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Poly Bridge - recensione

Chi ha detto che fare l'ingegnere non sia un mestiere creativo?

Se siete soliti bazzicare per i meandri di YouTube molto probabilmente conoscerete Poly Bridge, un gioco nato da un'idea semplice e non particolarmente originale, ma che nell'ultimo anno ha saputo intrattenere i creatori di contenuti video e il loro pubblico. Com'è riuscito il titolo a ritagliarsi questo spazio fin dai primi mesi di accesso anticipato su Steam?

L'opera prima dello studio indipendente Dry Cactus, fondato dal solo Patrick Corrieri in Nuova Zelanda, è sostanzialmente un classico puzzle game basato sulla fisica, in cui al giocatore è chiesto di costruire un ponte che possa resistere al passaggio di diversi mezzi di trasporto. Il gameplay si suddivide quindi in una fase di progettazione e nel successivo test del proprio progetto.

A distinguere Poly Bridge dalla miriade di altri simulatori analoghi, contribuendo anche a rendere il titolo un piccolo fenomeno su Internet, ci pensa la creatività necessaria per portare a termine molti dei livelli che offre l'esperienza. Da questo punto di vista possiamo tranquillamente dire che il gioco di Patrick Corrieri è a tutti gli effetti un sandbox.

Spesso in Poly Bridge non è necessario costruire un ponte ordinario per superare i livelli.

Lo sviluppatore neozelandese è stato infatti capace di trasformare una formula banale e collaudata in un gioco dal gameplay più profondo, in grado di coinvolgere una comunità creativa di giocatori. Completare con successo un livello di Poly Bridge, in particolare nei livelli avanzati della campagna, necessita infatti di una buona dose di fantasia e non solo della classica spremitura di meningi.

L'obiettivo è far arrivare i veicoli dal punto A al punto B, talvolta passando da un punto intermedio o facendoli proseguire verso un ulteriore punto C. La curiosità sta nel fatto che il ponte da noi costruito deve solo essere un mezzo per raggiungere il traguardo, lasciandoci piena libertà sulla stravaganza della nostra creazione e obbligandoci a pensare fuori dagli schemi.

Oltre alla funesta forza di gravità, bisogna comunque sempre tener conto delle diverse difficoltà che contraddistinguono gli oltre cento livelli della campagna. Da questo punto di vista si rivelano fondamentali i pistoni, necessari per modificare la struttura dei ponti e consentire, tra le altre cose, anche il passaggio sui fiumi di navi e aeroplani. Tutto questo senza contare gli ostacoli più grossi, ovvero le risorse contate e i limiti di budget.

La fase progettuale consente di gestire molti aspetti della nostra struttura, compreso l'ordine di attivazione dei pistoni.

Grazie all'implementazione di un ottimo sistema social, che consente di condividere anche le gif delle nostre simpatiche peripezie ingegneristiche, Poly Bridge è riuscito a crearsi il suo piccolo spazio su Internet. Sul sito ufficiale del gioco potete trovare la galleria degli utenti con centinaia di opere edili, dalle più bizzarre alle più spettacolari, passando per clamorosi e divertenti fallimenti.

Il senso di comunità è ulteriormente accentuato dal perfetto supporto allo Steam Workshop, che consente in pochi click di condividere i livelli creati da noi o giocare quelli degli altri utenti. Oltre alla campagna è infatti presente un semplicissimo ma profondo editor, che permette di dar sfogo al proprio sadismo, creando livelli al limite dell'impossibile. Se ciò non bastasse, collegando il proprio account Twitch è possibile streammare i propri gameplay direttamente dal gioco.

Dal punto di vista stilistico, come potete vedere dalle immagini a corredo della recensione, Poly Bridge è minimalista. Con i suoi modelli low poly e privi di texture, l'opera è gradevole da guardare e funzionale all'essenzialità che contraddistingue il genere di gioco. La fisica, come ci si aspetterebbe da un titolo di questo tipo, è simulata con precisione e è il fiore all'occhiello del gioco, rendendo piacevoli da vedere su schermo tanto le vittorie quanto le cocenti e numerose sconfitte.

Se le parole chiave sono creatività e comunità non poteva di certo mancare un editor di livelli.

Come prevedibile, le meccaniche di gioco si basano infatti su una classica meccanica trial and error. In particolare nei livelli più avanzati si è costretti a provare e riprovare decine di volte prima di veder funzionare a dovere la propria creazione. Questa sensazione aumenta ancora di più in virtù del fatto che spesso le soluzioni più fantasiose sono le uniche vincenti e di conseguenza capita sovente di dover ricominciare tutto da zero, ripensando completamente alla propria idea iniziale.

Nota positiva del gioco è sicuramente la colonna sonora, composta dal musicista Adrian Talens, già attivo in ambito videoludico. I brani folk che accompagnano le sessioni di gioco sono piacevoli d'ascoltare e il fingerstyle con cui è suonata la chitarra classica ricorda la tipica musica americana da road trip. Le diciotto tracce sono sparse nei diversi livelli e durante una singola sessione di gioco quelle presenti risulteranno a tratti ripetitive.

Un vero peccato, anche perché la ripetitività accentua la sensazione di trovarsi di fronte ad un titolo che sarebbe stato più piacevole giocare su dispositivi mobile, grazie ad un gameplay che si addice a sessioni da una toccata e fuga. Il dubbio più grande riguarda infatti ciò che potrebbe spingere un giocatore PC ad acquistare Poly Bridge a €11,99 e ad avviarlo per passare qualche ora di fronte al monitor. La risposta a questa domanda torna ad essere una: spassarsela tirando fuori il massimo dalla propria creatività.

Guarda su YouTube

Poly Bridge va giocato sostanzialmente seguendo la filosofia dei sandbox, ovvero cercando di spremere la fantasia per estrarre tutto il divertimento possibile. Se invece siete alla ricerca di un vero e proprio puzzle game, l'opera di Dry Cactus potrebbe non fare al caso vostro e a nulla servirebbero le statistiche di fine livello che comparano i vostri risultati con quelli degli altri giocatori. Il titolo può tranquillamente far passare qualche ora di svago, pur soffrendo però di una ripetitività di fondo che non tutti riuscirebbero a mandare giù.

7 / 10
Avatar di Pier Giorgio Liprino
Pier Giorgio Liprino: Per far felice Pier Giorgio basta parlargli di politica, scienza e videogiochi. A questi ultimi s'è avvicinato da bambino giocando ad Age of Empires 2 e da allora è rimasto un appassionato PC gamer, con uno sguardo attento alle console.

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