Reacher S01 Recensione: Diverso da Tom Cruise
L'eroe senza fissa dimora diventa una serie TV.
Diciamo Jack Reacher e pensiamo a Tom Cruise, interprete del personaggio nelle due trasposizioni che ha avuto finora il personaggio, nato nel 1997 dalla penna di Lee Chid. Il primo film era stato un grande successo, il secondo aveva incassato molto meno.
Cruise era stato un interprete molto contestato dai fan della serie di libri (in tutto più di 25 romanzi) soprattutto per una banale questione di centimetri, perché Tom è alto un metro e settanta o poco più (così si trova scritto sul web), mentre il personaggio sulla pagina scritta raggiunge il metro e novantacinque ed è pure biondo con gli occhi azzurri.
Quasi il metro e novanta raggiunge l'attore Alan Ritchson (visto nella serie Titans), che sembra un po' un Hulk biondo anche quanto a espressività ma almeno con lampi di autoironia, che oggi troviamo come protagonista della serie tv in streaming su Prime, con minore fascino, sia chiaro, ma con una certa aderenza al personaggio originale, grazie alla scrittura di Nik Santora (già in precedenza autore di Scorpion). La prima stagione di questa serie è la trascrizione fedele del primo romanzo, Zona Pericolosa, scritto nel '97 e pubblicato da noi nel 2000.
Jack Reacher è uno che arriva dal nulla, svela trame, raddrizza torti, scagiona innocenti, scopre i colpevoli, castiga i malvagi e vendica le vittime. Poi, dopo essersi fermato un attimo a riscuotere il suo compenso dalla fanciulla di turno, riprende il suo cammino nuovamente verso il nulla. Manca solo un cavallo e la luce del tramonto, e sarebbe un perfetto western.
Reacher è un ex maggiore della Polizia Militare, onusto di medaglie al valore, atti eroici come piovesse, che ha abbandonato mestiere e ambiente. Se ne va in giro per gli USA tenendo un basso profilo (cosa non facile data la stazza), un eroe di guerra che ad un certo punto si è volatilizzato, privo di carte di credito, cellulari, profili social, uno che non lascia scie elettroniche al suo passaggio.
Jack sa abbinare muscoli a cervello, permeato di una totale sicurezza di sé e dei suoi metodi, mai compiaciuto della violenza che usa con essenziale efficienza, dopo che ha dovuto impararla fin da ragazzino perché dappertutto è una giungla e vige la legge del più forte. Laconico e simpaticamente "ganassa" all'occasione, usa le mani solo per uscire da certe situazioni (il famoso "quando ce vò, ce vò"), scelta che sempre gratifica lo spettatore frustrato da una vita di piccoli e grandi soprusi inghiottiti malvolentieri quasi quotidianamente. Certo, fossimo tutti Jack Reacher si girerebbe come a Dodge City e saremmo appunto in un western.
Nel primo episodio di questa stagion, lo vediamo arrivare nella cittadina di Margrave, Georgia, Stato e località non particolarmente progrediti quanto al rispetto dei famosi "diritti civili". Se l'America, escludendo le due coste, non è certo una nazione progressista, alcuni stati lo sono ancor meno. E in ogni modo, nel vecchio stile di tanti western, uno straniero in città è sempre malvisto, specie se arriva un bus e senza bagaglio. Ma da questa diffidenza ad accusare subito il nuovo venuto di un delitto, ne passa.
Jack viene arrestato e accusato dell'omicidio di un uomo sconosciuto. Capisce subito che la situazione non è lineare come sembrerebbe ma a lui, venuto in città nel ricordo di un cantante blues, interessa solo discolparsi e andarsene. Quando scoprirà l'identità del morto, le cose però cambieranno totalmente.
Reacher riverserà sul caso tutta la sua potenza di tiro, intellettuale e fisica, per risalire la catena di comando che ha portato al primo delitto, che ha innescato una feroce catena di morte. Dopo alcuni iniziali, comprensibili screzi con i detective locali, si affiancherà alle loro indagini. E per fortuna, perché il caso è fuori dalla loro portata. Se tutto sarà funzionale alla vittoria dell'eroe, non mancheranno alcuni incidenti di percorso di più realistica durezza, con qualche momento splatter.
La serie tv riprende un personaggio sopra le righe, un uomo al quale non restano neanche lividi in faccia dopo scazzottate da abbattere un toro, dotato di un suo humor da noir alla Spillane/Hammett, che anche nei momenti più disagevoli non disdegna di dare l'occhiata giusta alla donzella di turno, che del resto ricambia con slancio.
In questo caso è Willa Goodwin, una giovane ma già saggia poliziotta. È carina, che non guasta mai, ed è più sveglia del tuo rigido capo, Malcolm Goodwin, poliziotto nero laureato ad Harvard finito a lavorare in Georgia, e questo giustifica la sua rigida mancanza di affabilità. Il veterano Bruce McGill fa il corrotto con la solita signorilità mentre Kliner, l'affarista che ha colonizzato la cittadina, ha la faccia nota di Currie Graham.
Reacher si rivela una trasposizione soddisfacente perché rispetta lo spirito del libro originale, per una serie tv tradizionale nella forma e nei contenuti, con un'ambientazione credibile, qualche efferatezza che fa parte del genere, che si limita negli eccessi iperbolici che riguardano soprattutto l'onnipotenza del protagonista, che però fa parte delle caratteristiche del personaggio e non si potevano certo smorzare.
Quanto alla scelta di Ritchson come interprete, fisicamente è azzeccata e l'attore non è privo di simpatia anche se, memori di Tom Cruise, il carisma non è certo a quel livello. Ma il caso è interessante e l'intrigo plausibile, i personaggi di contorno sono ben delineati e nel suo ambito di intrattenimento senza pretese da Golden Globe, Reacher se la cava bene, pur senza colpi d'ala particolari e con le necessarie sospensioni di incredulità. E sognare che i buoni vincano e i cattivi siano sempre duramente castigati, non ha prezzo.