Prince of Persia: le Sabbie Dimenticate
Il Principe fa un passo indietro.
I poteri in questione permettono di controllare gli elementi per sfruttarli a proprio vantaggio sia in combattimento (anche se mai in modo veramente spettacolare) e, soprattutto, durante le fasi esplorative.
Il primo potere, per esempio, permette di solidificare l'acqua, trasformando provvidenziali getti liquidi in utilissimi appigli da sfruttare durante le impervie arrampicate. I getti verticali si trasformano in pilastri da scalare, mentre quelli orizzontali diventano aste su cui volteggiare a piacimento.
Ovviamente la metamorfosi dura solo un periodo di tempo limitato (che può essere prolungato attraverso un semplice sistema di potenziamenti basato sull'esperienza acquisita sconfiggendo i nemici), quindi è necessario dosare attentamente l'uso dell'incantesimo a seconda delle evoluzioni richieste dal livello.
Il level design, anche se poco innovativo, fa il proprio dovere, spingendo il giocatore a guardarsi costantemente attorno alla ricerca di possibili strade da seguire per raggiungere l'uscita. Andando avanti con l'avventura si guadagnano nuovi poteri (come la possibilità di creare piattaforme sfruttando i getti d'aria), che ovviamente rendono sempre più complesse le combinazioni di acrobazie da portare a termine.
Nonostante i poteri rendano l'azione piacevole e divertente, facendo spesso impennare il livello di difficoltà e costringendo a premere combinazioni assurde di tasti con il massimo tempismo, tuttavia, si fa fatica a restare realmente coinvolti da questo gioco.
La sensazione di aver già fatto mille e mille volte le stesse evoluzioni non ci abbandona mai, e nella maggior parte dei casi ci si ritrova a completare anche le stanze più difficili andando semplicemente per inerzia, sfruttando la memoria allenata con ben tre episodi già portati a termine.
Quando si sbaglia un salto o si compie una manovra sbagliata, poi, torna di nuovo la possibilità di riavvolgere il tempo per porre rimedio a qualsiasi imprudenza. Nelle fasi di gioco più avanzate, comunque, la morte rimane una minaccia piuttosto concreta, segno evidente che i programmatori hanno tenuto in considerazione le critiche fatte al Prince of Persia del 2008, generalmente ritenuto troppo permissivo.
Sul fronte dei combattimenti, invece, sono state apportate delle modifiche piuttosto profonde, che hanno preferito l'azione frenetica a quella più ragionata. Nella maggior parte delle situazioni, infatti, ci si trova ad affrontare gruppi numerosi di avversari, che possono facilmente essere abbattuti premendo costantemente il tasto di attacco o, al massimo, caricando i colpi per impartirgli maggiore potenza o sfruttando i calci per aprire anche la più serrata delle guardie.
L'intensità non raggiunge mai livelli particolarmente elevati, e il gioco scorre via rapidamente senza lasciare ricordi degni di nota nemmeno una volta portato a termine.
La paura di sbagliare pare quindi aver spinto Ubisoft a fare un passo indietro con una serie che, solo un paio d'anni fa, aveva coraggiosamente cercato di rinnovare. Si è trattata di una decisione dettata dal marketing, ma francamente avremmo preferito che la casa francese continuasse la strada imboccata nel 2008, assicurandosi di aggiustare il tiro tenendo in considerazione le critiche dei giocatori.
Le Sabbie Dimenticate è un buon titolo, ma a causa della sua mancanza di carattere non è certo in grado di emozionare il giocatore tenendolo ore ed ore incollato alla console. Paradossalmente la versione Wii appare molto più viva e affascinante, ma di questo avrete modo di leggere nella recensione di domani.