Romancig SaGa 2 - recensione
Una guerra inter-generazionale che arriva in occidente dopo 24 anni.
Ci sono voluti ben 24 anni perché Romancing SaGa 2, quinto capitolo della serie di jRPG SaGa targata SquareSoft, arrivasse in occidente. Nonostante i primi quattro capitoli (Final Fantasy Legend I, II, e III, e Romancing SaGa) furono pubblicati in Nord America (ma puntualmente non in Europa), Romancing SaGa 2 ed il suo diretto sequel, misteriosamente, non ricevettero mai una localizzazione occidentale.
Fortunatamente, Square Enix ha deciso negli ultimi anni di riproporre gran parte dei suoi più fortunati GDR a 16-bit su dispositivi mobile, PC e console moderne, e con l'arrivo sul mercato di Switch il publisher ha pensato bene di portare Romancing Saga 2 finalmente in occidente sulle piattaforme più diffuse. Dopo il porting dello scorso anno per iOS e Android, l'RPG che abbiamo tanto desiderato arriva quindi su Switch, PS4, PS Vita, Xbox One e PC, con una serie di novità e migliorie che andremo ad analizzare in questa recensione.
La storia di Romancing SaGa 2 narra di un regno travagliato dalla guerra, in continua evoluzione in base alle nostre azioni. Una breve storia ci introduce la situazione geo-politica del piccolo regno di Avalon, in lotta con i "Sette Eroi" che si sono ribellati alle leggi del regno. Si tratta di una guerra che non coinvolge una sola schiera di protagonisti, ma è una lotta inter-generazionale. Cominceremo l'avventura nei panni del re Gerard, ma gli eroi che condurranno al suo fianco l'avventura non saranno gli stessi durante tutto il gioco, visto che la battaglia durerà più della vita stessa di una persona. Quando un eroe perirà in battaglia subirà infatti una permadeath, e dovrà essere sostituito.
A tal scopo, gli sviluppatori avevano inserito a suo tempo un interessante sistema di Life Points, tramite cui è possibile trasferire le abilità da un eroe a quello che gli dovrà succedere. Oltre al classico aspetto ruolistico in battaglia, che risulta abbastanza simile a quello di jRPG contemporanei come Final Fantasy o Chrono Trigger, il gioco offre anche un'interessante componente gestionale. Nei momenti di pace dovremo infatti, in qualità di monarca, prenderci cura del nostro regno prendendo tutta una serie di scelte gestionali che decideranno le buone o cattive sorti del reame, a cominciare dalla gestione finanziaria controllando entrate e spese del nostro impero.
Coi fondi disponibili presso il tesoriere possiamo ad esempio spendere denaro per la ricerca di nuovi incantesimi, materiali per gli equipaggiamenti o creare servizi logistici. Lo stesso regno può essere espanso, e un cancelliere sarà sempre pronto a darci nuovi incarichi o situazioni che hanno bisogno della nostra attenzione per essere risolte, così da poter mantenere il regno in buona salute e permetterne l'espansione.
Al termine di ogni spedizione avventuriera avremo ovviamente bisogno di riposare, recuperare le scorte dei consumabili dell'inventario e potenziare i nostri equipaggiamenti. In città possiamo quindi trovare diversi commercianti che saranno ben lieti di offrirci tanta bella merce in cambio del denaro ottenuto dalle tasse e quello accumulato in battaglia. Nel castello c'è pure una bella armeria in cui possiamo depositare tutto quello che non ci serve al momento e tenere un buono stock di ciò che ci servirà in un secondo tempo.
Benché l'aspetto gestionale sia abbastanza sviluppato e funga da buon diversivo rispetto alle battaglie, sono comunque queste ultime a costituire il fulcro dell'esperienza di gioco, e passeremo ore ed ore a combattere con mostri e villain di ogni tipo. L'impostazione di base è abbastanza simile ai giochi di Final Fantasy a 16-bit, con le formazioni che iniziano a svolgere un ruolo determinante man mano che si va avanti nel gioco. Piuttosto che sul livellare, il sistema di upgrade dei personaggi ruota attorno alle skill e alle armi (ne possiamo brandire fino a quatto contemporaneamente). Abbiamo anche qui diverse classi, di cui impareremo presto pregi e difetti e ad avvantaggiarcene nei momenti più propizi.
