RIDE 4 (PS5) - recensione
È la versione migliore?
Con l'avvento della nona generazione di console ha fatto ritorno il classico valzer delle release appositamente potenziate per rendere giustizia alle specifiche dei nuovi hardware, secondo l'ormai annosa tradizione lanciata da Rockstar Games attraverso il suo mastodontico GTA 5. Dal canto nostro, questa ricorrenza pone un problema piuttosto complesso in termini di recensioni: a quali fra le nuove versioni ottimizzate di videogiochi già recensiti vale la pena dedicare nuove analisi?
Se a volte è molto difficile stabilire l'impatto portato dalle cosiddette versioni next-gen, questo non è assolutamente il caso di RIDE 4 di Milestone. Perché? Beh, perché la casa meneghina ha iniziato a presentare al pubblico la sua particolare versione PlayStation 5 fin dal settembre del 2020, promettendo di sfruttare al massimo le specifiche della nuova macchina, spingendo l'acceleratore sul tanto bistrattato SSD, sulle nuove possibilità di risoluzione e soprattutto sul controller DualSense, che alla fine della fiera si è rivelato l'arma segreta di Sony all'alba del balzo generazionale.
Tutto ciò per dire che sì, è vero, nel corso del 2020 abbiamo dedicato una lunga prova alla versione PC di RIDE 4 per poi recensirlo nella sua variante Xbox One X, ma questa particolare istanza meritava la giusta dose di attenzione, specialmente perché si tratta della primissima occasione per misurarsi con le capacità del DualSense nei confini di un racing al limite della simulazione.
In ogni caso, prima di gettarci a capofitto nel vortice delle novità, vale la pena di ricordare a quale creatura ci troviamo di fronte. RIDE 4 è il quarto capitolo della serie più libertina fra quelle prodotte da Milestone nell'universo delle due ruote; rigettando licenze affermate come quella della MotoGP, del Monster Energy Supercross e del mondiale di motocross, RIDE è nato per ricoprire il ruolo di "parco a tema" dedicato all'intero universo del motociclismo, regalando agli appassionati l'opportunità di confrontarsi con dozzine di categorie, veicoli e scenari differenti.
Certo, sullo sfondo dell'esperienza aleggiano le ombre della Superbike e dell'Endurance quali massime espressioni della potenza motociclistica nuda e cruda, ma sfogliando il catalogo dei costruttori è molto facile imbattersi nelle stesse bestie che molti fra noi portano a scalare il Ghisallo o le strade vicino casa nelle mattinate dei fine settimana soleggiati.
E forse questa rappresenta un po' una piccola grande pecca dell'esperienza offerta da RIDE 4: se da una parte è molto bello poter calcare l'asfalto del Nurburgring Nordschleife, piegare nel circuito di Monza o muovere le sabbie di Philip Island, dall'altra manca un pizzico della passione motociclistica più tradizionale e universale, quella che spinge centinaia di migliaia di appassionati a indossare la tuta e dare gas come matti in mezzo ad alcuni fra i paesaggi più belli del paese.
Un giorno ci piacerebbe avviare un ipotetico RIDE 5 e semplicemente trovare la libertà di circumnavigare l'interezza del Lago di Como a bordo di un KTM SuperDuke R, oppure quella di farsi strada nei deserti del Marocco immaginando di mettere in scena una Parigi-Dakar virtuale. Questo compito, in RIDE 4, è in parte assolto dai tracciati originali che fanno da contorno ai circuiti più blasonati del mondo, ma a nostro parere una simile deriva potrebbe rendere l'offerta ancor più succosa e accattivante.
Un'offerta che, in RIDE 4, include nella versione base oltre 170 modelli di moto di ogni genere (sono invece 81 quelli disponibili come DLC) e poco più di 30 tracciati, e che pur avendo leggermente diminuito il numero di telai rispetto al suo diretto predecessore si presenta in uno stato di forma smagliante, specialmente dopo la limatura tecnica next-gen. Insomma, RIDE 4 è al momento la quintessenza dell'universo delle due ruote in salsa videoludica, e l'unica tassa che si trova a pagare è quella di aver esordito poco dopo due fra le migliori istanze dedicate alla licenza della MotoGP. Ma questi discorsi li abbiamo già ampiamente affrontati, e oggi siamo qui per raccontarvi la tanto attesa versione PS5.
La versione PlayStation 5 di RIDE 4 poggia le sue radici su quattro pilastri fondamentali: la risoluzione in 4K e la performance a 60fps, le funzionalità del DualSense e lo streaming di dati tramite la nuova SSD. Quattro elementi che sono stati al centro della campagna marketing di Sony nel corso degli ultimi mesi, e che sarebbe stato molto facile ridurre ai classici proclami parte di qualsiasi periodo pre-lancio di una nuova console.
Alla prova dei fatti, d'altra parte, l'impatto del lavoro di rifinitura si fa sentire immediatamente, fin dal primissimo tempo sul giro che accoglie il giocatore pochi istanti dopo l'avvio del titolo. C'è da dire che la nostra esperienza è viziata dalla versione PC, capace di toccare già durante lo scorso autunno altissime vette d'immersione grazie alla minuziosa riproduzione dei mezzi scansionati in 3D, alla qualità del lavoro svolto con le texture e al sistema d'illuminazione, frutto di una resa tecnica senz'altro impossibile sulle macchine "old gen".
