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RACE On

Diario di un pilota...

All'inizio di questa stagione non sapevo cosa aspettarmi: avrei potuto lottare nuovamente per il titolo o accontentarmi di un buon piazzamento? Le premesse erano fuorvianti: cosa mi avrebbe atteso sulla linea del traguardo?

La scuderia era la stessa di sempre, quella in grado di procurare la vettura migliore o semplicemente quella più tecnica da diversi anni a questa parte: i Simbin. Il campionato, un insolito ibrido di quanto visto nelle stagioni passate, si prospettava come un eccitante mix di due anime: le corse americane con le loro macchine “muscolose” e i freddi circuiti provenienti da STCC - The Game, un'espansione del precedente mondiale (ovvero Race '07). Il tutto unito al sempre affascinante WTCC (World Touring Car Championship) che ha visto il nostro Tarquini trionfare sul filo di lana nell’edizione di quest’anno.

Le vetture, numerose e intelligente sintesi di anni di provata esperienza, recuperavano quanto visto nei sopracitati campionati, con l'aggiunta di cinque nuove entrate in grado di eccitare gli acceleratori di chiunque: Cadillac CTS-V, Chevrolet Camaro, Dodge Challenger SRT8, Dodge Charger SRT8 e International Formula Master. Tutte auto grintose, con carattere, desiderose di essere messe alla prova.

Insomma, gli ingredienti per ottenere un ottimo risultato c'erano tutti. Peccato che purtroppo sia sempre troppo facile fare i conti senza l'oste o soprattutto con i portafogli dei giocatori. Perché è giusto toglierci subito il dente: non suona bene vendere quasi allo stesso prezzo sia la versione onnicomprensiva di quanto prodotto negli ultimi anni (Race 07 e costole varie) che la semplice espansione contenente unicamente le aggiunte dell’edizione oggetto di recensione, il tutto a un prezzo non esattamente economico.

Messe però alle spalle le questioni monetarie, importanti anche se si hanno le corse nel sangue, la cosa più corretta da fare è entrare nell’abitacolo e portare ai limiti il nostro mezzo, così da capire se la “macchina” ci fosse o meno.

La prima curva può spesso risultare decisiva per le sorti di una gara

Dopo i primi giri di prova le sensazioni che ho provato sono risultate alquanto contrastanti: da un lato c’è il piacere di riscontrare che vetture così diverse fra di loro richiedevano giustamente approcci e stili di guida sensibilmente differenti passando da un modello ad un altro. Dall’altro la sensazione di fondo è che purtroppo si sia marcata troppo la marcia su una risposta eccessivamente realistica, a scapito del divertimento puro che il correre dovrebbe restituire.

Emblematica in questo caso la prova con le auto legate all'International Formula Masters (una sorta di mix fra la Formula 3000 e la Formula BMW): queste infatti risultano simili in misura quasi eccessiva alle loro controparti a ruote scoperte, spiazzando l'esperienza (o le aspettative) di sudati anni di corse automobilistiche. Insomma la forbice tra desideri e realtà si allarga in alcuni frangenti in maniera pericolosa.

A soccorso di un primo impatto lacunoso ecco però arrivare i circuiti che, grazie alla loro varietà e ai loro numeri (47 tracciati all’appello), elevano la sfida in maniera sensibile. Il benvenuto ingresso delle controparti scandinave e americane, annegate all’interno dello scheletro del WTCC, risulta infatti un piacevole diversivo e un’interessante variazione sul tema, con un insieme di esperienze che sono state in grado di mettere alla prova anche un pilota provetto.

Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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