Predator: Hunting Grounds - recensione
Il ritorno del Cacciatore Yautja su PS4 e PC non è andato come ci aspettavamo...
Il cinema degli anni '70 e '80 è stato una fucina di vere e proprie icone dell'immaginario fantascientifico. A quel periodo, infatti, dobbiamo alcuni intramontabili classici come Blade Runner, Robocop, Tron o Terminator ma anche una nuova giovinezza del genere horror che ha partorito personaggi emblematici ricordati ancora oggi con immutato affetto.
A quest'ultima categoria appartengono, ad esempio, lo Xenomorfo protagonista dell'Alien di Ridley Scott e la sua naturale antitesi, il cacciatore Yautja, il Predator di John McTiernan. L'industria dei videogiochi, ovviamente, non poteva rimanere indifferente davanti all'innegabile fascino di queste figure e si è presto gettato a capofitto nella produzione di molteplici titoli dedicati ai due alieni arrivando perfino a proporre uno scontro tra due nell'omonimo crossover Alien vs. Predator.
Oltre 30 anni dopo l'uscita al cinema dei primi capitoli delle rispettive serie, questi due personaggi godono ancora di un'ottima fama grazie ad alcuni reboot cinematografici (invero riusciti solo in parte) ma anche al mondo videoludico che periodicamente decide di tributare loro una nuova uscita. È stato il caso dell'eccellente Alien: Isolation di The Creative Assembly e SEGA o del più recente Predator: Hunting Grounds di Illfonic, il titolo che tratteremo in questa recensione.
Nonostante il curriculum dello sviluppatore abbia all'attivo un insuccesso abbastanza cocente come l'infausto Friday the 13th - The Game, notoriamente piagato da una serie di problematiche che non gli hanno consentito di raggiungere il cuore del grande pubblico, Sony ha deciso di produrre il loro nuovo progetto, basato su un'altra proprietà intellettuale importante come quella legata al cacciatore Yautja. Saranno riusciti a riscattarsi e a confezionare un prodotto di buona qualità? Scopriamolo insieme.
Proprio come nel caso del progetto dedicato al malvagio Jason Voorhees, Predator: Hunting Grounds è un gioco multiplayer asimmetrico che mette un giocatore nei panni del letale alieno cacciatore mentre altri quattro ricopriranno il ruolo di mercenari mandati nella giungla a compiere missioni dall'alto tasso di rischio. I componenti del Fireteam, dunque, dovranno addentrarsi nella folta vegetazione del territorio guatemalteco per affrontare compiti divisi in più obiettivi mentre il predatore si nasconde nelle ombre in attesa di sferrare il suo micidiale attacco.
Quando vestirete i panni di uno dei mercenari, il gioco diventerà il più classico degli shooter in prima persona in cui la coordinazione tra i compagni e la velocità di esecuzione diventeranno le chiavi per la buona riuscita della missione. Come dicevamo, ciascuna delle mappe proposte dal team di sviluppo prevede diversi step da portare a termine prima di recarsi al punto di estrazione e completare il raid.
Questi ultimi spaziano dall'eliminazione di boss del cartello del narcotraffico al recupero di informazioni di intelligence passando per la distruzione di basi nemiche e quant'altro. A metterci i bastoni tra le ruote ci pensano gli avversari guidati dalla CPU che, purtroppo, rappresentano forse il punto più debole dell'intera produzione.
I soldati nemici, infatti, sono piagati da una IA che definire deficitaria sarebbe un eufemismo: ci è capitato di vederli totalmente inermi durante le fasi più concitate delle sparatorie; di assistere alla loro fuga disperata contro un muro; di vederli rimanere immobili nonostante ci avvicinassimo minacciosi a loro.
Insomma, la routine comportamentale dei miliziani è un totale disastro e non offre mai la sensazione al giocatore di dover lottare con tutte le proprie forze per avere la meglio negli scontri a fuoco. A questo si aggiunge una gestione dell'armamentario che avrebbe necessitato di maggiore cura: tutte le (poche) armi a disposizione dei giocatori sono piuttosto simili tra loro, non sono caratterizzate a sufficienza e non restituiscono la giusta sensazione che dovrebbe scaturire dalla pressione del grilletto.
In definitiva, se questo fosse un normale FPS, staremmo parlando di un prodotto gravemente insufficiente su tutta la linea. Fortunatamente, però, l'incognita costituita dalla presenza del cacciatore Yautja non solo cambia le carte in tavola ma può anche rovesciare il tavolo da gioco.
Il giocatore che assumerà il ruolo del Predator, infatti, avrà come obiettivo principale quello di eliminare i mercenari controllati dai giocatori e raccoglierne il teschio come trofeo di caccia. Per farlo potrà muoversi agilmente tra gli alberi utilizzando una serie di tecniche di movimento particolari e avvalersi di strumenti tecnologici avveniristici per imbastire una complessa strategia d'attacco che potrebbe portare rapidamente alla sconfitta dell'intero Fireteam.
