Rise of the Argonauts
Mitologicamente controverso.
Giasone è proprio un tipo tosto, come lo ricordavo dai tempi della scuola. La mitologia greca mi ha sempre appassionato e l’idea di sfidare gli dei per ottenere il giusto riscatto per un torto subito, è un concetto assolutamente terreno e che, con le giuste proporzioni, sento anche discretamente mio (ma questa è un’altra storia).
Rise of the Argonauts è un titolo controverso, di quelli che spaccano la critica, anche a giudicare dalle prime impressioni e dai primi voti, ottenuti in giro per il mondo dalla stampa specializzata. Un gioco di quelli che un giornalista pensa magari di poter giudicare dopo un paio d’ore, pensando che si tratti del tipico “spacca tutto e via”, che non passa mai di moda.
Intendiamoci: io sono un grandissimo appassionato del genere, per carità: amo quei giochi che finiscono in un weekend, dove l’unica preoccupazione che ho, una volta infilato il DVD nella 360, è quella di ammazzare tutto quello che mi passa davanti. Mutilazioni, sangue, combattimenti spettacolari e una storia inesistente, tutta da skippare, che se non ci fosse stata sarebbe stato lo stesso. Perfetto, per rilassarsi, tanto quanto un gioco Live Arcade.
Bene: questo era ciò che cercavo in Rise of the Argonauts e, venendo subito al punto, non ho trovato. Rise of the Argonauts in un certo senso però, è stato venduto male da Codemasters, perchè fa il verso a God of War ma alla luce dei fatti con GoW e gli altri, non c’entra niente di niente. Si picchia, si acquisiscono mosse speciali e si preme forte sul pad direte voi, come può non essere annoverato in una categoria a cui sembra appartenere di default? Ve lo spiego io perchè: incuriosito dalla materia e dal setting, a differenza di altre volte, ho approcciato i dialoghi e le sequenze legate alla mitologica trama, con attenzione e curiosità. Ebbene: Rise of the Argonauts è semplicemente il titolo con la migliore localizzazione arrivato in Italia negli ultimi anni probabilmente. Una roba da far impallidire un Mass Effect qualsiasi, nonostante qualche problema di lip sync ben evidente sin dalle prime battute.
Localizzazione? Doppiaggio? E chi se ne frega, penserete: noi vogliamo picchiare. Cambiate approccio: le epiche gesta di Giasone e la sua ciurma, sono infatti raccontate in maniera talmente accurata, elegante e credibile che il focus, per quel che mi riguarda, è finito più sulle sequenze parlate, che sul comunque indispensabile “contorno”, passato in realtà per il core vero e proprio del titolo, in cui si affettano nemici a getto continuo.
Analizziamola quindi, la componente hack’n’slash. Giasone si muove con lo stick sinistro, la telecamera è affidata al destro. Due gli attacchi a disposizione: uno veloce e poco dannoso, l’altro pesante e utilizzabile per amputare/spappolare/decapitare/varie il cattivo di turno. Con la pressione di uno dei dorsali è possibile compiere affondi in scatto, utilizzando una delle tre armi disponibili: una spada, una mazza e una lancia (che potrete anche scagliare lontano), da affiancare al gigantesco scudo (con cui allontanare il nemico e parare tramite il grilletto sinistro).