Resident Evil 6 - recensione
(Re)master of horror?
Facciamo un patto: per i prossimi 10/15 minuti io eviterò di rompervi i cosiddetti con l'ennesimo racconto della mia storia d'amore con Resident Evil e voi smetterete di pensare di essere di fronte all'ennesima operazione commerciale operata da Capcom per spolpare fino all'osso una delle sue saghe più famose. Ok?
Ok, siamo qui. Il primo trimestre del 2016 è appena passato e ci ritroviamo a parlare di un gioco uscito quasi quattro anni fa. Avete anche voi un forte senso di "già visto"? La remaster-gen colpisce ancora una volta e lo fa con una delle saghe più amate di sempre, con la serie che tutti universalmente identificano come regina dei giochi horror: Resident Evil o Bio Hazard, per gli amici.
Pochi mesi fa Capcom annunciò di voler riproporre gli ultimi tre capitoli regolari del franchise su PS4 e Xbox One, con una strana pubblicazione in ordine cronologico inverso: prima Resident Evil 6, poi il 5 (in estate) e per finire quel RE4 che ha rappresentato la vera svolta della saga. Di questi ultimi due titoli abbiamo parlato svariate volte e ne riparleremo in occasione della loro ri-uscita, ora concentriamoci sul sesto episodio con un piccolo riepilogo della trama.
Sono passati 15 anni dall'incidente nella famigerata Villa Spencer e quasi 9 dalla definitiva caduta della Umbrella Corporation. Il mercato nero delle Biological Weapons però sembra essere più vivo che mai e il pericolo si cela ovunque, dalle grandi metropoli ai più lontani e oscuri angoli del mondo. Gli infaticabili Chris Redfield e Leon Kennedy sono ben lontani dall'età della pensione, anzi, le loro strade s'incrociano con una minaccia ancora più terrificante: parliamo del Virus C, un simpatico cocktail ottenuti miscelando i due precedenti ceppi virali con le Plagas. Il risultato? Non solo i contagiati diventano mostri senza anima e forma, ma le loro capacità fisiche vengono potenziate a dismisura. Le armi perfette. O quasi.
Rispetto ai capitoli precedenti, questo sesto capitolo offre ai giocatori non una singola storia bensì quattro trame che vedono al centro dell'azione tre coppie di protagonisti. In alcuni punti le loro strade s'incroceranno e occasionalmente si è costretti a vivere pezzi di gioco simili ma da punti di vista leggermente differenti. Interessante come idea di partenza ma aveva funzionato molto meglio in Resident Evil 2.
I primi ad entrare in scena sono Leon e la sua compagna di turno, l'agente Helena Harper, che in un prologo a dir poco esagerato introducono i giocatori alla loro nuova avventura. Portata a termine questa breve fase iniziale, utile a prendere confidenza con le novità apportare al gioco, si può scegliere quali delle quattro avventure affrontare per prima. Quella di Leon e compagna è forse quella che più di tutte assomiglia allo stile di gioco dei due precedenti capitoli, uno sparatutto in terza persona con atmosfere lugubri e buoni momenti di tensione.
Non mancano le novità, come dicevo poc'anzi, tra le quali spicca la possibilità di accumulare dei simil-punti esperienza (sotto forma di pezzi degli scacchi) utili a sbloccare nuove abilità con il procedere del gioco. Queste spaziano dall'aumento della resistenza dei protagonisti ad un loot dei nemici più generoso, passando per mille altre sfumature che per certi versi rendono l'esperienza di gioco leggermente diversa da giocatore a giocatore.
Nuovo è anche l'inventario, che consente di gestire tutti gli oggetti curativi in un'apposita schermata e le armi in un'altra. Inizialmente dovrete farci un po' l'abitudine, specie alla necessità di trasformare le classiche piantine curative in piccole compresse da riporre poi in un apposito contenitore, ma basterà poco per fare tutto in maniera automatica.
Impossibile invece abituarsi ad altre novità, che Capcom avrebbe fatto meglio a tenere per sé. Vogliamo parlare della possibilità di sparare da terra dopo essere stati colpiti o dopo aver fatto un atletico tuffo alla John McClane? Tale idea avrebbe dovuto rendere l'azione ancora più frenetica ma il risultato ottenuto è tutt'altro che piacevole, per non dire frustrante.
