Medal of Honor: Warfighter - prova
Direttamente dalla Svezia, le ultime impressioni sullo shooter di EA.
Stoccolma - Sviluppare il miglior sparatutto in prima persona della stagione sembra essere, per molti publisher occidentali e non, uno degli indicatori per capire se un'annata è positiva o fallimentare. Le vendite e l'appeal di questo genere di produzioni sembrano giustificare tali sforzi, ma oltre al vendutissimo Call of Duty, gli altri colossi dell'intrattenimento videoludico sembrano un po' faticare per far quadrare i conti tra costi di sviluppo, aspettative e vendite.
Chi sta provando con più insistenza a ribaltare la situazione è Electronic Arts, che oramai da un paio di anni ha organizzato DICE e Danger Close in modo che si alternino nello sviluppo dello "shooter natalizio" così da garantire loro il tempo necessario per sviluppare un nuovo capitolo, un po' come fanno Infinity Ward e Treyarch.
Dopo il debutto con chiaroscuri del 2010, quest'anno è nuovamente il turno di Medal of Honor, che torna con un nuovo capitolo, Warfighter, con il quale Danger Close prova ad affermarsi come valida spalla di DICE nella guerra a COD. Medal of Honor: Warfighter è, infatti, il primo gioco che lo sviluppatore californiano ha potuto sviluppare per intero internamente, elemento che dovrebbe garantire una maggiore coesione tra le componenti online e offline, oltre che un taglio più personale a tutto il gameplay, che si distacchi dai giochi Activision, ma anche dallo stesso Battlefield.
Siamo dunque volatili in Svezia per provare un nuovo capitolo della campagna in singolo giocatore, oltre che per incontrare Elisabetta Silli, l'italianissima senior level designer di Danger Close.
Una delle caratteristiche di Medal of Honor: Warfighterè sicuramente il tentativo, se riuscito o no, lo lasciamo decidere a voi, di raccontare un conflitto non dal punto di vista di un superuomo, solitamente statunitense, capace di ribaltare le sorti di un fittizio conflitto fanta- politico solo grazie al suo fucile e ad almeno dieci esplosioni spettacolari dalle quali esce vivo per un soffio, ma storie di ragazzi qualsiasi che si trovano costretti a combattere lontani da casa per motivi spesso sconosciuti.
Dopo aver preso scoppole in Afghanistan, questa volta dovrete visitare altri teatri di guerra recenti, come la Bosnia e la Somalia. Interpreterete nuovamente la crème delle forze di armate di tutto il mondo impegnati in missioni dall'alto tasso di pericolosità. Il taglio dato alla produzione cerca, in qualche modo, di essere più realistico rispetto a quello della concorrenza, non tanto sotto il profilo simulativo, non è un ArmA in altre parole, ma da quello delle emozioni, del linguaggio tra i soldati e delle tattiche.
La struttura dei livelli è, infatti, quella piuttosto lineare e scriptata di questo genere di produzioni, ma l'approccio è meno trionfalistico, si avanza acquattati dietro i ripari e si utilizzano le tecnologie a propria disposizione per cercare di minimizzare i rischi degli scontri.
In questo modo nel livello chiamato Shore Leave, ambientato in Somalia, nel giro di pochi minuti ordinerete un bombardamento aereo, salirete sul retro di un pick-up per utilizzare le classiche postazioni fisse e v'infiltrerete tra le linee nemiche guidando a distanza un drone pesantemente armato. In questo modo il ritmo impresso al gioco è vario e frenetico e sarà interessante scoprire come gli sviluppatori hanno intenzione di mantenere alta la tensione per tutta la campagna.
Tra le sequenze più chiacchierate c'è quella chiamata Hot Pursuit che, come il titolo lascia intuire, è stata realizzata in collaborazione con Criterion, gli sviluppatori dell'omonimo capitolo di Need for Speed. Questa cooperazione darà vita a una sequenza d'inseguimento adrenalinica a bordo di macchine lanciate a tutta velocità. Avremmo dovuto provare anche questa sequenza, sfortunatamente per motivi tecnici non è stato possibile.
