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Rainbow Six Siege: Operation Phantom Sight - recensione

Dalla russia con amore.

L'edizione 2019 dell'E3 è stata per Ubisoft una delle più importanti degli ultimi anni. Complici le assenze e le performance sottotono dei suoi principali competitor, il publisher transalpino ha rubato la scena con una conferenza che non finirà negli annali della manifestazione, ma che ha saputo in ogni caso proporre alcuni spunti interessanti come il reveal di Watch Dogs: Legion e il teaser del nuovo titolo dagli autori di Assassin's Creed Odyssey, Gods & Monsters.

Non ci saremmo in alcun modo aspettati che tra i principali protagonisti dello show ci fosse Rainbow Six Siege, un gioco di quattro anni fa che continua imperterrito a rivestire un ruolo chiave nelle strategie della compagnia francese. Non solo lo shooter era al centro di alcune importanti iniziative come il Celebrity Showdown, ma ha inoltre prestato il suo universo ad altri videogiochi attualmente in lavorazione come Elite Squad, titolo mobile che trae da Siege alcuni personaggi, e Rainbow Six Quarantine, spin-off cooperativo apparentemente basato sulla modalità a tempo Outbreak apparsa in Siege nel marzo del 2018.

L'E3 ha di conseguenza reso piuttosto evidente l'importanza che questa IP ha per Ubisoft, come se fossero state necessarie ulteriori prove, diremmo noi. Il gioco riceve update regolari da anni, volti a migliorare e ad ampliare considerevolmente l'esperienza offerta da Rainbow Six Siege. Nello specifico, i DLC pubblicati negli ultimi 6 mesi hanno seguito tutti un leitmotiv alquanto riconoscibile che vede rinnovate le meccaniche fondamentali di attacco e difesa, sintomo di come il team di sviluppo stia seguendo una direzione ben precisa nel supporto al gioco.

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La nuova espansione Operation Phantom Sight si inserisce proprio in questo contesto, poiché introduce due operatori inediti i cui gadget sono molto simili a quelli già in possesso da altri membri della squadra Rainbow, anche se in schieramenti diversi. Stiamo parlando di Nøkk e Warden, un'attaccante danese e un difensore statunitense, che proprio come altri personaggi arrivati da poco nel roster di Rainbow Six Siege offrono spunti incredibilmente originali nei loro rispettivi ruoli.

Tra i due, Nøkk è indiscutibilmente il personaggio più interessante, dal momento che la sua abilità sembra essere il frutto della fusione tra quelle di due popolarissimi operatori di difesa, Caveira e Vigil. Nøkk può infatti attivare il Riduttore di presenza HEL, un gadget che la rende completamente invisibile a qualsiasi tipo di telecamera in dotazione alle forze di difesa, azzerando contemporaneamente il rumore dei suoi passi. Le uniche eccezioni che limitano questa "invisibilità" sono legate alle azioni compiute dall'operatrice: sparare, correre o qualsiasi altra cosa che non sia muoversi a velocità standard genererà dei disturbi ben visibili sulle telecamere di sorveglianza, che permetteranno agli avversari di individuare facilmente Nøkk.

Per questo motivo, il team di difesa dovrà necessariamente cercare di limitare la mobilità dell'operatrice attraverso la mappa, scongiurando l'ipotesi di un suo attacco diretto agli obiettivi. Il primo, più semplice stratagemma che può arginare le caratteristiche di Nøkk è il filo spinato, poiché la danese viene rilevata dalle telecamere quando lo attraversa. Proprio per evitare che Nøkk si infiltri nelle prime fasi del match dietro le linee difensive, un ottimo counter è Clash, che con il suo scudo può respingere facilmente qualsiasi offensiva. Per ultimo, si dimostrano decisive anche le Mine Gu di Lesion, che non solo rallentano la specialista ma la evidenziano alle telecamere di sorveglianza.

Gli interni del Café sono stati pesantemente ritoccati, anche se il fascino di questa mappa è rimasto intatto.

Lo scopo dell'operatrice è chiaramente quello di insidiare gli avversari dai fianchi potendosi muovere quasi indisturbata attraverso l'ambientazione, e ne consegue che nei suoi panni dovremo necessariamente evitare lo scontro frontale coi difensori. Questo tipo di situazione è particolarmente pericolosa per Nøkk, in quanto a differenza degli altri attaccanti il suo arsenale non comprende fucili d'assalto ad alto potere d'arresto ma solo una mitraglietta, la FMG-9 in dotazione al difensore Smoke, e il fucile a pompa SIX 12 SD, di Ying e Lesion.

La scelta di fornire a Nøkk le stesse armi dei difensori, che solitamente non hanno alcun paragone in termini di efficacia con quelle degli assalitori, è tesa naturalmente a bilanciare le potenzialità del Riduttore di presenza HEL, che nella nostra esperienza si è sempre dimostrato incredibilmente utile sul campo. Eppure, il consistente gap tra la potenza di fuoco delle armi di ciascun schieramento esiste per una buona ragione, e Nøkk trovandosi in attacco con le armi di un difensore viene eccessivamente penalizzata negli scontri a fuoco.

Operation Phantom Sight è la prima espansione di Rainbow Six Siege a non introdurre nuove armi, quindi non sorprende che anche le pistole 5.7 USG e Desert Eagle di Nøkk siano vecchie conoscenze per i giocatori. Claymore e cariche d'irruzione vanno a completare un loadout spiccatamente di supporto, che l'operatrice può sfruttare per aprire varchi ai lati degli avversari e per proteggere le retrovie da qualsiasi minaccia.

