Skip to main content

Resident Evil 2 (remake) - prova

Quattro ore a spasso per Raccoon City.

Sono passati venti lunghi anni da quel lontano 1998, anno in cui vedeva la luce Resident Evil 2 sulla prima Playstation, uno dei capitoli più amati in assoluto dai fan della longeva saga di Capcom. Da lungo tempo, visto l'ottimo lavoro svolto sul remake del primo Resident Evil, la comunità ha continuato a fare pressioni sulla software house giapponese per avere un remake che fosse in grado di rendere onore all'originale.

Lo scorso E3 il velo su questo vociferato progetto è stato finalmente tolto, mostrando agli occhi dei fan un gioco completamente rinnovato non solo in una scontata componente estetica, ma anche e soprattutto in quel gameplay che era, per quel periodo, un piccolo gioiello.

Dopo alcune prove fugaci nel corso di questi mesi, abbiamo avuto la possibilità di visitare per ben quattro ore consecutive una Raccoon City ancora una volta sconvolta dalla pericolosa invasione degli zombie, tornando nuovamente, e con piacere, a vestire i panni di Leon Kennedy e Claire Redfield, che proprio in questo specifico capitolo facevano la loro prima apparizione.

Prima di addentrarci nei dettagli dei singoli personaggi, vale la pena sottolineare alcuni elementi che caratterizzano a livello generale il gameplay della serie. Tenendo fede alla filosofia adottata con Resident Evil VII (ed in parte all'originale Resident Evil 2), anche in questo remake ci troveremo ad affrontare una sfida decisamente survival.

La nostra video anteprima del remake di Resident Evil 2.Guarda su YouTube

Per tutta la durata della nostra demo la gestione di proiettili, erbe medicinali e strumenti di supporto è stata una caratteristica profondamente tangibile; gli zombie e le altre amenità create dal virus-G sono generalmente ostacoli ardui e dispendiosi da abbattere, e in più di un'occasione la scelta di aggirare il pericolo, al posto di affrontarlo, si è rivelata la migliore soluzione tra quelle disponibili. Il che, dopo Resident Evil 7, è la conferma della volontà di Capcom di riabbracciare il concetto della pura sopravvivenza.

Il primo elemento di rottura rispetto all'originale è quello delle inquadrature; gli sviluppatori hanno deciso di abbandonare la telecamera fissa per rendere più dinamica l'azione con una inquadratura "over-the-shoulder". Una scelta che ha cambiato anche il concetto stesso di ansia e paura all'interno dell'esperienza ludica.

Se in passato gli spaventi arrivavano per lo più da zombie scientemente posizionati negli angoli ciechi, ora gran parte dell'inquietudine viene trasmessa da un setting più cupo e poco avvezzo ad offrire al giocatore aree ampiamente illuminate.

Com'è stato già percepito nelle precedenti prove di questo remake, molti luoghi saranno estremamente oscuri, costringendo così il giocatore a muoversi, torcia alla mano, con estrema cautela. Il risultato è una serie di situazioni che ci hanno restituito un forte senso di instabilità emozionale, alimentata da quella paura di non avere la percezione di ciò che ci circonda all'interno delle stanze visitate.

Il tutto è pienamente supportato da un comparto audio che attraverso musica e suoni campionati, alimenta quel forte senso di ansia, vera costante all'interno della nostra prova.

Entrando invece nel dettaglio, le due campagne provate ci hanno dato la possibilità di apprezzare due approcci completamente differenti che, potenzialmente, si potranno avere con il gioco. Leon, il primo giocato, aveva un arsenale di tutto rispetto a sua disposizione ma, soprattutto, poteva contare sul supporto di Ada Wong, figura più che famosa all'interno della saga. La sezione testata ci chiedeva di passare dalle fogne per poter raggiungere la stazione di polizia, alla ricerca di Annette Birkin e del suo pericolosissimo siero.

Una delle più grandi novità riguardanti questo remake è sicuramente la possibilità di giocare nei panni di Sherry.

Si tratta di un'azione piuttosto dinamica e movimentata all'interno di un ambiente non particolarmente esteso, intervallata da una serie di sequenze puzzle da svolgere nei panni di Ada (personaggio giocabile a tutti gli effetti) in grado di spezzare il ritmo senza farlo mai scivolare nell'action. Tra le sequenze proposte nelle fogne abbiamo avuto modo di vivere anche quella con il famoso coccodrillo; divertente da giocare e ben realizzata, ma non aggiungiamo altro così da non rovinarvi la sorpresa.

