Skip to main content

Quel che resta del Wii

La macchina odiata dagli hardcore gamer lascia la scena.

A dimostrazione del fatto che sto invecchiando, non ricordo bene quale fu la mia reazione il giorno in cui il Wii venne annunciato ufficialmente. Sì, rammento che ironizzai sul fatto che Iwata dovette spiegare bene cosa stava a significare il nome scelto per la nuova console, ma il pathos era pari a zero. Mi ero eccitato molto di più quando aveva iniziato a girare per la rete un filmato dedicato ad un avveniristico progetto Revolution, il nome in codice con il quale Wii era stato mostrato all' E³ 2005, che poi si era scoperto essere stato realizzato da un geniale programmatore spagnolo (se non ricordo male).

Ecco, l'idea di dovermi "muovere per giocare" mi irritò subito parecchio, perché sono uno vecchio stile e non ho abbracciato la causa del motion control, né con il Wiimote, né con gli epigoni Move e Kinect. Per me videogiocare significa avere un pad in mano, un divano comodo sotto il sedere e una televisione bella grande di fronte ai miei occhi. Punto.

Una cosa che mi aveva colpito era la mancanza di titoli di grande spessore al lancio ed il fatto che The Legend of Zelda: Twilight Princess fosse uscito in doppia versione. Ho sempre considerato il GameCube una macchina eccezionale, assolutamente sottostimata quanto a potenzialità ludiche e softeca disponibile, tant'è che quello per me fu il "gioco della staffa" per l'amato e sfortunato cubetto.

"L'idea di dovermi muovere per giocare mi irritò parecchio, perché sono uno vecchio stile"

Il miglior gioco della current-gen? Perché no?

Preso com'ero dal 360 mi disinteressai del Wii, almeno fino a quando questo non cominciò a diventare onnipresente non solo sulle pagine delle riviste specializzate, ma anche di quelle che solitamente non trattavano mai i videogiochi (con conseguenze tragiche quanto alla qualità degli articoli, che venivano vergati da gente che i videogiochi non li aveva mai provati...).

Ora che è uscito il Wii U e che il Wii, dichiaratamente abbandonato dalla stessa Nintendo, è prossimo a passare quota 100 milioni di unità vendute, diventando la sua console casalinga più venduta di sempre (il Famcom ne aveva piazzate 60 milioni, il Super Famicom 50, il Nintendo 64 una trentina e il Cubetto venti), mi è sembrato giusto guardarmi indietro a cercare di capire se anche il Wii, nonostante l'approccio casual, sia stata una console degna del brand Nintendo.

La risposta è: sì. Ma con qualche riserva. Intendiamoci, per come la vedo io, quasi tutte le console della storia hanno almeno una ragione (leggi: gioco) per essere acquistate (sì, pure il Jaguar). Wii ha indispettito l'hardcore gamer per due soli motivi, ma entrambi di fondamentale importanza: lo scarso supporto delle terze parti e l'eccessivo lasso di tempo intercorso tra una "grossa" release e quella successiva.

"Nintendo avrebbe dovuto permettere ai programmatori indie di avere una piattaforma su cui pubblicare a prezzo contenuto"

Xenoblade Chronicles, un capolavoro che hanno giocato in pochi.

Quanto al primo problema, che a mio parere si ripeterà paro paro con il Wii U, c'è poco da fare. Nintendo avrebbe dovuto fare come Valve con Steam, ossia permettere ai programmatori "indie" di avere una piattaforma su cui pubblicare le proprie opere a prezzo contenuto e intanto lavorare ai fianchi le terzi parti "classiche". Invece come al solito si è arroccata sulle proprie posizioni, limitandosi a mantenere lo status quo, forte di un predominio totale sul mercato portatile e casalingo e a causa di uno scarso feeling con le infrastrutture online, vero tallone d'Achille delle sue console.

Quando le terzi parti hanno lavorato con impegno su Wii, i risultati sono stati buoni/ottimi: penso a titoli quali Zack & Wiki: Quest for Barbaros' Treasure, Muramasa: The Demon Blade, Monster Hunter Tri, Dead Space Extraction, Tatsunoko vs. Capcom: Ultimate All-Stars, The Last Story, Pandora's Tower, Xenoblade Chronicles, il tutto escludendo i giochi multipiattaforma. Il problema è nella loro quantità. Troppi pochi titoli nell'arco di sei anni. Ovviamente nessuno poteva pensare di pretendere la varietà dei tempi del Super Famicom che, oltre ad ospitare i migliori titoli della grande N, riceveva mensilmente il meglio delle softco nipponiche (le migliori del mondo, a quel tempo) e occidentali. Altra epoca, altro mercato, altri concorrenti.