Il design di Nøkk è a dir poco affascinante, a differenza delle sue armi.

Se le abilità di Nøkk prendono spunto da quelle di Caveira e Vigil, il nuovo difensore Warden tratteggia in parte con il suo gadget le capacità di un attaccante, il russo Glaz. Uno dei primi civili ad essere reclutato dal programma Rainbow, lo specialista Collinn "Warden" Mckinley si è fatto un nome nei servizi segreti statunitensi dove aveva il compito di proteggere i membri del governo da ogni sorta d'attentato. Il suo gadget è figlio di questo background narrativo: Warden può infatti contare sugli Occhiali smart Colpo d'occhio, delle lenti che lo proteggono dagli effetti nocivi delle granate flashbang e che gli permettono di vedere oltre le cortine fumogene.

Trattandosi di un gadget che vuole rispondere a determinate situazioni tattiche, vi troverete a utilizzare gli occhiali solo attraverso la "collaborazione" degli operatori di attacco. Dobbiamo ammetterlo, non ci siamo trovati poi così spesso a dover ricorrere al gadget di Warden, in quanto le granate fumogene e flashbang non sono largamente utilizzate e difficilmente una squadra scommetterà il successo di un round interamente su di loro.

Oppore un counter al nuovo operatore di difesa di Operation Phantom Sight risulta quindi straordinariamente semplice: basta accorgersi della sua presenza tra le fila nemiche, ed evitare di utilizzare durante un'irruzione le proprie granate tattiche. Gli Occhiali smart Colpo d'occhio soffrono inoltre di una forte limitazione d'uso legata al movimento dell'operatore. Se Warden si muove, gli occhiali perderanno progressivamente d'efficacia, quindi saremo costretti a rimanere completamente immobili per vedere oltre le cortine fumogene dei nemici.

Warden deve attendere che il nemico utilizzi una granata tattica per dimostrarsi efficace.

Per quanto riguarda il suo equipaggiamento, Warden ha un arsenale simile a quello di altri difensori, anzi, in questo specifico caso l'arsenale è lo stesso. Come per Nøkk, l'inventario dello specialista non include alcuna novità, presentando come arma d'ordinanza l'MPX già visto nelle mani di Valkyrie, accompagnato dal fucile a pompa M590A1 dei membri del SAS. Tra le secondarie troviamo invece la pistola P-10C e la pistola mitragliatrice SMG-12, mentre per quanto riguarda gli altri accessori in dote a Warden, Mckinley può contare sullo scudo mobile e il filo spinato.

Come potevamo evincere dalla presenza dello scudo mobile nel suo inventario, Warden è un operatore di difesa abbastanza statico e il suo posto è il più vicino possibile agli obiettivi, magari asserragliato dietro a un qualsiasi riparo. Ciò è il risultato delle sue caratteristiche (tre punti a corazza e uno solo a mobilità) e del limite di movimento degli Occhiali smart Colpo d'occhio, aspetti questi che ne scoraggiano fortemente un utilizzo diverso da quello appena citato. Purtroppo, nella scelta di un operatore di difesa statico, la sensazione è quella che Warden farà fatica a prevalere nei confronti di altri suoi colleghi. Il suo gadget sembra non avere un peso rilevante nelle dinamiche di attacco e difesa e l'MPX è una delle mitragliette meno efficaci del gioco. Warden, è in arrivo un buff?

Oltre ai due nuovi specialisti, Operation Phantom Sight segna il ritorno di una delle mappe più amate dalla community, Café Dostoevski, scomparsa dalle rotazioni ormai da qualche tempo per ricevere un corposo rework che risolvesse tutte le criticità evidenziate dai giocatori. Un trattamento simile era stato riservato a Base di Hereford, che però si era presentata ai fan sotto una veste completamente nuova. Nel caso del Café, l'ambientazione dall'esterno è rimasta pressoché identica mentre i locali interni sono stati significativamente rinnovati, anche se le atmosfere e il look generale della mappa originale sono salvi.

Da un lato, avremmo preferito che il team avesse proposto una mappa totalmente rivisitata in pieno stile Hereford, ma d'altro canto siamo sorprendentemente sollevati dal fatto che il nuovo Café Dostoevski mantenga il suo fascino. Le modifiche secondo noi più rilevanti si concentrano al piano terra nell'area della cucina e al secondo piano, da cui ora è possibile fare fuoco in direzione del grande corridoio al piano sottostante, anche se minacciati dalle botole sul tetto strategicamente posizionate nei punti più preziosi per i difensori.

Il rework è quindi promosso a grandi linee, mentre non possiamo dire lo stesso dei due operatori inediti, che soffrono di un design un po' troppo banale e di un gadget trascurabile nel caso di Warden e di un arsenale fin troppo penalizzante nel caso di Nøkk. Abbiamo accolto con favore l'idea di pubblicare operatori dai gadget e capacità simili a quelli di altri specialisti, ma complice l'assenza di armi inedite in Operation Phanton Sight, comincia a montare la preoccupazione relativa alla quantità di idee originali ancora a disposizione del team di sviluppo a 4 anni dal lancio di Rainbow Six Siege.

A marzo Ubisoft è riuscita a confezionare quel gioiello di Operation Burnt Horizon ed è di conseguenza più che doveroso ritenere questo DLC un incidente di percorso. Gli sviluppatori hanno dimostrato di saper rispondere al feedback della community quindi potremmo aspettarci qualche intervento sul bilanciamento dei due operatori nel breve periodo, in attesa di mettere le mani sulla nuova espansione che come da tradizione dista solo qualche mese.

6 / 10