Resonance of Fate
Quando il GdR incontra lo sparatutto
Miscelare tra loro diversi generi può rivelarsi il modo giusto per ottenere un insperato divertimento e lo sviluppatore incaricato di farlo è spesso l’ingrediente principale di questa formula magica. Prendete un GdR e un gameplay esplosivo: quello che potrete ottenere da un team del livello di Gearbox è un FPS Western come Borderlands, pieno zeppo di trovate al limite del pazzesco e di armi da upgradare. Se invece dietro al tutto c’è tri-Ace, allora, avremo Resonance of Fate: un GdR giappo con combattimenti random e una serie di scontri bizzarri che seguono la meccanica a turni.
Naturalmente è doveroso fare un accenno veloce alla storia. Resonance of Fate è ambientato in un’inquinata Terra del futuro, sulla quale la popolazione vive in delle torri che sono attaccate a un gigantesco depuratore d’aria chiamato Basel. È un mondo socialmente instabile e le cose cominciano a peggiorare quando Basel inizia a dare segni di malfunzionamento.
Una trama che apparentemente sembra piuttosto ordinaria e il gioco stesso, a una prima occhiata, appare molto tradizionale. Il codice preview arrivato in redazione ci ha dato la possibilità di ritrovarci in una città piena di mercanti e NPC che vagano per la mappa di gioco, in attesa di scoprire tutti gli altri ingredienti che confezionano di solito un GdR: missioni principali e secondarie, mostri da combattere, dungeon da esplorare e boss da sconfiggere.
Se osservato più da vicino, però, il gioco si rivela molto più dettagliato e profondo, anche nelle scelte di design. Prendete lo scenario nella sua totalità.
Resonance of Fate è strutturato con una serie di mappe attaccate a una torre centrale e ogni livello di gioco ci porta sempre più in alto, in prossimità del cielo. Le stesse mappe appaiono costruite come se si volesse dare al gioco un look da GdR strategico.
All’inizio, la maggior parte degli incantesimi sono tutti bloccati, e l’unico modo per accedere a una nuova area è affrontare determinate missioni. Queste, al pari dei combattimenti casuali che di volta in volta si affrontano, ci ricompensano con una delle quattro parti che compongono ciascun incantesimo. Una volta ottenuto potremo lanciarlo materialmente sulla mappa per ottenere una nuova zona esplorabile.
Questo meccanismo indica che l’elemento esplorativo di Resonance of Fate ha un’importante componente puzzle, proprio perché c’è bisogno di ritrovare tutte le parti di un incantesimo per rendere “visibile” l’intera mappa di gioco.
È con il suo sistema di combattimento, comunque, che Resonance of Fate lascia realmente il segno. Gli scontri avvengono all’interno di mini-arene in cui a caso possono capitarci sia strambi clown piuttosto pericolosi, sia il più classico dei golem assetato di sangue!
Naturalmente ci sono diverse opzioni per la parata e per effettuare i vari movimenti, ma non aspettatevi un sistema di attacco tradizionale, da sparatutto in terza persona. Ogni membro del team ha un numero ben preciso di “punti azione”, che può usare per muoversi, per selezionare un obiettivo e per sferrargli contro una serie di colpi.