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Redeemer - recensione

Pugni pesanti come macigni.

Il panorama videoludico può contare su un numero decisamente nutrito di protagonisti violenti e arrabbiati. A Kratos sono girati talmente tanto che ha deciso di andare a sterminare personalmente buona parte del pantheon delle divinità greche e qualche titano. Asura invece, dopo il suo esilio, è tornato così pieno di odio da abbattere a suon di pugni qualsiasi cosa gli si parasse davanti, semidei e meteoriti inclusi. Vasily, protagonista di Redeemer, entra di diritto a far parte del club di quelli "talmente arrabbiati da spaccare tutto"; chissà se riuscirà il a placare la sua sete di sangue?

La storia del protagonista non brilla certo per originalità, anzi, è un mero pretesto per permettergli di frantumare le ossa a tutti quelli che incontra. Il suo torbido passato è costellato di azioni ignominiose, omicidi e violenze di ogni tipo per conto di una bieca corporazione militare. Giunto al punto di non ritorno Vasily decide di dare un taglio alla sua vita da mercenario e di nascondersi in un monastero sperduto tra le montagne. I suo vecchi datori di lavoro però sono gente che non dimentica, e dopo vent'anni di relativa tranquillità il passato torna a bussare alla porta... con il fucile spianato.

La narrazione si svolge attraverso alcune schermate fisse dal look fumettoso.

Così comincia l'avventura, il tempio è invaso dai militari e le stanze sono lorde del sangue dei monaci che hanno così ingenuamente accolto Vasily tra loro. Ovviamente l'ex mercenario non la prende affatto bene e non perde tempo prima di cominciare la sua opera di "redenzione". Vasily è un energumeno russo dal cranio rasato e la folta barba, una sorta di via di mezzo tra Kratos e Karazim a cui piace anche darsi da fare con le armi da fuoco.

Egli è in grado di sferrare calci e pugni, e alternarli tra loro per inanellare devastanti combo. Può parare gli attacchi o contrattaccare (attivando la parata con il giusto tempismo) e rotolare via con un rapido balzo. Oltre che a mani nude se la cava bene anche con le armi da mischia raccolte dai cadaveri dei nemici, tra bastoni elettrificati, machete, tubi di ferro, asce e coltelli non ha che l'imbarazzo della scelta. Queste però si consumano molto velocemente e la loro utilità termina nel momento stesso in cui si infrangono sul cranio di qualche malcapitato.

L'addestramento militare di Vasily ne fa anche un ottimo soldato, pratico con tutte le bocche da fuoco. Dopo aver messo KO chi le impugna può fare sue pistole, fucili, mitragliatori e qualsivoglia altro strumento di morte che funzioni a proiettili. Le armi da fuoco non si consumano come quelle da mischia, in compenso le munizioni si esauriscono in un batter d'occhio, cosa che ne limita comunque l'uso prolungato.

Armi ed estremità naturali non sono l'unico modo per affrontare i nemici. I livelli dispongono anche di un discreto grado di interattività, con elementi da lanciare di peso, come casse, estintori o sedie da ufficio, o punti che garantiscono un'uccisione istantanea. Basta infatti attirare un nemico nei pressi di un fuoco da campo o di un tavolo da lavoro dotato di sega circolare per mettere fine alle sue sofferenze con una rapida e spettacolare uccisione ambientale.

Brutalità e violenza sono le parole d'ordine di Redeemer, e il gameplay veloce e tecnico non fa che porre ulteriormente l'accento su questi elementi. Vasily è talmente furioso e accecato dall'odio che non ha bisogno di medikit o garze per riprendersi dalle ferite, l'unico modo che ha per recuperare vita è picchiare i nemici. Finisher e uccisioni che sfruttano elementi dello scenario ripristinano più energia, ma comunque ogni nemico mandato al tappeto contribuisce a farlo stare un po' meglio.