Nintendo, in quanto software house, ha fatto faville: i due Mario Galaxy, che a mio parere rappresentano il top del top in assoluto per questa gen (sì, softeche di 360 e PS3 comprese) hanno ridefinito l'approccio tridimensionale al platform game, come aveva fatto Mario 64 ai suoi tempi. Entrambi sono il simbolo della Nintendo da amare incondizionatamente, della software house che sa come sfruttare al meglio la peculiarità del suo hardware e garantire una giocabilità appagante, quasi perfetta. I due Zelda, per quanto non scevri di difetti, restano due titoli di assoluto interesse e quasi tutti i personaggi e i brand storici della casa di Kyoto hanno dato il loro meglio su Wii (penso a Kirby, Donkey Kong, Super Smash Bros Brawl). Personalmente avrei apprezzato un nuovo F-Zero, un nuovo Waverace e un Metroid più performante, ma tant'è.

"Nintendo ha fatto faville coi due Mario Galaxy, che rappresentano il top del top per questa gen"

Pikmin risale a più di dieci anni fa. A quando una nuova IP?

Certo, non è passato inosservato che in questa "gen" Nintendo non sia stata in grado di lanciare nessuna nuova IP . L'ultima, vado a memoria, dovrebbe essere Pikmin e risale ai tempi del GameCube. Ora, vabbè tutto, ma dieci anni senza elaborare un nuovo personaggio o un nuovo brand sono davvero tanti ed è segno di un preoccupante inaridimento della tanto sbandierata creatività della casa di Osaka. È vero che molti brand storici, considerando anche la produzione su DS, hanno ricevuto un'eccezionale rinfrescata (basti pensare a Kid Icarus), ma tutto ciò non basta più e anche la frequenza con la quale vengono sfruttate alcune icone, Mario in primis, lascia vagamente interdetti.

Laddove Nintendo ha provato a sperimentare, con titoli più particolari del solito, è stata sonoramente bocciata dal mercato e dalla critica. Penso a Wii Music, titolo che è stato travisato non solo dal pubblico ma anche dalla quasi totalità della stampa specializzata, visto che tutti credevano di avere tra le mani un rhythm 'n' game quando le finalità del gioco, pardon, dell'esperienza musicale, erano ben diverse. E dunque, che fare?

Siccome ho sempre adorato le statistiche, sono andato a recuperare le votazioni che aveva ricevuto ai tempi il parco titoli GameCube per vedere che differenze emergevano con quello Wii. Così, solo per curiosità, anche perché personalmente ritengo che ogni videogiocatore che si rispetti farebbe meglio a seguire quel senso critico che, si spera, dovrebbe aver sviluppato nel corso degli anni.

"Secondo le medie di Gamerankings, i titoli Wii che superano il 90% sono appena 14 ed i primi tre sono tutti di Nintendo"

Wii Music è stato discreto flop. Tutta colpa di Nintendo?

Secondo le medie di Gamerankings.com, considerata l'intera softeca “gamecubica”, ci sono 23 giochi che hanno superato la media del 90% e i tre migliori sono due titoli di Nintendo (Metroid Prime e The Legend of Zelda Twilight Princess) e uno Capcom (Resident Evil 4). Se prendiamo in considerazione la softeca del Wii, i titoli che superano il 90% sono appena 14 ed i primi tre sono tutti Nintendo: i due Mario Galaxy (il primo episodio secondo le medie di GR è il miglior videogioco di tutti i tempi) e, ovviamente, Legend of Zelda Twilight Princess, che ha la stessa media della controparte cubica. Poi ho fatto un rapido calcolo e sono andato a guardarmi quanti giochi avevo comprato nel corso degli anni per GameCube e quanti per Wii: 50 per il primo e 30 per il secondo (anche usati/con offerte/iperscontati, eh? Mica son ricco, anzi).

Che cosa ho desunto da tutto ciò? Primo: Nintendo difficilmente delude. Secondo: per quanto le terze parti stiano supportando sempre meno le sue macchine, almeno una dozzina di titoli esclusivi e meritevoli saltano sempre fuori. Terzo: ciò non toglie che Nintendo dovrebbe sbattersi molto di più per favorirne l'affluenza e dovrebbe cominciare a darsi una mossa per tirare fuori nuove idee dal cappello magico di Iwata & Miyamoto. Quarto: il Wii è stata una buona console ma avrebbe potuto/dovuto essere ancora migliore.

Casomai l'aveste snobbata però, vi consiglio di farci un giro, magari l'anno prossimo, che si preannuncia "di passaggio" alla nuova generazione e durante il quale il Wii U dovrà necessariamente carburare e capire a quale pubblico vuole rivolgersi.

Andrea Chirichelli è co-founder ed editor di Players Magazine, un progetto editoriale che mira a discutere di intrattenimento in maniera matura e indipendente, coinvolgendo un pubblico smaliziato e vagamente geek.