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Roundup Giochi per Facebook

C'è vita oltre a FarmVille?

Sorority Life

Nonostante i tentativi di qualcuno e gli sforzi di altri, è ancora difficile riuscire dare una dignità di opera d'arte al videogioco: forse è difficile comprendere che non tutti i videogiochi possano essere considerati delle espressioni elegiache del pensiero o, più probabilmente, è la nostra concezione d'arte che dev’essere rivista. Partendo da questa premessa, è però chiaro che non sempre si possano trovare echi di Shakespeare uccidendo senza motivazioni psicologiche il mostro di turno oppure saltando da una liana all'altra, ma nonostante ciò spesso viene comunque raggiunto lo scopo ultimo del nostro passatempo: divertire.

Sorority Life lo fa alla sua maniera, proponendo un concept che potrebbe illudere di trovarsi di fronte a un simulatore di Barbie ambientato nei college americani, ma che in verità cela un’anima molto più simile al vecchio ma mai domo Tabboz Simulator.

Una volta creato il proprio personaggio (rigorosamente femminile), scegliendo fra un range invero abbastanza ristretto di opportunità che riguardano capelli, vestiti e occhiali, e preso atto di doversi barcamenare fra tre diversi indicatori (Confidenza, Energia e Stamina), sarete infatti pronti a giocare nel tentativo di far evolvere la vostra bella donnina fra balli, party e festeggiamenti vari.

Tutti potranno mettere alla prova il fascino femminile che c'è in ognuno di noi.

Sono diverse le possibilità di creare degli eventi oltre che di partecipare a dei mini giochi, occasioni dove vedrete la vostra eroina acquisire esperienza (il come lo lascio all'immaginazione maschile...) e crescere di livello, così da guadagnarsi nuovi vestiti e nuovi acconciature, all'insegna della moda del momento.

Dalla rassegna, per la gioia degli ometti, ovviamente non mancano i party in costume, così che possa aleggiare il sospetto che in realtà il gioco sia stato pensato per consumare le cariche di testosterone in eccesso.

Dove però Sorority Life mostra la sua vera natura è nel momento in cui vi verrà data l'occasione di comprare addirittura un uomo: in quel momento una lampadina comincerà ad accendersi nella vostra testa, fino al momento in cui scorgerete il fatidico bottone “FIGHT”.

Potrete così scatenare degli attacchi contro altri giocatori, in modo da far perdere loro confidenza e stamina e ridurli a dei miseri ricordi di loro stessi: maggiore sarà la potenza dell'assalto, maggiori ovviamente saranno i risultati, con l'aggiunta di uno sbeffeggiamento pubblico del vostro contendente ogni qualvolta questi verrà massacrato. Niente di innovativo, ma farlo in panni femminili è decisamente un'altra esperienza

Ne vale la pena?

Dobbiamo essere sinceri? Diciamo proprio di sì. Sorority Life è un gioco sessista, estremo e godereccio, sicuramente meglio di molte altre cose proposte per abbindolare dei poveri polli.

Family Feud

In questo caso ci troviamo di fronte a uno dei blockbuster di Facebook, con un milione e trecentomila utenti attivi nell'ultimo mese. I numeri parlano chiaramente di una delle poche applicazioni in grado di attirare un così grosso numero di persone in poco tempo, decretandone un successo fatto di passaparola e inviti capace di autoalimentarsi.

Le dinamiche alla base di questo gioco ricalcano quelle del famoso format di Family Fortunes, un genere probabilmente non così conosciuto nel Bel Paese, ma che ha ottenuto un discreto successo al di là dell'oceano; in pratica non dovrete far altro che cercare di indovinare le risposte date dalla gente comune a tutta una serie di sondaggi basati su richieste che definire mediamente intelligenti potrebbe risultare quasi offensivo.

Più una risposta risulterà fra quelle che vanno per la maggiore, più alto sarà di conseguenza il punteggio a essa associato, così che per riuscire a ottenere un risultato decente, sarà necessario entrare nella testa dell'americano medio, chiedendosi cosa ci passi in mezzo.

Se siete amanti della cultura americana... dimostratelo!!!

Nonostante sia possibile affermare che Family Feud alla resa dei conti funzioni abbastanza bene, con un riuscito mix fra la tastiera (per digitare le risposte) e uno scoppiettante presentatore virtuale in grado di fomentare in maniera squillante le vostre partite, il gioco è purtroppo minato alla base da alcuni difetti che ne dequalificano pesantemente il valore complessivo.

Innanzitutto, com’era lecito aspettarsi, il gioco è tutto in Inglese: se per molti la cosa può non essere un problema, si rischia però di perdere quel ritmo e quell'immediatezza che sono sicuramente alcuni dei presunti punti di forza del titolo. Inoltre, per motivazioni che sembrano fare a pugni con la filosofia delle applicazioni di Facebook, non potrete giocare a Family Feud per lunghe sessioni: ogni partita infatti, definita come episodio, ha una durata indicativa di cinque minuti, ma dopo averne fatte due di fila, vi verrà chiesto di aspettare almeno venti minuti, oppure di acquistare il proseguimento. La perversa scala monetaria parte da $1,99 dollari per altri due episodi, fino a giungere ad 39,99$ per 100: non esattamente noccioline!

Alla resa dei conti è difficile innamorarsi di questo gioco per lungo tempo: i sondaggi infatti tendono ben presto ad annoiare e i premi che è possibile vincere spendendo i punti guadagnati di partita in partita, non sono certamente in grado di cambiare drasticamente l'impressione complessiva. D'altronde nastri, gorilla o province canadesi non rientrano di certo fra le maggiori richieste fatte a Babbo Natale ogni anno.

Ne vale la pena?

Forse, soprattutto se si viene catturati dalle magiche atmosfere di Family Fortunes; più probabilmente si tratta di un gioco da utilizzare solo in caso di noia imperante e disperato bisogno di occupare cinque minuti della nostra vita. Ma solamente a piccole dosi…

Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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