Rain - prova
Non può piovere per sempre... o sì?
Tra i numerosi titoli di prossima uscita su PlayStation Network, Rain è senza ombra di dubbio quello più affascinante di tutti. Nel recente passato abbiamo già parlato di questo gioco sviluppato da Sony Japan nell'ambito del progetto PlayStation C.A.M.P., ma durante la Gamescom siamo riusciti anche a metterci le mani sopra e possiamo confermare che il fascino trasudato dai trailer diffusi finora è del tutto meritato.
Rain, come forse già sapete, è un'avventura con elementi platform e puzzle, contraddistinta da un paio di fattori di gameplay principali: si svolge quasi esclusivamente sotto la pioggia scrosciante (che dà anche il titolo al gioco) e i suoi protagonisti non parlano mai, oltre ad essere semi-invisibili.
A distanza di un anno dalla sua presentazione ufficiale, avvenuta proprio a Colonia nel 2012, Rain ha mostrato un gameplay affascinante e raffinato, impreziosito da una storia densa di pathos e di significati reconditi. Ancora una volta, come avvenuto recentemente con lo splendido Brothers: A Tale of Two Sons, ci troveremo alle prese con un titolo molto particolare, adatto soprattutto a chi cerchi una giocabilità diversa dal solito, più incentrata sulla riflessione che sui riflessi.
Il team di sviluppo ha reso note alcune delle fonti d'ispirazione di Rain, tra cui figura anche quel Journey che ci auguriamo tutti voi abbiate provato almeno una volta. Il gioco ha un avvio lento, che assomiglia a quello di una ninna nanna da cui farsi cullare prima del sonno, sottolineato da una colonna sonora tenue e triste che esalta ancora di più l'atmosfera plumbea del gioco.
La versione disponibile allo stand di Sony ci ha permesso di provare una discreta porzione del prodotto finale e di apprezzarne le delicate atmosfere. Il protagonista è un ragazzo di cui si sa poco o niente, almeno all'inizio. Nella demo non venivano date troppe spiegazioni sul perché il nostro piccolo eroe si aggiri nella città in cui è ambientato il gioco, e perché i suoi passi siano legati a quelli di una fanciulla la cui silhouette si distingue di tanto in tanto sotto la pioggia.
"Rain ha mostrato un gameplay affascinante e raffinato, impreziosito da una storia densa di pathos e significati reconditi"
Inseguendo la ragazza si assimilano facilmente le poche e semplici nozioni di base. Sia il protagonista che la fanciulla sono visibili solo quando si trovano sotto la pioggia, mentre in presenza di tettoie o d'improvvisati ripari i loro movimenti sono intuibili solo dai movimenti degli oggetti che verranno incidentalmente urtati, dalle orme umide o dallo scalpiccio prodotto dai passi.
Tale caratteristica non è solo una trovata puramente estetica ma rappresenta la spina dorsale del gameplay di Rain. Nel corso della nostra ricerca, infatti, saremo totalmente indifesi nei confronti delle creature che incontreremo sulla nostra strada, dei mostri di vari tipi e dimensioni simili a scheletri. Questi sono apparentemente sulle tracce della ragazza ma non esiteranno a far fuori chiunque si metta sulla loro strada.
Un solo tocco da parte di queste creature basta in molti casi a mettere fuori gioco il protagonista e a farlo sprofondare nelle tenebre. Proprio per questo sarà necessario muoversi nei luoghi riparati dalla pioggia per diventare invisibili, o attirare l'attenzione dei mostri per poi muoversi quasi indisturbati. Anche loro sono fatti della stessa materia onirica dei protagonisti, quindi diventeranno invisibili senza pioggia e mostreranno un'intelligenza e un fiuto decisamente fuori dalla norma. In Rain non si arriva mai allo scontro fisico: questo non è un gioco d'azione ma un'avventura in cui il cervello e il cuore dovranno procedere di pari passo. L'intenzione del team di sviluppo non è punire il giocatore ma coinvolgerlo nella maniera più totale possibile, ecco perché Rain è disseminato di checkpoint da cui si potrà riprendere l'avventura in caso di morte prematura.
"Anche in Rain l'influenza del cinema d'animazione giapponese è chiara, in particolare quella del maestro Hayao Miyazaki"
L'avventura avrà un andamento molto lineare, quindi niente free-roaming ma i cari e vecchi cancelli chiusi, macchine che bloccano il passo e muretti invalicabili... ma va bene così. Lo scopo di Rainnon è offrire al giocatore libertà per fare tutto quello che vuole ma emozionarlo con la storia che gli sviluppatori hanno deciso di raccontare.
Tecnicamente siamo di fronte ad un prodotto che ovviamente non può rivaleggiare coi prodotti Tripla-A in circolazione o di prossima pubblicazione, ma nonostante il conteggio dei poligoni su schermo sia piuttosto basso, il lavoro svolto dal team è comunque apprezzabile. Una palette di colori nettamente virata sul grigio sottolinea alla perfezione il "mood" del gioco e le occasionali chiazze di colore rappresentate da un giardino o da finestre illuminate non fanno altro che potenziare ulteriormente la sensazione di trovarsi all'interno di un dipinto impressionista. Probabilmente se Monet fosse stato un game designer, avrebbe disegnato il suo gioco in questo modo.
Questo è Rain, ma anche molto di più. Come già sottolineato per il bellissimo Puppeteer (guarda caso anch'esso sviluppato da SCE Japan Studio), anche in questo affascinante titolo l'influenza del cinema d'animazione giapponese è più che chiara, in particolare quella del maestro Hayao Miyazaki. È quasi impossibile non vedere nelle sagome eteree che accompagnano il nostro improvvisato eroe gli spiriti della cittadina in cui Chihiro, la protagonista de La Città Incantata, si perde all'inizio del film.
L'uscita di Rain è prevista per una data ancora imprecisata di ottobre, ovviamente in esclusiva su PS3 tramite PlayStation Network. Prevediamo un'accesa rissa redazionale per accaparrarsi il diritto di poterlo recensire quindi... restate sintonizzati!