Il predatore può contare sul celebre sistema di occultamento attivo che gli permette di mimetizzarsi perfettamente con la vegetazione circostante, sulla visione termica utile per scorgere i nemici tra gli alberi, sugli affilati artigli per il combattimento corpo a corpo e sul famigerato cannone al plasma da spalla capace di infliggere ingenti danni dalla distanza. Oltre a questo ci sono anche tante altre armi come la lancia retrattile, la Net-Gun e la Spada degli Anziani che possono essere sbloccate tramite un apposito sistema di progressione basato sull'acquisizione di punti esperienza.
Sia che scegliate di giocare come membri del Fireteam che come Predator, il completamento delle missioni, la raccolta degli oggetti collezionabili sul campo di battaglia e le vostre prestazioni in-game vi ricompenseranno con un determinato quantitativo di punti esperienza utili per sbloccare nuove armi e accessori. In aggiunta a questo vi verrà fornita della valuta virtuale per acquistare lootbox piene di oggetti cosmetici per personalizzare esteticamente il vostro alter-ego alieno o umano.
Se c'è da sottolineare un merito della produzione di Illfonic è proprio quello di essere riusciti a bilanciare correttamente l'esperienza generale. I soldati non sono mai troppo inferiori rispetto all'aggressivo Yautja che dovrà sfruttare attentamente tutte le occasioni per isolare i componenti del Fireteam ed eliminarli singolarmente.
Se i giocatori umani, dal canto loro, riescono ad individuare il Predator e coglierlo di sorpresa, possono velocemente circondarlo e scatenare la propria potenza di fuoco su di lui per eliminarlo e completare anticipatamente la missione. La presenza insidiosa e costante del Cacciatore alieno, quindi, riesce a conferire una certa personalità al prodotto e ad aggiungere una buona dose di pepe a scontri a fuoco che, contrariamente, apparirebbero parecchio piatti e banali.
Percepire l'avvicinamento del predatore grazie al movimento delle piante, al rumore prodotto dai suoi strumenti o al raggio laser del suo cannone al plasma è un'esperienza che potrà regalarvi qualche momento di pura adrenalina, soprattutto se giocate in compagnia dei vostri amici collegati in chat vocale, ve lo possiamo garantire.
La struttura di progressione, però, mostra il fianco ad un altro dei problemi maggiori di Predator: Hunting Grounds: le lacune del matchmaking. Oltre alle code spesso interminabili per entrare in gioco, capita molto spesso di essere inseriti in partite con giocatori di livello molto più alto (o più basso) del nostro, cosa che sbilancia in maniera notevole l'andamento dei match. Immaginate di essere dei novizi del gioco con le armi base e senza alcun tipo di potenziamento attivo ed essere braccati da un Predator dotato dei migliori strumenti da guerra che la tecnologia Yautja possa offrire. Non è granché come prospettiva, vero?
Come se non bastasse, la nuova opera di Illfonic è piagata anche da una realizzazione tecnica tutt'altro che eccelsa. Se da una parte abbiamo una direzione artistica che ricalca fedelmente le atmosfere dell'indimenticabile film con Arnold Schwarzenegger, dall'altra troviamo un utilizzo affrettato e non ottimale dell'Unreal Engine che si traduce in un impatto visivo di infima qualità.
Il frame-rate è quanto di più instabile si sia visto in tempi recenti su PS4, le texture sono tutte piuttosto simili tra loro e non garantiscono un'adeguata caratterizzazione dei vari ambienti e il comparto animazioni sembra uscito da un gioco della scorsa generazione. Si salva la modellazione poligonale del Cacciatore e dei membri del Fireteam che sembra aver goduto di maggiore attenzione da parte del team di sviluppo. Buona anche la colonna sonora composta da brani provenienti direttamente dalla pellicola del 1987 e da una campionatura sonora di discreta fattura.
In conclusione, Predator: Hunting Grounds è un altro passo falso da parte di Illfonic che non sembra essere in grado di sfruttare appieno la grande potenza delle proprietà intellettuali a sua disposizione. Dopo il disastroso Friday the 13th, questo nuovo titolo dedicato al cacciatore Yautja appare sicuramente un balzo in avanti ma ancora ben lontano dalla qualità che ci si aspetterebbe da un titolo per console di attuale generazione, soprattutto visto il prezzo a cui viene venduto.
Una gestione blanda degli scontri a fuoco, il matchmaking deficitario e una pessima realizzazione tecnica non ci consentono di promuovere il gioco, sebbene sia doveroso evidenziare alcune buone idee alla base della sua progettazione.
A differenza dello Xenomorfo di Alien, quindi, Predator non riesce ancora a ricevere un gioco degno del suo nome e agli appassionati non resta che attendere che qualche sviluppatore di buona volontà si cimenti nella realizzazione di un prodotto di tutt'altra caratura. Un vero peccato.