"In Shore Leave il vostro obiettivo sarà invece quello di penetrare all'interno di una cittadina Somala in mano a terroristi"
In Shore Leave il vostro obiettivo sarà invece quello di penetrare all'interno di una cittadina Somala in mano a terroristi. Costantemente accompagnati dalla vostra squadra, dovrete farvi largo tra macerie e nemici fino al raggiungimento di una posizione sopraelevata dalla quale dominare l'area. Il level design incanala il giocatore tra uno scontro e l'altro, ma sembra sufficientemente curato per "mascherare" questa linearità, grazie ad uno sviluppo verticale delle strutture piuttosto accentuato che costringe a tenere sotto controllo diversi obiettivi contemporaneamente.
Le zone interne sono inframmezzate da porte dietro le quale organizzare un'irruzione. In base a determinati parametri saranno sbloccate nuove animazioni per rendere più varia questa fase. Quella di base è il 'classico' calcio alla porta, flashbag e infine strage al ralenti, ma con quattro headshot era già possibile provare la variante nella quale si usava un'accetta per abbattere la soglia.
Una volta raggiunta la sommità di un palazzo è partita una sequenza di sniping, del tutto simile a quelle ammirate nel precedente Medal of Honor. Un commilitone indicherà la posizione degli obiettivi da abbattere e dovrete essere sufficientemente veloci a individuarli e farli fuori, calcolando accuratamente la mira in modo da rispettare la discreta balistica integrata nel gioco.
Nella nostra prova gli indicatori a schermo hanno semplificato quest'operazione, rendendo chiara la distanza dal bersaglio e il suo nascondiglio, ma contiamo che ai livelli più elevati questi suggerimenti scompariranno del tutto.
Terminata questa la sequenza, sono partiti i filmati di raccordo tra un combattimento e l'altro e abbiamo cominciato a farci un'idea dell'intreccio dietro le nostre azioni, che dovrebbe mescolare avvenimenti realmente accaduti con qualche suggestione fanta-politica, tanto per dare un po' di pepe alla storia. Ancora non si è potuto intuire la lunghezza di questa modalità, vero e proprio tallone d'Achille del genere, speriamo solo sorpassi il pomeriggio di gioco intenso.
"Medal of Honor: Warfighter su PC alterna elementi di sicuro impatto con altri non all'altezza di alcuni scorci di Battlefield 3"
La versione messa a nostra disposizione era quella per Personal Computer. Medal of Honor: Warfighter, su questa piattaforma, alterna elementi di sicuro impatto come le animazioni dei soldati e i loro volti, con altri sicuramente gradevoli, ma non all'altezza di alcuni scorci di Battlefield 3, per fare un esempio.
Alcune texture erano, infatti, in bassa risoluzione e l'aspetto generale era un po' meno definito e pulito del gioco DICE. L'uso di una palette di colori scuri e caldi contribuisce a rendere l'aspetto generale più reale, ma la sensazione è che gli ingegneri di Danger Close stiano ancora lavorando alacremente sulla rifinitura del comparto tecnico e sulla sua ottimizzazione, per via di qualche glitch e imperfezione ancora evidenti.
Medal of Honor: Warfighter prova a dare la propria interpretazione di un genere che ormai ha consolidato un proprio linguaggio e una propria struttura. All'interno di livelli piuttosto lineari, inframmezzati da sequenze dall'impatto scenografico piuttosto scriptate, troveremo un'interpretazione dei conflitti meno fracassona e più seria, nella quale i più preparati soldati del mondo rischiano la vita in missioni praticamente impossibili.
Il connubio tra queste forze speciali e l'elevatissima tecnologia che hanno a disposizione dovrebbe dar vita a una serie di missioni d'infiltrazione piuttosto tese, con un continuo alternarsi tra combattimenti e lo sfruttamento di qualsiasi mezzo a disposizione delle unità.
La lunghezza della storia e la sua capacità nel non scadere nei soliti cliché narrativi utilizzati da questo tipo di videogiochi dovrebbero essere le discriminanti per il successo di questa modalità.
Medal of Honor: Warfighter arriva il 26 ottobre su Pc, Xbox 360 e PS3.