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Prison Break: The Conspiracy

Il gioco sbagliato al momento sbagliato.

Come prevedibile le fasi stealth rappresentano una delle colonne portanti dell’intera esperienza ma, sebbene ci si augurasse il contrario, la loro realizzazione è ben lontana dalle premesse iniziali.

Oltre a una pesante linearità di fondo, riscontrabile, come detto, anche negli altri frangenti dell’avventura, queste particolari situazioni sono minate dall’impossibilità di agire nel caso in cui si venga scoperti (sì, avete capito bene, game over e caricamento dell’ultimo checkpoint) e da un’IA nemica davvero pessima che porta le guardie a seguire, sempre e comunque, percorsi prestabiliti privi di qualsivoglia variazione che possa accrescere l’intensità dell’azione. Insomma, per evitare un avvilente Game Over, tutto ciò che dovrete fare sarà studiare brevemente la mappa ed i movimenti dei nemici, poiché eventuali imprevisti dipenderanno solamente dalle vostre disattenzioni.

Potevano infine mancare gli ormai usatissimi Quick Time Event? Certamente no! Nel corso dell’avventura vi capiterà infatti di ritrovarvi in situazioni particolarmente intense o complicate in cui l’unico modo per proseguire sarà quello di rispondere, con assoluta precisione, agli input su schermo.

Prendendo parte a dei combattimenti clandestini potrete ottenere del denaro extra con cui acquistare diversi tatuaggi. “Solo dei tatuaggi?” direte voi. Sì, solo dei tatuaggi.

A differenza di altri prodotti, eventuali errori non modificheranno però in alcun modo lo svolgersi dell’azione, costringendovi, al contrario, a ricominciare la sequenza in questione dall’ultimo check-point. Una meccanica tutt’altro che innovativa dunque, riproposta nella sua forma più basilare.

Tecnicamente parlando il titolo propone una realizzazione altalenante che nel complesso, pur non eccellendo sotto alcun punto di vista, si dimostra fondamentalmente valida. Ogni elemento di gioco, tra cui personaggi e ambientazioni, è infatti ricreato fedelmente, ma il tutto è purtroppo accompagnato da mediocri animazioni e, più in generale, da texture di scarsa qualità che minano l’intensità dell’atmosfera,. Lo stesso dicesi per il comparto audio, che pur spiccando per la colonna sonora ufficiale della serie, si perde in discreti effetti sonori e in un doppiaggio a tratti davvero pessimo.

Prison Break: The Conspiracy è dunque un titolo mediocre, minato da innumerevoli difetti che, nonostante un’atmosfera tutto sommato fedele alla controparte televisiva, rendono l’esperienza ludica ben lontana dagli standard a cui il pubblico è attualmente abituato.

L'oscurità sarà la vostra migliore alleata... non trascuratela!

Alla luce di un gameplay mediocre, una longevità a dir poco ridotta (8-9 ore di gioco ma solo nel caso in cui siate molto lenti) e una monotonia di fondo davvero difficile da ignorare, le vicende di Paxton non riusciranno a coinvolgervi né tantomeno a divertirvi, e questo indipendentemente dal fatto che siate fan della serie.

A rendere le cose ancora peggiori di quanto già non siano, vi è poi la tempistica con cui il prodotto è stato lanciato sul mercato. Considerando che tra pochi giorni tutti gli amanti dell’azione stealth potranno mettere le mani sull’attesissimo Splinter Cell: Conviction, le possibilità che Prison Break riesca a ritagliarsi un suo spazio sul mercato e nella mente dei videogiocatori sono, purtroppo, molto basse. Insomma, un vero peccato. Alla luce dell’incredibile popolarità della serie televisiva e dei suoi numerosi punti di forza, gli sviluppatori avrebbero senz’altro potuto fare qualcosa in più.

4 / 10
Avatar di Davide Persiani
Davide Persiani: Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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Prison Break

PS3, Xbox 360, PC

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