Riot Games nega la sua complicità nel processo sulla discriminazione di genere - articolo
Due agenzie governative statunitensi tentano di screditare Riot Games e il consulente legale delle parti lese per ottenere un risarcimento di $400 milioni per gli attuali ed ex dipendenti.
Riot Games ha negato le accuse di essere collusa con il consulente legale dei querelanti in un'azione legale collettiva da parte del personale attuale e precedente della società.
Il Department of Fair Employment and Housing (DFEH) ha affermato che Riot Games stia tentando di ridurre al minimo l'importo che avrebbe dovuto pagare con l'accordo.
All'inizio di questo mese, due agenzie statali della California hanno presentato un'opposizione a un accordo preliminare concordato tra Riot Games e le parti lese di un'indagine in corso per discriminazione di genere.
Il DFEH ha evidenziato degli elementi dell'indagine che indicavano una possibile collusione, suggerendo la presenza di accordi trasversali e la cosiddetta “reverse auction”.
Il DFEH definisce la “reverse auction” come: “Una selezione collusiva tra l'imputato e l'avvocato più debole tra tutti quelli che hanno intentato la causa”.
A queste affermazioni si sono aggiunte ulteriori accuse di irregolarità procedurali e una mancanza di esperienza in materia per conto del rappresentate legale della parte lesa, Rosen Saba.
L'argomentazione del DFEH è incentrata sulla convinzione che i querelanti possano avere diritto ad un risarcimento di circa $ 400 milioni, rispetto ai $10 milioni attualmente in esame.
Inoltre, il DFEH afferma di utilizzare la stessa metodologia di Rosen Saba per raggiungere questa cifra, ma ha incluso nella sua stima anche la compensazione dei titoli azionari.
I titoli azionari sono “una parte significativa della retribuzione dei dipendenti, soprattutto per gli uomini”, ha dichiarato un portavoce del DFEH a GamesIndustry.biz.
"Il DFEH ha fatto affidamento su questi registri per presentare al tribunale una stima più accurata del divario retributivo”, ha aggiunto. “Riot no. La stessa Riot ammette nei suoi atti giudiziari che il risarcimento azionario non è stato preso in considerazione in nessuna delle analisi del divario retributivo utilizzate nell'accordo transattivo proposto”.
Sulla base dei documenti giudiziari, il DFEH sta tentato di aprire il caso che vede Riot Games collusa con Rosen Semba per ridurre al minimo l'importo che avrebbe dovuto pagare: una dichiarazione a cui il consulente legale della parte lesa si oppone fortemente.
Inoltre, il DFEH afferma che Riot Games vorrebbe impedire le indagini in corso dell'agenzia governativa sulla discriminazione di genere, avviate nell'ottobre 2018, un mese prima della presentazione della causa.
Tuttavia, il consulente legale di Riot Games respinge ogni accusa e sostiene invece che la cifra stimata dal DFEH sia “scandalosa, sconsiderata e senza base di fatto o di diritto”.
"La soluzione proposta è equa, ragionevole ed è pronta a fornire un significativo sgravio alla supposta categoria”, continua il documento. "L'obiezione del DFEH, realizzata con scopo di disinformare e depistare, cerca solo di ostacolare questo sollievo.”
Riot Games ha anche affermato che Rosen Saba è stato l'unico rappresentante legale a presentare istanza per questo caso, e quindi non c'era alcuna possibilità di attuare una “reverse auction”, come suggerito dal DFEH.
Un altro punto critico per il DFEH è che la soluzione preliminare non prevede alcun provvedimento esecutivo volto a porre rimedio alla discriminazione avvenuta all'interno di Riot Games.
Nonostante le molteplici accuse di discriminazioni di genere rivolte nei confronto degli sviluppatori di League of Legend, Riot Games continua a negare fermamente che si tratti di un problema sistemico. Di conseguenza, sostiene che non sia necessario un provvedimento ingiuntivo e sottolinea tutte le misure adottate nel corso dell'ultimo anno per combattere la discriminazione di genere sul luogo di lavoro.
Riot Games è stata tasparente riguardo ai suoi recenti sforzi in questo settore, e nell'agosto dello scorso anno Kotaku ha riferito che sono stati fatti dei reali progressi per superare quella tossica cultura machista dell'azienda.
"L'accusa del DFEH secondo cui Riot e la parte lesa fossero collusi per risolvere rapidamente la questione senza mediazione è anche una palese interpretazione errata”, si può leggere nei documenti giudiziari presentati da Riot Games in risposta al DFEH.
Riot ha anche messo in dubbio le “discutibili strategie” del DFEH e l'uso di “attività pubblicitarie per pubblicizzare la sua posizione e infangare la reputazione di Riot.”
A sostegno di questa posizione, un portavoce di Riot Games ha dichiarato a GamesIndustry.biz che la somma di $400 milioni di dollari era soltanto “clickbait”.
La risposta di Riot, tuttavia, è riuscita ben poco a placare il DFEH, che continua a mantenere fermamente la sua posizione.
"Il DFEH ha presentato un'obiezione per fornire informazioni al tribunale ai dipendenti non rappresentati e agli ex dipendenti perché le parti non hanno spiegato e continuano a non spiegare adeguatamente perché la soluzione proposta fosse ragionevole”, racconta un rappresentate a GamesIndustry.biz.
"Il DFEH stava semplicemente ponendo l'accento su dichiarazioni errate e stava correggendo i calcoli della parte lesa utilizzati per giustificare l'accordo. Il DFEH ha contestato l'accordo per promuovere e proteggere gli interessi del pubblico."
Il DFEH non è l'unica agenzia governativa ad essere intervenuta in questo caso: anche la Division of Labor Standards Enforcement (DLSE) si è opposta, sostenendo che le prove fornite non sono adeguate per giungere ad una decisione equa e ragionevole.
"Il processo è una raccolta di accuse confuse e la parte lesa non fa alcuno sforzo per spiegarne la fondatezza”, dicono i documenti presentati dall'agenzia.
Ancora una volta, Riot rifiuta queste affermazioni, sostenendo che l'opposizione del DLSE non riesce a dimostrare perché l'accordo sia ingiusto o irragionevole. Inoltre, Riot ha affermato che il tribunale dovrebbe valutare l'equità solo sulla base del feedback ricevuto dalla class action.