
In definitiva, se non avete mai avuto modo di esplorare la mistica regione di Sinnoh o volete semplicemente percorrere il viale dei ricordi in una delle migliori avventure Pokémon di sempre, questi remake di Diamante e Perla possono essere esattamente ciò che fa al caso vostro.
Dall'altro lato, però, dismessi per un attimo i panni degli indefessi fan della serie, dobbiamo riconoscere che ILCA ha portato sugli scaffali un prodotto fin troppo conservativo e quasi del tutto privo delle migliorie apportate all'epoca dalla versione Platino.
È, in buona sostanza, lo stesso gioco di quattordici anni fa, impreziosito da un comparto tecnico gradevole ma che avrebbe meritato un po' di cura in più in termini di contenuti, specialmente se si tiene a mente il prezzo a cui viene proposto.