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Razer DeathAdder V2 - recensione

Razer mette mano a uno dei suoi mouse più venduti e tocca tutti i punti giusti.

Razer è una delle aziende che in passato ha ridefinito il concetto di mouse: non solo nel corso degli anni ha lanciato sul mercato un sacco di modelli dedicati a generi specifici, ma si è impegnata parecchio nel mantenere viva l'attenzione degli acquirenti con continui miglioramenti sui prodotti già sul mercato. Nomi come Naga e Basilisk sono ormai sinonimo di mouse dalle caratteristiche specifiche e amati da tipologie di giocatori diverse. Il DeathAdder è un altro classico del catalogo Razer ormai in vendita da qualche anno ed è il prodotto che l'azienda del serpente ha deciso di rinnovare all'inizio di quest'anno insieme al Basilisk Ultimate che abbiamo recensito giusto qualche settimana fa.

Il Razer DeathAdder V2 è il classico mouse pensato per destrimani con le mani di dimensioni medie e grandi e la forma piatta e allungata lo rendono chiaramente adatto a palm gripper e i claw gripper. Le caratteristiche sono quelle tipiche dei mouse di questo genere: due tasti programmabili nella parte interna a cui si aggiungono i due principali e i due sulla parte superiore per la gestione al volo della sensibilità. Anche la rotellina è ovviamente impostabile per la pressione per un totale di sette possibili assegnazioni, oltre chiaramente allo scorrimento verso l'alto o verso il basso della rotella stessa. Il sensore è il nuovissimo Razer Focus+ Optical Sensor, che abbiamo già visto in azione sul Basilisk Ultimate con un valore stratosferico di 20000 DPI e le relative funzionalità di Smart Tracking, Cut-off Asimmetrico e Motion Sync.

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I tasti sono i Razer proprietari certificati per 70 milioni di clic, il cavo è l'ottimo Speedflex braided che abbiamo già visto all'opera sul Viper e svolge un ottimo lavoro nell'evitare attorcigliamenti vari. 82 grammi il peso complessivo, che per un mouse di queste dimensioni è veramente una sciocchezza, lo rendono una piuma da tenere in mano anche per lunghe sessioni di gioco. Rispetto alla versione originale, ci sono alcuni miglioramenti degni di nota che riguardano essenzialmente l'ergonomia a partire da un nuovo rivestimento resistente al sudore pensato per non far perdere la colorazione al mouse negli anni, ma anche per renderlo più facile da pulire soprattutto nei mesi estivi.

Ora anche le impugnature laterali hanno uno strato gommatura per permettere un grip di livello superiore a pollice, anulare e mignolo così come la dentellatura della rotella che ora offre più grip e un miglior controllo sulle rotazioni, soprattutto per chi è abituato a impostare il su e giù della rotella stessa come azioni programmate. Per chiudere, degna di nota e la piedinatura in politetrafluoroetilene che comprende due ampi pad nella parte anteriore e posteriore. Garantiscono un'ottima stabilità e scivolano senza problemi ma presentando una superficie di contatto piuttosto ampia occorre farci un po' l'abitudine. Il materiale usato per ridurre l'attrito è però veramente eccellente e non dà fastidio più di tanto.

Sobrio ed elegante, ecco il DeathAdder V2. La forma non cambia, ma molti dettagli sono inediti, a partire dal nuovo sensore.

Per quanto riguarda il software, lo abbiamo connesso a un PC su cui era preinstallato Synapse che lo ha riconosciuto immediatamente permettendoci di andare a lavorare su molti aspetti della personalizzazione a partire dall'illuminazione Chroma che gestisce la colorazione del logo sul dorso e dei due filetti montati sulle rotelle con la consueta varietà di effetti a disposizione. Ovviamente, non ci si limita solo all'estetica ma si deve prendere in considerazione anche le possibilità di configurazione. La suite Synapse permette di effettuare tutte le assegnazioni del caso, ma soprattutto gestire la calibrazione del sensore sul tappetino, modificare i cinque livelli di sensibilità preimpostati, le altezze di sollevamento, la regolazione del pooling e soprattutto la gestione dei profili.

