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Riscoprendo Mortal Kombat: la leggenda, la tecnologia e i porting per console - articolo

DF Retro analizza 16 differenti versioni di un classico dei videogiochi.

L'inizio degli anni '90 ha rappresentato un periodo fondamentale per l'evoluzione dei videogiochi di lotta grazie all'arrivo di due titoli leggendari che esistono e prosperano ancora oggi: Street Fighter 2 e Mortal Kombat. Questi giochi hanno ridefinito il concetto di combattimento uno contro uno ma, a differenza dello stile cartoonesco di SF2, l'opera di Midway ha catturato l'attenzione dei giocatori per via di un roster di personaggi memorabile, di un gameplay sorprendentemente profondo e un'incredibile livello di sangue e violenza a schermo. Il primo capitolo di questa immortale serie di picchiaduro, per quanto straordinariamente innovativo, è stato creato in tempi relativamente brevi da un team di sole quattro persone.

Mortal Kombat è nato come una sorta di esperimento condotto da tre amici: John Tobias, Rich Divizio e Daniel Pesina. I tre si sono filmati mentre eseguivano mosse di arti marziali con l'idea di digitalizzare quei video e inserire il risultato all'interno di un videogioco. Era la naturale evoluzione dell'approccio adottato da Atari per il suo Pit-fighter due anni prima. Uno dei programmatori di Midway, Ed Boon, non era entusiasta dell'idea proposta dai tre ragazzi ma apprezzava la prospettiva di lavorare su un gioco di lotta. Ben presto, dunque, si è pensato di coinvolgere nel progetto un artista del calibro di Jean-Claude Van Damme che, sfortunatamente, rifiutò l'offerta. A questo punto, il team doveva ripensare il concept del gioco mentre, ironicamente, Van Damme ha accettato di far parte della trasposizione cinematografica di Street Fighter 2.

I lavori su Mortal Kombat, tuttavia, proseguivano: con l'aiuto di Boon, le tecniche di digitalizzazione sono state ulteriormente rifinite e il gioco, alla fine, è arrivato nelle sale arcade. È stato un ottimo traguardo tecnologico per un gioco uscito nel 1992 basato sulle schede Midway Y-Unit, usate precedentemente per titoli come Smash TV e Total Carnage. Le specifiche dell'opera di Midway permettevano alle Y-Unit di visualizzare sprite grandi e colorati oltre che degli splendidi fondali in movimento. In generale, si trattava di caratteristiche di altissimo livello che, usate in combinazione, surclassavano le possibilità delle console domestiche dell'epoca.

La storia di Mortal Kombat narrata da DF Retro. Ogni singola versione del gioco rilasciata negli anni è inclusa in questo video!Guarda su YouTube

Una volta arrivato nelle sale giochi, la sua veste grafica strabiliante, la sua iper- violenza e il gameplay entusiasmante lo hanno reso istantaneamente un successo planetario ma il motivo per cui MK è così celebre si cela più in profondità. Mortal Kombat è un gioco semplice ma ricco di sfaccettature e, nonostante non possa contare sui tecnicismi di Street Fighter 2, è straordinariamente divertente da giocare: imparare a gestire i moveset dei vari personaggi regalava ore di puro intrattenimento.

Oltre a questo, comunque, c'erano anche tonnellate di segreti e le celeberrime Fatality: MK era una vera e propria miniera d'oro in termini di indizi sulla lore di quell'universo narrativo, personaggi sbloccabili e mosse speciali tutte da scoprire. Gran parte delle discussioni ruotava attorno a un misterioso combattente: Reptile. Il terzo, sfuggente ninja appariva casualmente nei match dei giocatori e lasciava piccole tracce che avrebbero portato alla sua scoperta. Per sfidarlo, si doveva raggiungere La Fossa (The Pit), una delle più famose ambientazioni del gioco.

Qui, se si scorgeva un'ombra sulla luna, si poteva avere una chance di combattere contro il criptico lottatore in verde. A questo punto, infatti, bisognava vincere entrambi i round del match senza subire danni e senza parare e concludere la lotta con una Fatality. Seguendo tutti questi passaggi si giungeva al confronto diretto con Reptile. Ovviamente, si trattava di circostanze fin troppo specifiche da replicare ed era veramente difficile capire il giusto metodo per raggiungere il boss segreto, all'epoca. Tutto questo, però, alimentava le speculazioni tra i fan e spingeva i giocatori a tornare in sala per tentare la fortuna.

Le versioni per console casalinghe erano inevitabili, visto il successo del gioco nelle sale arcade. A differenza dei titoli multipiattaforma odierni, questi porting erano affidati a diversi sviluppatori, ciascuno all'opera su una specifica versione, mentre Acclaim si sarebbe occupata del publishing. In totale, sono stati rilasciate 12 conversioni ufficiali del gioco e le differenze tra esse sono affascinanti per una serie di ragioni. In un'epoca in cui non esisteva ancora un organismo di classificazione dei videogiochi, ad esempio, la versione SNES del gioco è stata privata di qualsiasi accenno a sangue o Fatality e il livello di fedeltà al materiale originale era significativamente limitato dalle capacità delle stesse console.

