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Rogue Trooper Redux - recensione

La remastered che non ci aspettavamo.

Inutile negarlo, quello che stiamo vivendo è un periodo fin troppo affollato di remake e remastered. La riedizione di un vecchio capolavoro dovrebbe, se il mondo girasse per il verso giusto, servire a chi non era riuscito a godersi il titolo al tempo dell'uscita, vuoi perché troppo giovane, vuoi per mille altri motivi. La verità invece è che queste operazioni commerciali dalla moralità controversa sono in grado di fare leva sul fattore nostalgia di migliaia di utenti, disposti ad aprire nuovamente il portafogli per rigiocare la killer app della loro infanzia tirata (non sempre come si deve) a lucido.

Nella maggior parte dei casi queste manovre di lifting digitale interessano pietre miliari, giochi iconici che meritano di trasmigrare da una piattaforma ormai vetusta ad una più moderna. Un vero peccato che talvolta non sia passata nemmeno una generazione prima che il titolo venga proposto nella nuova versione super definitiva rimasterizzata in ultra 4K, ma questo non è il nostro caso. Rogue Trooper Redux è un TPS uscito nel 2006 su PS2 e ora rimesso in forma per girare come si deve sulla nipotina della console originale.

Parliamoci chiaro, Rogue Trooper non è stato esattamente quello che si definisce una gioco indimenticabile. Qui non stiamo parlando di God of War o di Metal Gear Solid, di cui far uscire un bel cofanetto con tutti i capitoli in modo da appagare il collezionismo compulsivo di milioni di fan, ma di un titolo dalle meccaniche solide, forse anche innovative per i tempi in cui è uscito, ma da qui a dire che ne sentivamo la mancanza, ce ne passa. La sua versione Redux si rivolge quindi ai sostenitori più accaniti, a fan così sfegatati da decidere di ignorare completamente titoli di più recente concezione in favore di un inaspettato fantasma del passato.

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La storia di Rogue Trooper Redux affonda le proprie radici nella rivista a fumetti britannica degli anni '80 chiamata 2000AD. C'è una sanguinosa guerra in corso tra due fazioni, i Southers e i Norts, le quali si combattono sull'ormai devastato pianeta di Nu Earth. Purtroppo il massiccio impiego di armi chimiche ha contaminato in modo irreparabile l'atmosfera, rendendo inabitabile il pianeta. Mentre i Norts si servono di scafandri e respiratori per potersi muovere i Southers decidono di aggirare il problema creando i GI, ovvero dei soldati geneticamente modificati per essere delle perfette macchine da guerra immuni a qualsiasi tossina presente nell'aria. Questi militari dalla pelle blu vengono quindi scaricati su Nu Earth con l'infame compito di combattere la guerra al posto dei loro creatori.

Noi vestiamo i panni del soldato Rogue, carne da macello come ce n'è tanta in giro, ma che ben presto di trova a diventare un "one man army", nel vero senso della parola. Quando un commilitone passa a miglior vita infatti dal cadavere del GI è possibile estrarre il biochip e inserirlo in un pezzo dell'equipaggiamento, in modo che l'anima del guerriero possa continuare a vivere (e combattere) al servizio dei Southers. Nel giro di pochi capitoli Rogue riesce a "salvare" tre suoi compagni, di fatto rendendo la propria attrezzatura più efficiente e loquace di qualunque altra.

Il soldato Gunnar viene inserito nel fucile, dotando l'arma di una mira assistita, del silenziatore e di un'ottica ideale per abbattere bersagli sulla lunga distanza. Come se ciò non bastasse è anche possibile piazzare l'arma e sfruttarla come una torretta in modo da avere fuoco di copertura nelle situazioni più sfavorevoli. Bagman va invece nello zaino, che si trasforma in una sorta di mini officina per il crafting portatile.

Il lavoro svolto su texture, luci e modelli è lodevole, ma non riesce comunque a rendere del tutto attuale una produzione vecchia più di dieci anni.

Raccattando rottami dai cadaveri dei nemici possiamo infatti costruire munizioni e acquistare potenziamenti per l'equipaggiamento. L'ultimo Helm (si, la fantasia coi nomi si spreca) indovinate dove va a finire? Esatto, nell'elmetto. Da quel momento in poi possiamo sfilarlo dalla testa e usarlo per aprire porte bloccate elettronicamente oltre che avere accesso ad un ologramma con cui ingannare brevemente i nemici.

Il titolo ripropone un gameplay da TPS con un sistema di coperture dinamico rivisto e aggiornato che, al netto di qualche incertezza, risulta al passo coi tempi. C'è la possibilità di un approccio stealth anche se, dopo svariati tentativi, abbiamo appurato che un bel conflitto ad armi spianate è decisamente più efficace. La campagna è articolata in 13 missioni che si susseguono in maniera lineare e senza proporre un level design in grado di far gridare "al miracolo" o di proporre situazioni memorabili. Tutte le trovate caratteristiche, come colpire le torrette in un punto vulnerabile per vederle detonare o far fuori più nemici con un sol colpo ben piazzato alle bombole sotto pressione assicurate alla loro schiena, se al tempo (forse) poteva essere considerato innovativo, ad oggi sa di già visto.

La campagna ricalca esattamente quanto già visto nella precedente incarnazione del titolo, ma a disposizione dei nuovi acquirenti sono state messe due modalità cooperative multiplayer. Assedio non è altro che la classica Orda, in cui bisogna resistere ad ondate sempre più numerose di nemici. Progressiva invece ci mette di fronte ad un conflitto con diversi Norts con al contempo l'obiettivo di raggiungere un punto della mappa specifico. Seppur sia presente la possibilità di definire diversi settaggi, come il tempo limite o le vite totali, queste aggiunte risultano prive di mordente, un valore aggiunto decisamente trascurabile.

Il sistema di coperture funziona ancora benone e la mira assistita permette di fare veri disastri a media-corta distanza.

Rogue Trooper può vantare la dicitura "Redux" nel titolo grazie soprattutto alle migliorie di natura tecnica. Queste, a onor del vero ci sono, e rendono davvero il gioco più bello da vedere. Texture in alta definizione, impianto di illuminazione dinamico e qualche modello rivisto però non riescono da soli a tenere in piedi una produzione che sente il peso degli anni. Le animazioni sono quelle che erano, e ad oggi alcune di esse risultano buffe come quelle di alcuni giocacci di infima categoria che gli youtubers usano per raccattare qualche views. Le ambientazioni inoltre, proprio per come sono state concepite dalla direzione artistica, risultano spoglie e piatte; insomma, di pianeti rocciosi, brulli e spazzati da venti sabbiosi ne abbiamo visti di molto più belli (qualcuno ha detto Killzone?).

Anche le modifiche atte a modernizzare il gameplay, come le coperture dinamiche o il sistema di mira che stringe l'inquadratura sulla spalla, sembrano essere state inserite con eccessiva leggerezza. Lo sgradevole risultato è che spesso il modello del personaggio si trova in mezzo alla linea di visuale, impedendoci di inquadrare il bersaglio e mettendoci alla mercé del nemico.

A conti fatti questa riedizione, che nessuno sembrava chiedere a gran voce, lascia un po' il tempo che trova. Si è fatto quel che si è potuto per svecchiare il titolo, ma purtroppo quando l'anzianità è radicata in meccaniche di gioco e animazioni, non c'è alta risoluzione che tenga. Consigliato giusto a quelli che amano il brand più della loro stessa madre, per tutti gli altri amanti dei TPS d'annata recuperatevi Gears of War o Uncharted e andate sereni.

6 / 10