Come dicevamo, se con Leon viene esaltata la fase di shooting (senza mai eccedere nell'action puro, lo ribadiamo), è nei panni di Ada che troviamo quegli elementi puzzle che hanno contraddistinto gli esordi della serie. Grazie ad un particolare strumento in possesso della donna vestita in rosso (abito che torna anche in questo remake), ci siamo trovati a risolvere svariati rompicapi in cui dovevamo analizzare la cablatura di alcuni interruttori, deviando i flussi di corrente in modo da poterli attivare.

Niente di innovativo, ci pare fin troppo palese sottolinearlo, ma è comunque un piacevole diversivo che come dicevamo poche righe sopra, è riuscito a cadenzare in maniera piuttosto valida il ritmo di gioco.

È proprio in queste situazioni che il vostro spirito di sopravvivenza si dovrà attivare!

Nei panni di Claire abbiamo avuto il piacere di rivivere un'esperienza molto più classica e aperta. I capisaldi dell'originale anche in questo caso sono gli elementi attorno a cui gli sviluppatori hanno successivamente implementato alcune novità; tra queste c'è sicuramente una mappa che è stata profondamente modificata e arricchita con nuove stanze e dettagli decisamente più corposi.

La prova con Claire ha spinto maggiormente l'acceleratore sulla componente esplorativa, chiedendoci di andare alla ricerca di chiavi, strumenti speciali che attivavano a loro volta altri oggetti e, ovviamente, tutta una serie di segreti da scoprire che non hanno mancato di arricchire molte stanze della centrale di polizia, tra cui, come da tradizione, miglioramenti per le nostre armi e collezionabili.

In questo girovagare c'è stata però una costante; una figura ingombrante che con il suo incedere minaccioso e inarrestabile ha contribuito in maniera significativa ad esaltare il concetto di pura sopravvivenza, e stiamo ovviamente parlando del Tyrant. Da un certo punto della nostra prova in poi, l'abominio creato dal T-Virus è diventato un elemento fisso all'interno dell'ambiente di gioco. Un mostro impossibile da abbattere ma con cui bisogna velocemente imparare a convivere, aggirandolo e seminandolo il più frequentemente possibile.

Il Tyrant sarà una presenza costante e soprattutto ingombrante; seminarlo non sarà un gioco da ragazzi!

Sebbene alcune stanze "safe" all'interno del gioco ci abbiano permesso di prendere fiato, salvare la partita grazie alle macchine da scrivere (bella citazione!) e riorganizzare l'inventario, il Tyrant viene percepito come una figura in grado di spostare completamente gli equilibri in determinate situazioni del gioco. Durante un'esplorazione finita male, ad esempio, ci siamo trovati chiusi all'interno di una stanza con tre zombie, due licker e il nostro ingombrante "amico": vi lasciamo solo immaginare com'è andata a finire.

Tra fughe improvvisate, ingranaggi sbloccati e segreti scoperti (tutte cose che per motivi di embargo non possiamo raccontarvi nel dettaglio), siamo arrivati alla fine della nostra demo. Una prova che prima di congedarci ci ha offerto un'ulteriore informazione, ossia la possibilità di giocare nei panni di Sherry Birkin. E proprio su questa rivelazione, si è interrotta la nostra prova.

Appoggiato il pad su tavolo della postazione che ci ha ospitato per quattro ore, la prima sensazione che abbiamo percepito è stata di sincera soddisfazione. La percezione che abbiamo avuto durante la prova di questo Resident Evil 2 è stata, sì, quella di tornare all'interno di un contesto conosciuto, ma allo stesso tempo in grado di stupire con intriganti novità.

Ada Wong non sarà solamente un personaggio giocabile etornerà a indossare il suo celebre vestito rosso!

A rafforzare la convinzione della bontà del lavoro svolto da Capcom c'è poi un comparto tecnico in grado di migliorare il già ottimo lavoro svolto con Resident Evil VII ma soprattutto, e questo ci piace ribadirlo, esaltare un concetto di paura che torna ad essere veicolato attraverso stanze buie, situazioni incerte, "jump scare" mai telefonati e quella ansiogena certezza di avere sempre un proiettile in meno di quelli necessari a sopravvivere. Questo remake si è fatto attendere parecchio ma, a quanto pare, il risultato sembra davvero andare oltre le più rosee aspettative.