Rune Factory 5 Recensione: Ritorno all'agricoltura in salsa jRPG
Rispettiamo la natura.
A otto anni di distanza dall'ultimo capitolo uscito su 3DS (poi portato nel 2019 su piattaforme moderne), la serie Rune Factory ritorna a farci arare campi, proponendoci un'avventura tutta nuova su Nintendo Switch.
La serie nasceva nel 2006 su DS come spin-off di un'altra celebre saga, ovvero Story of Seasons (conosciuta in occidente come Harvest Moon). Quella che doveva essere una semplice gita fuori porta è poi diventata un appuntamento fisso e una serie vera e propria, che si prolunga fino ai giorni nostri forte di un grande successo nelle vendite, tanto da divenire il prodotto best seller del publisher Xseed.
La serie si era arenata per parecchio tempo poiché l'editore storico era finito in bancarotta. Ciò non aveva permesso al team di sviluppo originale di realizzare un sequel di RF4 con tutte le idee che aveva in mente. La buona notizia è che ora il franchise è sotto le solide e capaci mani di Xseed e anche se il team di sviluppo è differente, sono stati inclusi diversi membri della squadra originale.
Rispetto a Story of Seasons, Rune Factory propone sempre un contesto rurale e votato alla coltivazione di campi, con lo sviluppo di tutte le attività connesse all'agricoltura, ma è più simile a un jRPG classico grazie a un contesto fantasy e una componente di dungeon crawling.
La storia inizia come da tradizione: non è un gioco di Rune Factory se il protagonista non perde la memoria! E anche a questo giro, il nostro eroe (o eroina) prenderà una bella botta in testa nel tentativo di difendere Hina da un'imboscata dei mostri nella foresta circostante il suo villaggio. E così verremo accolti in questa tranquilla e ridente comunità rurale, difesa dall'esercito dei ranger 'Seed', a cui ci verrà proposto di aderire. La personalizzazione del protagonista termina qui.
A differenza di molti jRPG, soprattutto GDR occidentali, non potremo cambiare aspetto, corporatura, acconciatura o colore della pelle al nostro alter ego: sesso e nome sono le uniche modifiche consentite, con l'eccezione degli outfit che si potranno cambiare più avanti nel gioco.
Appena accolti nella ridente cittadina ci verrà offerto un alloggio e un orto da coltivare, ma non prima di esserci presentati ad ognuno degli abitanti; del resto in Giappone l'educazione viene prima di tutto. In questo modo avremo l'occasione di prendere dimestichezza con le meccaniche di gioco, visto che ogni abitante avrà qualche commissione da proporci.
Finite le presentazioni, troveremo degli incarichi nella bacheca in piazza: ogni abitante lascerà di giorno in giorno questi incarichi appesi che altro non sono se non delle quest. Ne troveremo sia principali e funzionali alla storyline, che secondarie, utili a farmare oggetti e strumenti ma anche a consolidare i rapporti coi compaesani.
Si potranno stringere rapporti con dodici personaggi e se una delle relazioni si consoliderà abbastanza, questa si concluderà con un matrimonio, con la possibilità addirittura di avere della prole. I personaggi sono ben caratterizzati, ognuno con la sua personalità distintiva: per esempio Lucy avrà sempre voglia di lanciarsi in nuove avventure, Ludmilla avrà dei modi estremamente sensuali, e Fuuka potrà conquistare coi suoi modi rudi e un po' selvaggi. C'è parecchia scelta di genere e anche la possibilità di sposare personaggi dello stesso sesso.
Come nei precedenti capitoli della serie, il tempo scorre continuamente, con ogni anno suddiviso in stagioni, settimane e giorni. Ogni giorno dura 48 minuti, il doppio rispetto al prequel. Questo ci darà modo di svolgere con calma tutte le mansioni giornaliere, dall'arare i campi, alla semina, passando per la raccolta di materiali e piante, fino all'adempimento delle varie missioni.
Un altro gradito cambiamento sta nell'indicatore in mappa del target relativo alle main quest, adesso ben indicato. Questo risolve uno dei principali problemi che si verificava in passato, ovvero il dover girare a zonzo senza capire dove andare o cosa fare.