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Un elemento che ci ha lasciati un po' spiazzati, in una produzione che è sostanzialmente un moderno beat em up a visuale isometrica, è la possibilità di un approccio stealth. I livelli sono infatti pieni di nemici, ma questi diventano consapevoli della nostra presenza solo quando ci avvistano. Sorprenderli alle spalle significa mettere a segno una kill silenziosa, meno impegnativa e che ripristina un po' più di vita rispetto ad una scazzottata regolare.

Ad intervallare il nostro massacro indiscriminato ci sono alcuni scontri contro i boss. Pochini in realtà, se non si contano i mid boss che successivamente vengono riproposti come nemici all'interno dei livelli. Ad ogni modo le bossfights non spiccano per originalità e ci sono parse meno rifinite rispetto al resto. Oltre a questi, ogni tanto capita di finire in alcuni ampi spazi circoscritti e di dover affrontare frotte di nemici in sequenza. Queste sezioni sono rigiocabili in una modalità chiamata Arena, in cui dobbiamo vedercela contro ondate di avversari sempre più pericolosi e aggressivi.

Il titolo propone un livello di difficoltà non lineare, con picchi ingiustificati in determinati punti, che innalzano la sfida in modo artificioso e a tratti potrebbero frustrare i giocatori meno pazienti. Una disavventura che ci è capitata riguarda inoltre il mancato salvataggio dei checkpoint che inframmezzano i livelli. Questi servono infatti a non dover ricominciare tutto da capo durante una sessione, ma se si decide di interrompere per ricominciare la partita successivamente si dovrà rifare tutto il livello da zero, siete avvisati!

Per quanto concerne il versante tecnico siamo davanti ad una realizzazione che non spicca per originalità e contenuti. I nemici, sia umani che mutanti, sono archetipi già visti e stravisti: c'è il soldato standard, quello grosso e lento che picchia forte, quello veloce e sfuggente con il coltello. Ci sono i mostri deboli che si incontrano in gran quantità e quelli enormi e corazzati che è bene lasciar sfogare prima di passare al contrattacco. Il protagonista, per quanto aggressivo e implacabile non possiede il carisma del Cinereo Guerriero e si limita a picchiare tutti, davvero molto forte, ma senza renderci eccessivamente partecipi emotivamente della sua ira.

Cogliere il nemico alle spalle permette di eliminarlo immediatamente in modo spettacolare e truculento.

Il titolo inoltre è afflitto da alcune magagne tecniche, non gravissime, ma comunque in grado di inficiare parzialmente sulla fruizione complessiva. Innanzitutto il frame rate non riesce mai a rimanere stabile sui 60 fps, noi abbiamo testato il gioco su una macchina performante per cui gli evidenti cali che si verificano di frequente sono certamente legati ad una cattiva ottimizzazione. In un titolo diverso questa problematica sarebbe stata meno sentita, ma precipitare improvvisamente sotto i 30 frame durante una rissa è davvero una cosa poco piacevole. Capita spesso che le animazioni di Vasily e dei nemici diano vita a qualche glitch, con gente che entra ed esce dai muri, impatti fantasiosi o compenetrazioni poligonali dai risvolti comici.

In definitiva Redeemer è un buon gioco che però poteva essere ottimo. Un po' più di attenzione durante la fase di polishing avrebbe giovato all'esperienza, rendendola di sicuro più scorrevole e con un comparto animazioni migliore. Il livello di difficoltà poteva essere calibrato più saggiamente, evitando picchi ingiustificati seguiti magari da sessioni decisamente più semplici, soprattutto durante le fasi finali dell'avventura. Il nostro consiglio è di dargli una possibilità se siete amanti degli action ad alto tasso di ossa rotte e organi spappolati, se vi piace menare le mani qui c'è pane per i vostri denti.

7 / 10
Avatar di Andrea Forlani
Andrea Forlani videogioca da sempre e scrive da parecchio. Il suo ambiente naturale è la sedia davanti al PC e si nutre principalmente di cibo spazzatura. Se importunato, potrebbe difendersi tirandovi contro manciate di dadi da 20.

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