Il sistema di combattimento, seppur possa sembrare datato al giorno d'oggi, venticinque anni fa era veramente profondo e regalava soddisfazioni a profusione una volta padroneggiato. Basti pensare che i personaggi possono essere stesi ad ogni battaglia, ma recuperano gli HP al termine di ogni scontro (scelta abbastanza singolare), e che sono invece i Life Points a essere determinanti, visto che una volte arrivati a zero perderemo per sempre quel personaggio. Il grinding si rivela però una componente preponderante, e se poteva essere un elemento standard un quarto di secolo fa, oggi potrà annoiare facilmente i giocatori moderni dopo appena un paio d'ore.
Dal punto di vista tecnico, il gioco fa comunque una bella nonostante la sua anzianità. Questo non sorprende, perché ArtePiazza, che è noto per il suo lavoro di restyling ai giochi di Dragon Quest, ha messo il suo zampino anche su questa riproposizione. Oltre alla risoluzione aumentata e qualche filtro grafico aggiunto, ci sono ora nuovi dettagli, nuovi background e animazioni che conferiscono nuova vita al titolo originariamente uscito su SNES. Da questo punto di vista, l'opera di restyling si dimostra più valida e meno pigra rispetto al trattamento riservato alle recenti release per piattaforme moderne dei titoli a 16-bit di Final Fantasy.
Lo stesso non si può dire per i controlli però, che risultano spesso imprecisi e laggosi. Se non si lascia il tasto della corsa è infatti spesso quasi impossibile riuscire a passare attraverso a una porta, concetto che si può tranquillamente estendere alla fuga dai nemici che vagano per il mondo di gioco, visto che non appena passiamo loro vicino finiranno per inseguirci, ma con dei controlli spesso imprecisi è facile imbatterci in incontri del tutto indesiderati.
Cosa più unica che rara, ma di certo gradita, è che gli sviluppatori hanno aggiunto a questo porting dei nuovi contenuti inediti, nella forma di nuove classi personaggio, quattro nuovi dungeon che ci daranno accesso a retroscena sulla storia dei Sette Eroi, e una New Game Plus che permette di ricominciare il gioco mantenendo gli oggetti acquisiti nella prima run.
Tecnicamente parlando, il gioco arriva su console fisse e portatili come un porting stretto da dispositivi mobile, con tutti gli inconvenienti del caso, a cominciare dall'HUD, passando per l'eccessivo distacco tra personaggi e fondali, per finire coi controlli, spesso imprecisi e caratterizzati da una buona dose di lag.
Tirando le somme, Romancing SaGa 2 è un interessante jRPG old-school che arriva su piattaforme moderne ed è un'ottima occasione per giocarci visto che originariamente non era arrivato in occidente. Offre un'esperienza un po' diversa rispetto ai giochi di ruolo dell'epoca, aggiungendo un'interessante componente gestionale che può intrattenere anche oggi. La componente narrativa non è molto sviluppata, e ciò potrebbe invogliare diversi nuovi giocatori (anche perché i testi sono solo in inglese), che però potrebbero essere scoraggiati dal fondamentale grinding, visto che più avanti si andrà e più la curva di difficoltà dei nemici diventerà alta.
Consigliamo pertanto l'acquisto se si è amanti dei jRPG vecchia scuola e se si ha la pazienza di passare oltre certi aspetti ormai dimenticati dagli rpg moderni. Magari approfittando di un buono sconto. Tra le varie versioni disponibili, quella Switch ci sembra la più azzeccata, visto che lo schermo da 6,2 pollici rende giustizia a una grafica non proprio moderna e potremo interrompere il gioco per poi riprenderlo semplicemente usando il tasto sleep.