Quello fra Microsoft e Nintendo è un matrimonio possibile?
Ecco le implicazioni di una partnership che forse non esisterà mai.
Il 23 Marzo 2021, una volta ricevuta la benedizione dell'antitrust, Microsoft ha accolto pubblicamente Bethesda nel calderone degli Xbox Game Studios, segnando sul calendario l'incipit di quella che si prospetta come una fra le acquisizioni più incisive di tutti i tempi.
Valutato oltre sette miliardi di dollari, lo studio del Maryland rappresenta una pedina insostituibile nella partita a scacchi nata attorno a Game Pass, un servizio che non ha semplicemente il compito di traghettare l'ecosistema Xbox ma anche e soprattutto quello di annichilire i "veri" concorrenti della compagnia di Redmond, ovvero Luna di Amazon e Stadia di Google.
L'evento architettato da Phil Spencer, oltre che per la messa in scena di una celebrazione della casa dietro Fallout e Skyrim, sarà ricordato per una particolare frase pronunciata dall'head di Xbox. "Ovviamente non posso affermare che qualsiasi titolo Bethesda sarà un'esclusiva [Xbox], perché sappiamo che ciò non è vero. Ci sono obblighi contrattuali che abbiamo intenzione di rispettare (un possibile riferimento a Deathloop, ndR). Ci sono titoli che esistono su altre piattaforme e continueremo a supportarli su quelle piattaforme (un possibile riferimento a The Elder Scrolls Online e Fallout 76, ndR). Ci sono community di giocatori che amiamo e su cui continueremo ad investire, e anche in futuro potrebbero esserci legacy e questioni contrattuali che avranno un peso".
"Ma", ha continuato Spencer, scatenando un vero e proprio terremoto sui social, "se sei un utente Xbox voglio che tu sappia che [questa operazione] consiste nel creare grandi videogiochi esclusivi da pubblicare su piattaforme su cui esiste Game Pass; è questo il nostro scopo, è il cuore della partnership che stiamo costruendo".
Ora, la sola interpretazione di questo discorso di Phil Spencer è bastata a scatenare reazioni e contro-reazioni, fantasie e analisi di ogni genere. C'è stato chi ci ha letto l'annuncio dell'esclusività totale di opere come Fallout e The Elder Scrolls e chi invece si è convinto che questi titoli facciano parte della "legacy" citata da Spencer; a far discutere è stato soprattutto il passaggio che ha fatto riferimento ai "grandi videogiochi esclusivi da pubblicare su piattaforme su cui esiste Game Pass".
Possibile che questa particolare chiusa suggerisca la volontà di Microsoft di estendere i suoi servizi alle piattaforme concorrenti?
Ovviamente è così. Attenzione, non stiamo assolutamente dicendo che vedremo Game Pass su altre piattaforme, ma la volontà di Microsoft di penetrare qualsiasi mercato hardware è ormai piuttosto evidente. Manca giusto qualche mese, al più tardi qualche anno, al fatidico momento in cui si potrà giocare l'intera libreria di Game Pass su smartphone e smart TV, ovvero a quella globalizzazione dei servizi gaming che la divisione Xbox sta inseguendo da almeno un lustro.
Ma se è chiaro come il sole che Microsoft voglia raggiungere il massimo numero di videogiocatori possibile, è altrettanto manifesto che platform owner come Sony e Nintendo vedano l'eventuale approdo di un gigante come Game Pass sui propri lidi come una specie di atto di pirateria.
Prendiamo ad esempio PlayStation. Se già sarebbe disorientante per gli utenti vedere un futuro Fallout 5 su PS5 sfoggiare il logo Xbox Game Studios, fra l'altro dopo aver sborsato 80 euro per un titolo che su altri dispositivi costa giusto il prezzo dell'abbonamento, figuriamoci trovarsi nella schermata Home l'inconfondibile verde Redmond del maxi-logo Game Pass, magari accanto a quello di PS Now, un'applicazione pronta a spalancare i cancelli su centinaia di titoli che, ovviamente, perderebbero di appeal sulle sponde del negozio proprietario.
Sarebbe un matrimonio impossibile. Nonostante l'avvicinamento social, Xbox e PlayStation sono "nemici" naturali, come gli scozzesi e altri scozzesi, due filosofie contrapposte che, proprio in ragione di questo conflitto, si spingono vicendevolmente a dare il meglio di sé nel tentativo di conquistare i cuori degli appassionati.
Ma Nintendo, invece? Quella Nintendo che fa mercato da sola, che non si preoccupa della concorrenza e che corre su un binario parallelo rispetto ai trend del mercato?
Lasciamo per un attimo da parte l'aneddoto emerso negli ultimi giorni, quello in cui si racconta che, messi di fronte alla proposta di un'acquisizione, i dirigenti di Nintendo abbiano riso in faccia ai commerciali di Microsoft. Nintendo, oggi più che mai, trarrebbe una serie di immensi benefici da un'eventuale partnership con Microsoft, e lo farebbe senza dover sacrificare nemmeno un'oncia della propria identità creativa.
Facciamo una piccola incursione nel tessuto della pratica. Qualche mese fa stavamo giocando Super Mario 3D All Stars, una piccola edizione rimasterizzata dei grandi classici tridimensionali di Mario, e la nostra esperienza è stata minata da una serie di piccoli pruriti. Per la decima volta in oltre vent'anni, ad esempio, abbiamo raggiunto il traguardo delle 120 stelle nel Castello di Peach, e ancora dopo un ventennio non esiste un sistema di achievement capace di scatenare quella piccola scarica di adrenalina che ha fatto la fortuna di Sony e Microsoft.
