Pro Evolution Soccer 2011
A viso aperto…
I cambiamenti sono facili da promettere ma molto più difficili da portare a termine. In genere, appena una moglie furiosa minaccia di andarsene di casa, il marito la supplica di rimanere, promettendo che tutto sarà diverso. Ma per quale motivo lei dovrebbe credergli?
Lo stesso accade con PES. La longeva serie di calcio Konami si è trasformata, per molti fan, in un affare di cuore di incredibile intensità, ma il fatto che si sia lasciata andare ha messo a dura prova la pazienza e la passione anche degli appassionati più devoti. Mentre nutriti gruppi di giocatori si voltano dall'altra parte gettandosi fra le braccia dell'acerrimo rivale, PES promette di cambiare. E dunque, perché dovremmo credergli?
La forza del cambiamento non ci era chiara, mentre entravamo nel quartier generale Konami sito nella città di Tokyo, dove si trovano la Kojima Production e il team di Dance Dance Revolution. Questa è stata la prima volta in cui Konami ha invitato giornalisti occidentali nel cuore della propria base operativa, per mostrare come vengono realizzati i giochi.
In genere passa appena una settimana senza che uno studio europeo o americano metta in piazza la propria mente, il proprio corpo e la propria anima per la gioia della stampa, ma in Giappone questo livello di accesso è un vero onore. Probabilmente ci saranno voluti anni di lotte intestine per arrivare a questo punto, e il compito di inaugurare questa nuova era è toccata al team di PES.
Questo, quindi, è un passo importante per Konami, e uno altrettanto grande per Shingo “Seabass” Takatsuka, producer di PES. Rappresenta una parte cruciale dell'evoluzione della serie, mentre l'altra è la franchezza con cui Shingo parla di ciò che è andato storto.
“Siamo sempre chiamati a fare un cambiamento”, afferma parlando attraverso un interprete. “Il fatto di far sì che il gioco avesse il feeling di PES si è trasformato in una scusa per non apportare grandi modifiche. Questa volta il nostro grido di battaglia è 'infrangere l'essenza di PES'. Vogliamo fare cambiamenti sensibili e procedere verso lo stadio successivo”. Per evitare fraintendimenti, poi, ha aggiunto: “Ci è stato domandato se perderemo il feeling di PES. Vi assicuro che quelle sensazioni non andranno mai perdute”.
Sorprendentemente, Seabass fa coincidere l'inizio dei problemi di PES con l'avvento delle nuove console. “Come leader del team volevo davvero creare PES 2011 all'inizio dell'attuale generazione di console”, rivela. “Il passaggio dalla PS2 alla PS3, tuttavia, è stato davvero difficile per noi; probabilmente non eravamo pronti. Guardandoci indietro, è chiaro che il nostro spirito di squadra avesse bisogno di qualche cambiamento anche allora”.
E aggiunge: “Correvamo in tante direzioni differenti. Credo che oggi ci sia decisamente più chiaro quale direzione percorrere. Non esitiamo ad ammettere di aver commesso i nostri errori in passato ma vogliamo usarli per restituire il doppio, o anche il triplo delle aspettative che gli utenti ripongono in noi. Sono convinto che con PES 2011 potremo farlo”.
Per Seabass, “cambiamento” e “libertà” sono le parole chiave di PES 2011. Si è presentato alla dimostrazione con un'aria allegra, tutta sorrisi e strette di mano, introducendoci il capitolo di quest'anno. “Il gioco non è finito ma vi chiedo di provarlo e di darci le vostre impressioni”.
Di sicuro è la prima volta che il gioco viene mostrato a uno stadio di sviluppo tanto arretrato. Si tratta di una scelta coraggiosa, un'altra pagina dell'Agenda del Cambiamento che prevede di raccogliere commenti e critiche in un momento in cui è ancora possibile intervenire per aggiustare il tiro.