Alcune voci suggeriscono che Ed Boon non fosse convinto della qualità delle versioni console del gioco al punto da volerne impedire il lancio ma, a quel punto, erano stati investiti troppi soldi per la produzione di questi porting e, alla fine, dovette cedere. A dirla tutta, nonostante la presenza di inevitabili compromessi tecnici, c'è molto da elogiare nelle conversioni del gioco, specialmente in quella per Mega Drive/Genesis, operata dallo sviluppatore inglese Probe Sofware. Sotto molti aspetti, la versione per SNES (realizzata da Sculptured Software) era tecnicamente superiore ma era anche piagata da un fortissimo ritardo nei comandi: un vero e proprio flagello per un gioco di lotta uno contro uno. Ad ogni modo, però, i problemi tecnici andavano in secondo piano se si considerava il grosso quantitativo di tagli contenutistici apportati alla versione SNES: se consideriamo che il gioco originale era definito da violenza, sangue e mosse letali, era chiaro che i giocatori su console Nintendo avessero ricevuto una versione pesantemente ridotta.

La scheda arcade di Mortal Kombat era piuttosto potente per i suoi tempi. Quest'ultima era capace di visualizzare sprite molto grandi e colorati, oltre che sfondi dettagliatissimi e dinamici. Ecco una comparativa tra gli sprite di tutte le versioni del gioco.

Il video di DF Retro, embeddato poco più sopra in questo stesso articolo, copre tutte le versioni ufficiali (e non) del gioco. Sono inclusi i porting di Acclaim e anche le edizioni per PC e Amiga oltre a uno sguardo alle versioni pirata del gioco pensate per i mercati in cui il NES/Famicom era ancora molto forte, nella metà degli anni '90. Nel periodo successivo sono arrivate anche delle console portatili dedicate al gioco ma è particolarmente e inaspettatamente brillante la versione hombrew creata per Atari Lynx. Date un'occhiata al video per vederla in azione ed immaginate, per un attimo, cosa sarebbe successo se quella conversione fosse stata lanciata durante il Mortal Monday (giorno in cui sono state messe in commercio le edizioni per console casalinghe di Mortal Kombat).

La storia di MK, comunque, non finisce qui. Negli anni successivi sono apparsi molti altri porting, tra cui quello impressionante per Mega CD/Sega CD. Più tardi, nel 2004, Mortal Kombat Deception è stato lanciato su console domestiche con un disco bonus per l'edizione PS2 che includeva una versione emulata del gioco arcade originale. Se ad un'occhiata superficiale potrebbe sembrare una grande idea, va segnalato che quest'ultimo porting presentava una serie di difficoltà tecniche come una risoluzione interpolata a 480i con un pessimo filtering delle texture, qualche occasionale rallentamento e problemi legati all'audio.

Questa interpretazione emulata dell'originale è apparsa anche su PSP nella raccolta di classici Midway Arcade Treasures: Extended Play. Quest'ultima si è rivelata una grande conversione del gioco, grazie anche alla risoluzione nativa della portatile Sony (480x272) che si avvicinava parecchio a quella delle macchine arcade originali (400x254) e che permetteva di visualizzare fedelmente le pixel map degli asset originali per la prima volta. È vero, bisognava scendere a patti con delle invasive bande nere laterali ma tutto era renderizzato in modo analogo alle versioni arcade: una sorpresa veramente gradita.

Durante le nostre ricerche per la stesura di questo articolo per DF Retro abbiamo rigiocato con molte delle conversioni del gioco e abbiamo alcune raccomandazioni da fare a chi volesse recuperare questa gemma del passato. In termini di porting veri e propri non possiamo fare altro che consigliarvi due versioni specifiche: quella per Sega CD e quella per MS-DOS. Entrambe hanno i loro problemi, sia chiaro, ma sono anche le più fedeli al materiale originale. Ovviamente, il sistema MAME è senza dubbio il miglior modo per sperimentare il gioco oggi, a meno che non siate in possesso di un cabinato arcade.

In ogni caso, la composizione di questo articolo ci ha permesso di rafforzare la nostra convinzione che Mortal Kombat sia ancora oggi uno dei giochi picchiaduro più importanti di tutti i tempi. Non c'è dubbio che abbia contribuito all'evoluzione dei giochi di combattimento uno contro uno oltre ad aver definito il sistema di classificazione dei videogiochi negli Stati Uniti (elemento che ha favorito la comparsa di più giochi per un pubblico adulto). In un genere spesso dominato dall'eccellenza giapponese, il solo pensiero che un gioco di lotta prodotto in America sia ancora tanto rilevante al giorno d'oggi la dice lunga sulla qualità dei vari episodi della serie apparsi nel corso del tempo. Ben 27 anni dopo il lancio del primo capitolo, infatti, il franchise è ancora molto forte e l'entusiastica accoglienza riservata a Mortal Kombat 11 lo dimostra.

Avatar di John Linneman
John Linneman: An American living in Germany, John has been gaming and collecting games since the late 80s. His keen eye for and obsession with high frame-rates have earned him the nickname "The Human FRAPS" in some circles. He’s also responsible for the creation of DF Retro.
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