Ciò significa che il colpo d'occhio sarà più che pregevole per chiunque abbia provato RIDE 4 su PS4 o Xbox One, giocatori che scopriranno un enorme balzo qualitativo nelle texture e negli shader che disegnano la livrea di ogni singola moto. Allo stesso modo, anche le ambientazioni hanno beneficiato delle migliorie portate dal salto tecnologico, che si sono tradotte in un livello di dettaglio dei fondali che non ha alcun precedente nelle opere di Milestone su console. Gli unici spigoli evidenti risiedono in qualche fenomeno di pop-in nel fogliame degli alberi e soprattutto nelle immagini riflesse dai retrovisori, tradizionalmente complesse da realizzare in fase di sviluppo.
Ma al netto della semplice componente grafica, le novità più interessanti sono quelle portate dallo streaming di dati e dalla forza della CPU, che riescono a renderizzare i paesaggi in modo gradevole persino quando si viaggia in rettilineo a 300 chilometri orari. Ciò significa gare più fluide e più responsive, strade belle da vedere e soprattutto ricche di nuovi dettagli. Un tempo, posando lo sguardo fuori dal tracciato, capitava di notare qualche sbavatura nella resa della vegetazione o nelle texture delle villette, cosa che fortunatamente accade di rado sulla nuova ammiraglia di Sony.
Se state pensando qualcosa del tipo "niente che un PC di fascia medio-alta non possa fare", sappiate che vi state sbagliando, perché per completare l'equazione manca ancora l'impatto del DualSense. E il nuovo controller PlayStation, nel caso di RIDE 4, ha ricevuto una fra le migliori implementazioni fra quelle incontrate all'alba della nona generazione di console.
Anche se il parco veicoli di RIDE mette in scena una grande varietà di moto, e sarebbe impossibile riprodurre nel dettaglio i diversi feeling tanto per quelle ad erogazione morbida quanto per i telai più aggressivi, il feedback aptico del DualSense riesce a restituire una sensazione molto particolare, come sempre piuttosto difficile da spiegare in un testo scritto.
La vibrazione del controller accompagna l'erogazione e ciascuna sfrizionata, ed è un po' come se fosse ancorata all'andamento della lancetta del contagiri. Sono i grilletti resistivi a svolgere la maggior parte del lavoro, variando d'intensità a seconda del tipo di terreno e tenendo traccia dell'inclinazione del mezzo nel momento in cui si apre il gas. Al tempo stesso, è piuttosto evidente che Milestone abbia tentato di replicare il comportamento delle manopole lungo le corna ruvide del controller, trasferendo la tenuta delle gomme nel ritmo della vibrazione.
L'unica cosa che manca? Un pizzico di attenzione in più alla risposta del grilletto sinistro in fase di staccata, perché quando si tira la leva dell'anteriore ci si aspetterebbe un comportamento più aggressivo da parte del gamepad. Viene da sé che il solo poter parlare del "comportamento del controller" è una testimonianza concreta dell'impatto portato dalla tecnologia DualSense, qualcosa che regalerà grandi soddisfazioni nel corso della nona generazione di console. In questo senso ci sentiamo di fare un plauso ai ragazzi e alle ragazze di Milestone, che hanno avuto il coraggio e l'ambizione necessari per misurarsi con qualcosa di interamente nuovo.
Per il resto, RIDE 4 è sempre RIDE 4, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi piccoli difetti, spesso soggettivi e strettamente legati a una visione personale del racing game. Per chi volesse trovare una riproduzione estremamente fedele del proprio mezzo e dei propri accessori preferiti, magari da sfruttare in una lunga scalata dalle gare regionali fino alla griglia di partenza della Superbike, si tratta infatti di una sintesi quasi perfetta, a cui manca solamente una gestione più oculata del comparto sonoro per raggiungere lo stato di grazia.
Per tutti coloro che da un racing si aspettano anche qualcosina in più, magari perché sono stati forgiati dalla straordinaria varietà di Forza Horizon oppure dall'estremo realismo di Assetto Corsa, la strada da percorrere resta ancora in salita, perché il nucleo dell'offerta rimane saldamente ancorato a quella che potremmo definire la classica "formula Milestone", un nucleo creativo che oramai costituisce un vero e proprio marchio di fabbrica.
Il risultato è un videogioco che non vuole collocarsi fra i grandi simulativi, che non vuole sgomitare fra le eminenze del racing arcade, ma che tenta semplicemente di soddisfare il maggior numero possibile di appassionati delle due ruote attraverso uno scheletro ben eseguito, diretto e senza fronzoli. In poche parole, RIDE 4 è un videogioco dedicato al motociclismo e alla passione per le moto, niente di più e niente di meno.
La versione PS5 di RIDE 4, invece, rappresenta al momento la migliore per godere dell'esperienza a bordo del proprio bolide preferito, e non per una mera questione tecnologica. Semplicemente, è l'unica versione che, oltre a rispondere a qualsivoglia esigenza tecnica sfruttando al massimo le potenzialità dell'hardware, può contare anche sul peso delle caratteristiche del DualSense. E anche se per qualcuno non rappresenta nulla di rivoluzionario, sta di fatto che si tratta di una feature che esiste solamente nei confini di PlayStation 5.