Xbox, beh, gli achievement li ha inventati, quindi potrebbe mettere in campo la propria expertise in un battito di ciglia. Ma questa è una questione del tutto secondaria o meglio, lo è se paragonata al fatto che Super Mario 3D All Stars non è altro che un amalgama fra emulazione e upscaling delle opere originali, un'operazione che non porta alcun miglioramento sostanziale all'esperienza di gioco. E Microsoft, a questo proposito, ha appena brevettato e messo in funzione tecnologie come Auto-HDR e FPS Boost.
Il solo fatto di scrivere "immaginate di giocare Super Mario 64 in HD a 60 frame al secondo" è più che sufficiente per farci venire l'acquolina in bocca. Al netto di alcuni remake sostanziosi, Nintendo sta faticando nella resa delle edizioni rimasterizzate, e soprattutto nella preservazione del suo sterminato catalogo di videogiochi. In questi giorni la cancellazione degli store PS3, PS Vita e PSP sta facendo scalpore, ed è sotto gli occhi di tutti che Microsoft stia invece mettendo in atto uno straordinario lavoro archivistico.
Se gli achievement sono una bazzeccola e le funzioni di retrocompatibilità un gradito extra, lo stesso non si può dire per il netcode e i servizi, elementi su cui Nintendo ha un disperato bisogno di lavorare. In questi giorni è uscito Monster Hunter Rise di Capcom in esclusiva su Switch, e ad oggi non esiste ancora un metodo supportato dalla casa per comunicare con gli altri giocatori presenti nella lobby, dal momento che l'app per smartphone non è compatibile con il prodotto.
Ed è ironico il fatto che, nel nostro caso, il gruppo di caccia nato ai tempi di World si trovi oggi costretto a chattare tramite un party di Xbox piuttosto che fare affidamento sulle funzionalità integrate. Ma se Monster Hunter Rise, al netto dell'assenza di comunicazione, può contare su una solida infrastruttura di rete grazie a un vetusto ma efficace sistema simile al peer-to-peer, il discorso cambia prendendo in esame altri grandi classici, fra cui spicca il caso di Super Smash Bros. Ultimate.
A due anni di distanza dal lancio, il capolavoro picchiaduro di Masahiro Sakurai offre ancora un'esperienza multigiocatore online che fa acqua da tutte le parti. Fra input lag, ritardi e connessioni perlopiù instabili, quella di riuscire a concludere una serie di partite di qualità è diventata un'impresa al limite dell'impossibile. E fa riflettere il fatto che la scena competitiva di Super Smash Bros sia crollata in seguito alla pandemia globale, dal momento che il titolo non è riuscito a sopravvivere al passaggio alla formula online, finendo per essere escluso persino dai palchi dell'EVO.
Visto e considerato che la storia tecnologica di Microsoft potrebbe mettere ben più di una pezza sulle mancanze di casa Nintendo, torniamo al nocciolo della questione, ovvero Xbox Game Pass. Come si posizionerebbe un servizio del genere se debuttasse su un'ibrida come Switch? Per Microsoft, ovviamente, una simile prospettiva garantirebbe l'occasione più unica che rara di misurarsi con il mercato di una console portatile. Inoltre, sarebbe un passo decisivo verso l'ipotetica conquista di un pubblico giapponese che ha sempre diffidato delle case americane e che proprio per questa ragione sta modificando il suo rapporto con Sony.
E per Nintendo, invece? Secondo il nostro parere, l'eventuale pubblicazione del Game Pass su Switch non sposterebbe di una virgola il mercato della casa di Tokyo. Lo straordinario successo di Switch è legato a doppio filo con l'opera creativa della compagnia, che non perde occasione di distinguersi dalla massa attraverso produzioni inimmaginabili su altri lidi.
Se ci sono delle debolezze nell'offerta, queste risiedono nella traballante consistenza delle terze parti sul lungo termine e nei periodi di cosiddetto "content draught", ovvero quei mesi di vuoto che si vengono spesso a formare fra le release dei titoli di bandiera. L'eventuale incursione di Game Pass, ovviamente attraverso una formula limata e ridimensionata, potrebbe spazzar via ogni dubbio e rinfrescare con efficacia il catalogo dell'ibrida iniettando ore di contenuti.
È difficile riuscire ad immaginare partnership di tipo commerciale uscendo dalla mentalità del "do ut des", restando convinti del fatto che Microsoft si aspetti qualcosa in cambio, ancorati all'idea che un'eventuale collaborazione implicherebbe l'approdo dei personaggi Nintendo sulle macchine Xbox.
L'evidenza dei fatti, d'altra parte, sembra dimostrare che a Redmond siano semplicemente intenzionati a diffondere il proprio messaggio, e ovviamente ad aumentare le dimensioni del proprio portafoglio. Sì, probabilmente sarebbe una relazione a senso unico, ma è qualcosa che non ha mai spaventato Microsoft.
E dunque, il matrimonio s'ha da fare? Siamo ben consapevoli che probabilmente qualcosa del genere non accadrà mai, e se anche dovesse accadere la formula sarebbe senz'altro più restrittiva rispetto alle nostre ipotesi.
Ma è un dato di fatto che mai come in questo momento tanto Microsoft quanto la Grande N potrebbero trovare tonnellate di motivi più che validi per convolare a nozze, magari anche solo per dar vita a una relazione stabile. Dal canto nostro, ci accontenteremmo anche se dovessero solo uscire a prendere un caffè.