Discorso diverso per la possibilità di utilizzare attacchi corpo a corpo nel corso degli scontri. In parte tale meccanica era già stata introdotta in RE4 e RE5, ma era limitata all'utilizzo di mosse finali quando il nemico era prossimo alla morte. Qui, invece, è possibile utilizzare brevi combo legate all'utilizzo di una sorta di "barra della fatica". In alcuni casi tali scazzottate permettono di risparmiare un po' di proiettili, ma in presenza di troppi nemici diventano quasi inutili o addirittura dannose. In ogni evenienza, comunque l'introduzione di tale novità allontana quasi definitivamente Resident Evil 6 da quel concetto di survival horror a cui ci eravamo tanto affezionati.
La situazione peggiora ulteriormente quando si viene in contatto con le altre due coppie di protagonisti. La prima, composta da Chris Redfield e Piers Evans, pigia ulteriormente sull'acceleratore dell'azione trasformando di fatto questa fase di gioco in qualcosa di più simile a Gears of War si possa vedere su PS4.
E proprio quando pensi di aver visto tutto, entra in scena lui, Jake Muller. Ex mercenario, nonché figlio dell'ormai defunto Albert Wesker, Jake si butta nella mischia in compagnia di Sherry Birkin, la fragile bimbetta bionda di Resident Evil 2 divenuta ormai un agente capace e determinato. In questa terza porzione di gioco non esiste esplorazione e i vaghi enigmi vissuti con Leon lasciano spazio addirittura a sezioni platform.
I combattimenti con armi da fuoco vengono quasi completamente sostituiti da quelle corpo a corpo, grazie alla particolare prestanza fisica di Jake. Intendiamoci, le armi ci sono ancora ma tutto sembra essere stato disegnato per un approccio più fisico.
Fortunatamente a riportare il gioco su binari più consoni ci pensa lei, la donna in rosso, Ada Wong. La doppiogiochista per eccellenza torna protagonista dopo le vicende che l'hanno vista incrociare lo sguardo (e non solo) con Leon in Spagna nella mini avventura Separate Ways, ma stavolta il suo ruolo è, se possibile, ancora più importante. Ovviamente il perché lo lascio scoprire a voi, vi basti sapere che in questa fase dovrete agire in maniera molto più silenziosa e la soddisfazione che ne ricaverete sarà nettamente maggiore rispetto alle due deludenti sezioni precedenti.
Una volta terminata l'avventura principale, giocabile in coop sia online che offline, avrete a disposizione un bel po' di modalità accessorie, alcune delle quali anche piuttosto interessanti. L'immancabile mini-gioco Mercenari è disponibile in due versioni, una delle quali precedentemente disponibile solo su PC, e consente di vestire i panni anche di personaggi a sorpresa. Che ne dite poi della possibilità di entrare nella partita di un amico per assaggiarne le carni nei panni di uno zombi? Per farlo vi basterà trovare l'amico di cui sopra e selezionare la modalità Caccia all'Uomo.
Rispetto alle versioni uscite a fine 2012 su PS3 e Xbox 360, questa rimasterizzazione HD offre una risoluzione 1080p e un frame rate (quasi) stabile a 60fps. Il "quasi" si riferisce solo a sporadici scatti in un paio di filmati d'intermezzo e in un breve rallentamento riscontrato in una delle sezioni giocate nei panni di Jake Wesker-Muller, ma per il resto tutto è filato via liscio come l'olio.
Il download pesa quasi 18 GB, nei quali sono compresi anche i contenuti extra usciti nei mesi successivi alla data originale. A questi s'aggiungono anche un paio di opzioni originariamente presenti solo nell'edizione PC e qualche costume alternativo.
I problemi di Resident Evil 6 HD Remaster non risiedono nel lavoro di lifting operato per portare il gioco su PS4 e Xbox One, lavorando sulla versione PC uscita a suo tempo, ma nel titolo originale. Campagna di Leon/Helena a parte, tutto il resto ha ben poco a che fare con la saga che da 20 anni accompagna gli incubi degli appassionati del genere.
Se a suo tempo avete mancato l'uscita del gioco e state pensando di recuperarlo in memoria dei bei vecchi tempi, fate un bel respiro e pensateci bene. Quello che vi troverete di fronte è un gioco d'azione estremamente generoso in termini di quantità ma non altrettanto in ambito "qualità". Le avventure di Leon e Ada ricordano vagamente lo stile Resident Evil del quarto e quinto capitolo, ma tutto il resto naviga a vista in uno sconfinato mare di "perché?".
L'operazione amarcord proseguirà in estate con il quinto capitolo, seguito a breve distanza dal quarto... ma per rivedere un vero Bio Hazard temo che dovremo attendere ancora un bel pezzo, magari fino al già annunciato remake di RE2.