Resistance 2
In prima linea con Sony.
Microsoft ha calato il suo asso, Sony risponde. Dopo la recensione di Gears of War 2 di ieri, eccoci oggi a parlare di un titolo di cui si è detto di tutto, che si presenta ai nostri occhi, “come mamma l’ha fatto”. Niente più giri di parole, supposizioni o quant’altro: Resistance 2 è tutto qui ed è il momento di giocare.
Tutto nuovo: questa la prima sensazione una volta inserito il disco nella console, per vestire i panni del soldato americano Nathan Hale, impegnato nella guerra contro i Chimera in un setting storico totalmente alternativo in cui la Seconda Guerra Mondiale non è mai stata combattuta. L’impatto con l’ambiente di gioco, in cui sarete catapultati immediatamente, è dei migliori: l’atmosfera è resa in maniera eccellente e la differenza con il primo capitolo salta immediatamente agli occhi. Il grigio piatto del primo Resistance, fin troppo finto, si è trasformato in un tripudio di dettagli e piccole accortezze che rendono il tutto più vivo e credibile, con personaggi e oggetti ottimamente modellati e un livello qualità generale che favorisce in pieno l’immersione in un universo che, per certi versi, ricorda quello di Half Life 2.
Il sistema di controllo del vostro alter ego è stato completamente rivisto e la risposta ai comandi pare decisamente più immediata, con un sistema di mira più accurato (deputato ovviamente ai tasti dorsali del pad) e un metodo rinnovato anche in relazione alla scelta delle varie armi. Nonostante l’arsenale resti sempre variegato infatti, avrete a disposizione unicamente due armi da portare con voi, con conseguente miglioramento della parte “strategica” Naturalmente l’evoluzione di un FPS passa anche per l’inventario e Resistance 2, da questo punto di vista, fa la voce grossa: mitragliatrici, cannoni, carabine, fucili di precisione ma anche numerose scelte alternative lato Chimera, con la possibilità di far fuoco attraverso svariate superfici o restando al riparo dietro un angolo, sfruttando l’apposito dispositivo. La vera (e divertente) novità tuttavia, è costituita da new entry come la Magnum, pistolone in grado di passare a miglior vita piccoli nemici e di sfruttare la potenza di proiettili esplosivi per stragi di gruppo. In alternativa, potrete anche far saltare teste e arti utilizzando delle gustosissime e pittoresche lame rotanti. Dovrete ponderare per bene la scelta in alcune occasioni in relazione al nemico che dovrete fronteggiare, tenendo a mente l’inedito health system (rivisitato pure lui), che stringe l’occhio alle produzioni più recenti. La cara vecchia barra dell’originale, è stata sostituita dal classico “appannamento misto sangue” che precede la morte e svanisce restando al riparo. Peccato.
In generale comunque, la campagna principale è stata fondamentalmente costruita attorno al concetto di “distruzione di massa”, con sequenze che stringono l’occhio ai grandi classici del genere e mettono in risalto l’ottimo engine grafico, piuttosto stabile anche nei momenti di grande confusione (nonostante qualche drop, naturale, in condizioni estreme). Avrete a che fare spesso con veri e propri squadroni di nemici, dotati di una IA di tutto rispetto (con qualche buco una tantum), pronti a coprirsi vicendevolmente e a non esporre il fianco ai vostri attacchi.
Insomma, un minimo di cervello per proseguire nell’avventura è necessario o sarete irrimediabilmente massacrati insieme ai vostri nobili intenti. I momenti in cui vi troverete a fronteggiare grosse ondate di avversari (diciamo una trentina, senza soluzione di continuità) sono veramente tanti e spesso, per una scelta di design alla base, avrete veramente modo di trucidarli con un bel sorrisone stampato sulla faccia. Il bilanciamento tra le due situazioni comunque c’è e in linea di massima, l’azione è incentrata su un buon ritmo e frequenti cambi di passo, che non lasciano mai quella sensazione di “dispersione” che una tantum emergeva nel primo episodio