Red Steel 2
La prima sorpresa del 2010?
Jason VandenBerghe, Creative Director di Red Steel 2, è senza dubbio uno dei personaggi più irresistibili che mi sia mai capitato di incontrare nell'ambiente videoludico. Un tipo sulla quarantina che ricorda in qualche modo Rob Zombie, attitudine Rock'n Roll, parolacce a go go e un'onestà intellettuale a dir poco disarmante.
Non avevo mai sentito parlare di lui prima di qualche giorno fa (nonostante una brillante carriera passata tra EA e Activision, non siamo esattamente di fronte a Miyamoto o Schafer), eppure dopo il nostro incontro nella sede milanese di Ubisoft (due ore abbondanti a base di battutacce, spadate dalla fisicità prepotente e piacevolissime chiacchiere a ruota libera) ho una nuova certezza nella vita: "da grande" io voglio essere come lui.
Come del resto rimanere indifferenti dinnanzi a un personaggio tanto coinvolgente e fuori dagli schemi? Vi basti un aneddoto per inquadrare l'individuo: per mostrare la precisione chirurgica delle interazioni via MotionPlus a metà della presentazione, dopo aver recuperato un particolare tipo di shotgun, Jason punta il telecomando verso di sé e girandosi dice: "So che dovrei smetterla con questa fottuta gag, ma ho promesso ai programmatori del mio team che avrei mostrato ad ogni singolo incontro questa chicca del movimento 1:1 delle armi e proprio non riesco a fare a meno di farla...". Due secondi di studiatissima pausa e poi, con vocina cazzona "Ciao sono Kurt Cobain... BOOM!". Fucilata in faccia e via, ad affettare altri ninja cowboy. (una delle performance più politically correct degli ultimi anni, direi... ndSS)
VandenBerghe è certamente una persona innamorata in maniera genuina e profonda della sua creatura: crede fermamente nel nuovo corso del franchise e si esalta come un bambino nel presentare all'audience il gameplay all'arma bianca di Red Steel 2, condendo i già concitati scontri di questo western in salsa Jappo-cyberpunk con schiamazzi molesti e teatrali spacconate degne di un cattivo dei cartoni animati a caso. Un fenomenale spettacolo nello spettacolo, credetemi.
È stato ovviamente proprio il gameplay il focus principale del nostro incontro pre-release: come probabilmente saprete il titolo ha infatti subito un significativo slittamento rispetto al lancio autunnale previsto in origine, e Ubisoft ha deciso di approfittare del tempo extra per apportare consistenti miglioramenti a un progetto che allo scorso E3 mi aveva intrigato ma non propriamente convinto.
Los Angeles si è ad ogni modo fortunatamente rivelata un lontano ricordo, e a distanza di qualche mese Red Steel 2 mi è apparso in tutta la sua dirompente potenza. La direzione artistica tanto affascinante quanto ispirata non è stata certo un'inattesa novità: dopotutto la suggestiva commistione tra Sergio Leone ed Akira Kurosawa mi aveva già favorevolmente impressionato sin dai tempi del primissimo annuncio, ed è stata quindi "soltanto" una confortante conferma avventurarsi ancora una volta nell'iconico Far Est di Ubisoft.
Molto meno scontato invece l'evidente boost grafico riservato al gioco: con la sua granitica fluidità (i 60 frame al secondo sono goduriosamente distinguibili e assicurati) e la sua sontuosa pulizia visiva, Red Steel 2 risulta infatti un vero e proprio trionfo per gli occhi, e non esagero nell'affermare di aver visto davvero rarissimamente una grafica simile su Wii.