Se ne possono creare quanti se ne vuole e salvarli sul cloud di Razer, ma il DeathAdder V2 monta una eprom che gli permette di tenere in memoria fino a cinque profili impostati a piacimento utilizzabili dove si vuole. Nella parte sottostante è presente un pulsantino che cicla tra quelle precaricati indicando con uno slot colore quale è attivo in quel momento. Da non sottovalutare, per un mouse che non presenta moltissimi tasti funzione in posizione ergonomica, la funzionalità HyperShift del software. Si può infatti impostare un profilo secondario che permette, con un semplice clic su mouse o tastiera, di caricare di mappare altre funzionalità; una soluzione utile soprattutto in ambito lavorativo in concomitanza con l'utilizzo di macro.

Una vista laterale dei due pulsanti. Comodi da raggiungere e dal clic percepibile.

Abbiamo messo alla prova il DeathAdder V2 con tre titoli: Call of Duty: Modern Warfare, Starcraft 2 ed Assassin's Creed Odissey giusto per non farci mancare nessun genere. La prova è stata nel complesso molto soddisfacente: la precisione del mouse è assolutamente fuori discussione ed a livelli assolutamente top sia usato su un tappetino, sia su una superficie liscia artificiale anche di colore molto chiaro, merito anche della calibrazione preventiva da effettuare ogni volta che si cambia piano di lavoro. Con tutti e tre i titoli ci siamo trovati benissimo spaziando senza problemi dalle armi automatiche dello sparatutto Activision, alla gestione delle unità di Starcraft 2 per finire con il movimento della visuale di Cassandra nel titolo Ubisoft.

In Call of Duty in particolare, andando a ciclare tra due profili separati di sensibilità siamo riusciti a passare velocemente dalle armi convenzionali ai fucili da cecchino anche se i due pulsantini dietro la rotella non hanno la stessa comodità dello sniper button visto in altri prodotti come per esempio il Basilisk. Insomma, il sensore si conferma eccellente, ma va rimarcato anche l'ottimo feedback dei tasti principali e il buon posizionamento dei due laterali a disposizione del pollice con un clic dalla corsa piuttosto corta e percepibile.

Il sensore è tra i migliori presenti sul mercato. Da notare il tastino che permette di ciclare tra i profili preimpostati e salvati nella memoria interna che permette di usare il mouse.

Per quanto riguarda l'ergonomia nel suo complesso, l'abbiamo annotato nella parte iniziale della recensione e lo confermiamo anche prima di tirare le somme: il DeathAdder V2, come il suo progenitore, è un mouse che per quanto leggerissimo, è caratterizzato da dimensioni importanti e se si adatta alla perfezione a chi ha mani grandi e abbastanza bene a quelle di medie dimensioni, non è sicuramente indicato per chi ha mani piccole. Tutto il palmo finirebbe per appoggiare dando poco controllo al polso e obbligando a spostamenti importanti di tutto l'avambraccio. Questo è sicuramente il dettaglio più importante da tenere a mente se si decide di procedere all'acquisto, perché per il resto, non c'è veramente molto altro da aggiungere su questa riedizione made.

Il DeathAdder V2 è una solida evoluzione del suo predecessore, questo è piuttosto evidente. E lo è sia sotto l'aspetto della comodità d'utilizzo sia di quello delle prestazioni grazie alla presenza del nuovo sensore. Il lavoro di rifinitura su materiali ed ergonomia svolto da Razer è stato eccellente sotto tutti i punti di vista, ma da un'azienda nota per la maniacale attenzione al dettaglio in sede di progettazione dei suoi prodotti non era lecito attendersi niente di meno. Certo, se già possedete un DeathAdder V1 il salto proposto da questa versione non giustifica probabilmente l'acquisto della nuova versione. Per chi parte da zero o arriva da un prodotto diverso, si tratta in ogni caso di un mouse convenzionale nella forma, ma dalle prestazioni indiscutibili. Inoltre, ed è un plus non da poco quando si parla di Razer, viene venduto a un prezzo di €79 piuttosto abbordabile, a conferma della sua notevole diffusione e di come la casa del serpente voglia mantenere tale status.