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Radiant One - recensione

Uno studio sull'orlo del baratro rilanciato da una storia carica di emotività.

Veicolare un messaggio. Si può giocare a Radiant One e vederne soltanto il basilare aspetto ludico. Oppure si può guardare alla mezz'ora di gioco - sì, è così corto, ma d'altronde costa appena 3,49 euro - come un esempio delle grandi potenzialità del videogioco come mezzo per trasmettere un concetto, un'idea. Il tutto condito in modo semplice, senza contorti meccanismi né aforismi di difficile comprensione.

L'opera di Fntastic è senza dubbio di grande impatto. Un'avventura punta e clicca di breve durata e molto facile da portare a termine, ma che non può che lasciare un segno, come un cortometraggio: toccante e riflessivo. Il protagonista Daniel è un uomo come tanti. Vive travolto dalla routine quotidiana, fatta di lavoro e di abitudini. E decide così di viaggiare all'interno dei sogni lucidi; di immaginare mondi dove vola tra gli uccelli, dov'è libero di respirare un'aria che nella vita di ogni giorno semplicemente gli manca. Dove insomma può vivere libero. Finché inizia a perdere il controllo: nei suoi sogni viene inseguito da demoni di cui non riesce a capire la provenienza. La differenza tra realtà e sogno si fa sempre più difficile da distinguere.

Un incipit narrativo che porterà a un esito forse scontato - l'idea dei fantasmi del passato, dopo tutto, è stata largamente espressa nei media. La formula del videogioco, però, offre a Radiant One la grande possibilità di coniugare immagine, suono e interazione. Con un risultato immediato: l'emotività del gioco e il messaggio che vuole lanciare non sarebbero stati altrettanto validi se fosse stata una storia scritta su un libro o un semplice filmato pubblicato su YouTube.

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Muovere Daniel nel mondo metafisico che si è creato, farlo camminare tra i ricordi del suo passato sono possibilità unicamente videoludiche, che Fntastic ha usato molto bene per raccontare una storia personale, eppure una con cui tanti giocatori potranno empatizzare. Quanti affetti trascuriamo perché siamo travolti dal lavoro, dalla frenesia della vita quotidiana?

Il tutto assume contorni ancora più interessanti dalla consapevolezza che per Fntastic, un piccolo studio fondato in Russia a Yakutsk, una delle città più fredde del mondo, Radiant One è stata l'ultima occasione per continuare a sviluppare videogiochi. Dopo il successo di The Wild Eight, la prima opera di questo team, formato da dieci persone, il secondo titolo, Dead Dozen, ha prosciugato le risorse economiche e non ha riscontrato un buon successo commerciale; anzi stava affossando l'azienda.

"Abbiamo iniziato a lavorare a Radiant One il 1° giugno, quindi abbiamo sviluppato questo gioco in due mesi" spiega a Eurogamer.it Eduard Gotovtsev, capo dello studio. "Abbiamo dovuto creare questo gioco in così poco tempo perché eravamo sull'orlo del collasso come studio. È andato tutto bene finché non ci siamo messi a lavorare a Dead Dozen, che ha fallito miseramente al lancio".

Il protagonista della storia impara a sfruttare i sogni per potersi sentire libero.

"Tentando di spingere il gioco abbiamo tentato di tutto" prosegue Gotovtsev. "Il tutto si è rivelato essere invano e ha esaurito il nostro budget. Il fatto che siamo riusciti a tenere in piedi il team è stato un grande successo. A quel punto abbiamo chiesto un prestito e tentato un ultimo colpo. Quest'ultimo colpo è Radiant One". Il gioco, lanciato anche su iOS, ha riscontrato per ora un buon successo, il che fa ben sperare lo studio.

"Si tratta di una storia fittizia, basata su reali punti di partenza in cui i sogni lucidi sono soltanto la parte più superficiale" aggiunge parlando dell'ispirazione alla base della trama del gioco. "La parte più profonda riguarda il fatto che la maggior parte delle persone, come il protagonista, sono dormienti nella realtà: sono troppo ossessionate con la routine, tutto il tempo di fretta, smettono di vivere nel presente e dimenticano la famiglia e gli amici".

Ciò che tocca di più di Radiant One è la sua semplicità, riscontrabile dall'aspetto grafico realistico ma poco dettagliato e dalle meccaniche di gioco basate soltanto su pochissimi clic del mouse, anche nelle scene più "movimentate". Fntastic voleva far passare un messaggio sociale; farlo attraverso il videogioco, un medium popolare eppure molto delicato quando si tratta di toccare le corde emotive dei giocatori, è stata una scelta scontata.

Per quanto le meccaniche di Radiant One possano ricordare quelle di avventure grafiche più complesse, propone una giocabilità estremamente lineare e semplice.

Giocando a Radiant One non si può che essere affascinati dal suo essere una sorta di testimonianza; una confessione profonda che colpisce al cuore, in modo semplice e diretto.

Un'esperienza breve, coincisa e fortemente emotiva. Non tratta grandi temi, non parla di amori perduti nel tempo né di storie impossibili. Il valore di Radiant One risiede proprio nel fatto che racconta una storia in cui tantissime persone potranno riconoscersi. E chissà se anche voi dopo averlo finito vi sentirete un po' più fragili.

8 / 10
Avatar di Massimiliano Di Marco
Massimiliano Di Marco: Aspetta la pensione per recuperare la libreria di giochi di Steam. Critica qualsiasi cosa si muova, soprattutto se videoludica, e gode alla vista di Super Mario e Batman.

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