Prisoners of the Ghostland Recensione: Nicolas Cage è ormai ri-lanciatissimo
Quando il trash d'autore può diventare culto!
Cosa possiamo mai aspettarci da un film definito già nel trailer "a total gonzo cinematic experience"?
Prisoners of Ghostland arriverà sugli schermi (forse) dopo essere stato programmato al Tohorror Fantastic Fest di Torino, ed è un fantasioso horror post-apocalittico dove combatteremo fianco a fianco con un inossidabile Nicolas Cage (del quale vorremmo vedere la faccia mentre legge i copioni che gli vengono inviati), chiuso in una tuta di pelle nera con piccole, sadiche cariche esplosive su gola, gomiti e testicoli.
Siamo in Giappone, Hero (Cage) è un killer che rapina banche senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Peggio di lui è il suo partner, Psycho, che è Nick Cassavetes, figlio della gran coppia intellettuale John Cassavetes e Gena Rowlands, regista a sua volta, anche lui qui lietamente in vacanza da impegni intellettuali.
Hero si ritrova catturato e imprigionato a Samurai Town, una specie di microcosmo patriarcale, in realtà un bordello perenne ricreato da un folle Governatore protetto da un'armata di cattivissimi seguaci, parte samurai, parte cowboy, e uno stuolo di cinguettanti gheishe a fare da coro.
Hero viene incaricato di recuperare Bernice (Boutella), che sarebbe l'adorata nipote adottiva del Governatore, finita in mano agli abitanti di Ghostland, landa desolata e mortifera, nuclearizzata dopo un incidente fra un camion di scorie tossiche e un bus della prigione, ora popolata da gente andata assai fuori di testa (quello nucleare è un tasto particolarmente dolente per il Giappone).
In questo universo, un mondo western/samurai, Hero è costretto a entrare, pur assai riluttante e pure assai insensibile. All'inizio il suo approccio con l'originale comunità, votata a un culto fantasioso, è improntato alla totale insensibilità e disprezzo, perché si trova circondato da soggetti così bizzarri caratterialmente e per look da far sembrare quella di Mad Max un'innocua brigata di allegri pensionati.
Intanto a impensierirlo non poco sono i piccoli congegni esplosivi che infatti gli procureranno dolorosissimi incidenti, fatti detonare per castigo con un comando da remoto. Tutti godranno di un'epifania, nel senso che si sveleranno gli eventi che hanno portato i personaggi dove devono essere, per arrivare alla soluzione di situazioni insostenibili. Tutto è collegato, il presente ha le sue radici nel passato e tutti, eroi o no, devono affrontarne le conseguenze.
A dirigere è il giapponese Sion Sono, poliedrico personaggio, anche scrittore e poeta oltre che regista e sceneggiatore, personaggio di culto. Il suo più grande successo è stato Suicide Club, seguito da altri film sempre molto apprezzati in Occidente, certo storie mai convenzionali. Sul problema nucleare ha realizzato nel 2015 The Whispering Star, sci-fi non tradizionale. Qui la storia è scritta dall'americano Aaron Hendry, attore al suo esordio nella scrittura, e dal collega Reza Sixo Safai (The Loner, Sabotage), di origine iraniana. Un discreto melting pot.
Sofia Boutella fa la giapponese con la frangetta anche se è algerina. In effetti quanto a recitazione non è troppo dotata ma compensa col fisico, poche battute ma conta la presenza insomma, anche se qui ha poche occasioni per combattere. Il sadico e perfido Governatore è interpretato da Bill Moseley, lunga carriera in ambito horror.
Il punto forte del film però è quello estetico, nella raffigurazione di una Ghostland realizzata con poco CG e molta libertà creativa, via libera alla fantasia di regista, sceneggiatore, costumista e scenografo, a ricreare un mondo in parte derivativo di tanti altri universi post-catastrofe o semplicemente horror, sebbene alcune invenzioni visive siano davvero suggestive, inquietanti, come le donne "murate" vive dentro parti di manichini.
Nicolas Cage, qui in versione macho dalla chioma corvina, ha sempre la sua presenza scenica ed è credibile in un ruolo che volutamente scivola nel grottesco. Come protagonista è diventato la scelta ormai obbligata per registi che vogliano realizzare storie sopra le righe, in genere horror in cui si alza l'asticella dell'assurdo, che non vengono quasi mai distribuiti in sala, almeno in Italia. Eppure come attore non ha perso la capacità di dimostrare il suo valore, come racconteremo prossimamente parlando di un suo altro film in uscita.