Red Faction: Armageddon
Il caos da solo non basta.
La ricostruzione, utilizzabile per rigenerare anche eventuali coperture fatte a pezzi nel bel mezzo di uno scontro, necessita infatti della completa mobilità del personaggio per produrre gli effetti sperati (Darius deve essere sempre orientato verso la direzione in cui si trova l'elemento che si intende "ripristinare), mobilità che sarebbe stata ridotta sensibilmente con dinamiche simili a quelle che siamo soliti vedere in Gears of War et similia.
Al di là delle implicazioni dovute alla sua implementazione, il processo di ricostruzione ambientale affidato al Nano-Proiettore ha comunque i suoi vantaggi, e unito al vasto e vario arsenale proposto spalanca le porte a un infinito numero di variabili tattico-strategiche che faranno la felicità di qualsiasi amante delle proverbiali "piogge di piombo". La possibilità di ricostruire coperture per difendersi e, così come impone la tradizione del brand, di distruggere le ambientazioni per trarne vantaggio, si traduce infatti in un'esperienza all'insegna dell'azione estrema in cui a spuntarla non è sempre il più potente, bensì il più abile e intelligente.
Considerando che la quasi totalità dell'avventura si svolge infatti nelle profondità del pianeta, con una serie di caverne e cunicoli che pur essendo davvero poco ispirati risultano perfetti per la straordinaria interazione ambientale di cui il titolo si avvale, la vostra capacità nello sfruttare gli scenari come delle armi si rivelerà, quasi sempre, la chiave dei vostri eventuali successi.
In aggiunta alla sempre sorprendente distruttibilità - che appare tuttavia meno appariscente a causa della minor estensione territoriale degli scenari - ciò che rende i combattimenti così intensi e di grande impatto visivo sono poi i numerosissimi esplosivi disseminati in ogni angolo del mondo di gioco.
Ad essere onesti credo che la quantità di barili, generatori e simili, sia a tratti eccessiva, una palese forzatura volta a spettacolarizzare l'esperienza più di quanto non abbia mai fatto Michael "Baboom" Bay nei suoi film. È comunque innegabile che, almeno nelle prime ore, gran parte dei videogiocatori trarranno una certa soddisfazione dalle innumerevoli esplosioni che avranno l'opportunità di causare.
Come detto in apertura i tantissimi alieni che si è chiamati ad abbattere nel corso dell'avventura, oltre ad essere poco vari, soffrono tuttavia di un'intelligenza artificiale davvero discutibile, che portandoli ad eseguire movimenti ed attacchi estremamente schematici, non creerà particolari problemi a chiunque abbia una certa dimistichezza con questo genere di produzioni.
Chiudono infine due modalità aggiuntive che garantiscono ulteriori stimoli per continuare a giocare anche dopo aver concluso la campagna principale. La prima, Rovina, è una modalità singleplayer in cui l'unico vero obiettivo è totalizzare il maggior numero di punti disseminando caos e distruzione in ogni dove; Infestazione, invece, è una modalità cooperativa aperta a un massimo di 4 giocatori, una sorta di Orda in chiave marziana in cui i giocatori sono chiamati a sopravvivere o a difendere specifici obiettivi dai costanti attacchi dei nemici.
In definitiva, almeno per il sottoscritto, la scelta di trasformare Red Faction in un TSP "duro e puro", abbandonando tutto ciò che di buono era stato fatto con Guerrilla, si è rivelata tutt'altro che vincente. Sebbene alcuni pregi del prodotto siano innegabili, primi fra tutti il poliedrico sistema di combattimento e la sempre impressionante interazione ambientale, è tuttavia impossibile ignorare tutti quei difetti che pregiudicano in maniera a dir poco significativa la qualità complessiva dell'esperienza.
L'eccessiva linearità dell'avventura, la discutibile narrazione e i limiti di un gameplay ancorato a dinamiche ormai appartenenti al passato, sono infatti limiti difficili da digerire, a cui neanche un buon multiplayer riesce a porre vero e proprio rimedio.