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Q.U.B.E. - review

Solo un altro emulo di Portal? Non proprio...

Ancora una volta i giochi indie si pongono come uno dei pochi spunti di interesse in un mercato che sta conoscendo il tradizionale periodo di calma piatta dopo le festività natalizie: tutti i più importanti attori dell'industry hanno sparato le loro cartucce migliori e per le produzioni di un certo livello occorrerà attendere il mese di febbraio.

Da qualche giorno su Steam è quindi disponibile il puzzle game Q.U.B.E., interessante acronimo di "Quick Understanding of Block Extrusion", che sotto alcuni aspetti ripropone la struttura di gioco di Portal 2 cambiando la meccanica dei puzzle ma senza alterare il concetto di base. Il quale, lo ricordiamo, consiste nell' immergere il giocatore in una serie di livelli tridimensionali composti da varie stanze, ognuna con un enigma da risolvere, che ci permetterà di arrivare a quella successiva.

Trattandosi di un titolo indipendente non ci si possono aspettare chissà quali fronzoli e infatti, a parte le mani guantate del protagonista, tutti i livelli sono una collezione di muri piastrellati di bianco, la cui monotonia è spezzata da passerelle colorate che possono essere attivate o disattivate per accedere a zone inaccessibili del livello.

I primi tre minuti di Q.U.B.E. fanno da tutorial per i concetti di base del gioco.

"Q.U.B.E. ripropone la struttura di gioco di Portal 2 cambiando la meccanica dei puzzle"

Non solo: spesso è necessario pilotare altri oggetti come sfere o cubi per risolvere puzzle che prevedono l'uso d'interruttori, parti mobili dello scenario e campi magnetici. Apprendere i concetti di fondo è piuttosto semplice tanto è vero che, come potete vedere dai primi tre minuti di gameplay che trovate sintetizzati qui sopra, non occorre fare pratica con il sistema di controllo o imparare le meccaniche di gioco.

Con una mano si attivano gli elementi dello scenario e viceversa. Nella sua forma più semplice Q.U.B.E. è quindi un platform game in cui occorre interpretare lo scenario per arrivare alla meta: man mano che si procede, entrano in gioco enigmi più complessi come il posizionamento di elementi specifici quali cubi o sfere in punti precisi e rotazioni dello scenario per aprirsi una via di fuga.

Le limitazioni poste sono semplici: il giocatore deve sempre attivare/disattivare gli elementi dello scenario per raggiungere la meta, ma non può raccogliere gli oggetti o influenzarne personalmente il moto (le sfere). Occorre quindi abituarsi a usare le mani per attivare e poi disattivare gli oggetti. La semplicità delle prime stanze permette di arrivare alla soluzione semplicemente ragionando: procedendo verso la fine del gioco, gli enigmi con oggetti mobili spesso presuppongono anche una mano lesta per mettere in moto al momento giusto una serie di meccanismi sequenziali che possano portarci alla soluzione.

Il concetto è semplicissimo ma affascinante, soprattutto se pensiamo alla bravura degli sviluppatori nel proporre serie di enigmi ispirati tutti allo stesso concept, per poi cambiare completamente chiave di lettura e spiazzarci con altre stanze dal tema completamente diverso. Verso la fine del gioco, tutte queste caratteristiche vengono mescolate e in molti casi la soluzione è durissima da trovare, per la gioia di chi adora le sfide mentali di una certa consistenza. La durata del gioco è peraltro notevole anche se molto dipende dalla velocità con cui un giocatore si adatta al cambio di stile degli enigmi e quindi a come li risolve: la selezione di test chamber che trovate nel filmato seguente sintetizza molto bene la loro varietà.

"Q.U.B.E. è il classico gioco in grado di fare la felicità dei puristi del genere puzzle"

Insomma, in quanto a pura sostanza Q.U.B.E. è il classico gioco in grado di fare la felicità dei puristi del genere puzzle. Tuttavia, la sua natura indipendente lo espone ad una serie di critiche che non dipendono dal gameplay in sé quanto dalla qualità della concorrenza sul fronte dell'aspetto estetico e del puro e semplice contorno. Per quanto minimale sotto il profilo delle texture e della complessità tridimensionale, bisogna dire che il gioco è tecnicamente molto ben programmato e in grado di restituire un'immagine decisamente pulita da fermo e nelle poche animazioni.

Il trailer ufficiale del gioco.

Quello che manca è ovviamente una certa varietà delle ambientazioni: i singoli livelli sono sempre composti da stanze senza alcun genere di arredamento, e solo gli elementi utilizzabili dello scenario e le luci rompono la monotonia di quella che sembra essere la camera di sicurezza di un manicomio che dopo alcune ore di permanenza tende effettivamente a stancare. Certo, la mente è più impegnata a cercare di risolvere gli enigmi che non ad ammirare il paesaggio, ma rimane il fatto che lo stile minimale di Q.U.B.E., è effettivamente un po' troppo… minimale per risultare gradevole sulla lunga distanza.

Un ragionamento analogo si può fare per l'assenza di un qualsiasi genere di contesto giustificato da una trama di cui il giocatore possa essere fatto partecipe prima o durante il gioco. In entrambi i casi, ogni riferimento alla magnificenza tecnica e narrativa di Portal 2 è puramente voluto, pur se con la consapevolezza della diversità di mezzi a disposizione dei tre titolari del Team Toxic rispetto alle decine di sviluppatori che Gabe Newell può assumere con un semplice gesto della mano.

In conclusione, Q.U.B.E. è sicuramente un prodotto di nicchia degno di attenzione grazie a un gameplay dalle infinite possibilità: la forma è sicuramente il suo tallone d'Achille ma la sostanza e il prezzo particolarmente popolare cui è proposto su Steam (12 Euro) compensano le lacune di uno dei più originali puzzle game mai realizzati negli ultimi tempi.

8 / 10