Rune Factory 5 ci guiderà nell'apprendimento del gioco in maniera costante ma paziente. Diversamente da altri jRPG, i tutorial non sono concentrati nella fase iniziale: le cose ci verranno insegnate man mano che servono. Da un punto di vista questo è positivo ma dall'altro capiterà di dover attendere 10 o 20 ore di gioco prima di capire come fare alcune cose a cui si aveva già accesso. Inoltre, gli esperti del genere o della serie potranno trovare ridondanti o stucchevoli certe sezioni, visto che non c'è possibilità di sfuggire a questi tutorial poiché story driven.
La storia principale ci porterà in lungo e in largo nel mondo di gioco, con tanti dungeon che sebbene non lunghissimi o troppo complessi, sono tutti molto diversi l'uno dall'altro. Qui incontreremo una gran varietà di nemici, avremo possibilità di addomesticare diverse bestie e di trovare tanti oggetti interessanti sia per potenziare l'equipaggiamento, che per craftare materiali. Il problema sta nel fatto che i dungeon stessi, seppur vari, non offrano puzzle o enigmi, quindi appaiono piuttosto piatti e si possono superare in scioltezza.
Il livello di sfida offerto dai combattimenti, anche dei boss, non è molto alto e benché sia offerto molto spazio alla crescita dei personaggi con attacchi a mani nude, diversi tipi di spade, attacchi speciali e magie, molte volte non sarà necessario per superare certi ostacoli. Quel che conta è recuperare i drop dai nemici, ma qui il rate è davvero meschino. Alcuni oggetti necessari vengono droppati con un rate di 1 a 10 o più, davvero troppo per chi ha poca pazienza.
L'altro aspetto principale del gioco è la vita rurale, governata da sistemi molto profondi e ben sviluppati. Non basterà arare e seminare il terreno visto che elementi come strumenti, stagioni e meteo che influiranno sulla qualità del raccolto. E guai a dimenticarsi di annaffiare quando serve: le piante risponderanno in modo fisiologico. Mangiare e riposare bene sarà pure importante per l'esito di ogni azione, visto che c'è una barra delle rune che va tenuta alta, altrimenti il risultato positivo non sarà garantito.
Coi progressi del gioco e con le quest secondarie potremo sbloccare nuove colture, imparando nuove ricette per cucinare succulenti piatti che avranno effetti sia sulle prestazioni in battaglia che sulla convivenza con la comunità, visto che avremo la possibilità di offrire cibo ai vicini, vendere il raccolto o scambiare diversi materiali.
In generale, l'utente ha parecchia libertà nel come affrontare il gioco. Potenzialmente sarà possibile tralasciare quasi completamente il crafting e la coltivazione dei campi, dedicandosi principalmente alla main quest e così facendo si potrà completare il gioco in circa quaranta ore. Così come sarà possiobile perdersi - letteralmente - tra i raccolti e il crafting di equipaggiamenti e ricette, e arrivare tranquillamente a 200 ore di gioco. Questa libertà è aumentata dalla possibilità di scegliere tra tre livelli di difficoltà, con il più basso che consente di superare agevolmente i dungeon senza sviluppare armi e personaggi.
Passando all'aspetto tecnico, le cose qui si fanno più complicate. Il gioco può girare con risoluzione fissa o dinamica, con l'utente che ha facoltà di scelta dal menu delle opzioni. Nessuna delle due modalità è però perfetta: con la risoluzione dinamica, il numero di pixel cala vistosamente in certe occasioni, specialmente quando ci sono diversi personaggi ed effetti in azione, mentre con la risoluzione fissa ci sono seri problemi di frame-rate che in certi casi compromettono pesantemente la giocabilità, specialmente nel combattimento che è di tipo action in tempo reale. A questo si aggiunge un input lag decisamente alto per i comandi, forse dovuto a un frame-pacing irregolare unito al frame-rate di 30fps incostante. In ogni caso, non c'è la precisione che ci si aspetterebbe dal combattimento.
Giocando in modalità docked questi problemi di fluidità aumentano ancor di più, presumibilmente per il numero di pixel più alto. L'esperienza portatile da questo punto di vista sarebbe da preferire, se non fosse che talvolta la risoluzione è talmente bassa che si fatica a vedere quello che accade su schermo, persino sullo splendido schermo OLED della nuova versione. Quanto meno i modelli dei personaggi sono ben curati nei minimi dettagli e fanno una bella figura, specialmente nelle cut-scene. Lo stesso non si può dire per le texture ambientali e i modelli poligonali di rocce ed altri elementi dei fondali, spesso troppo semplici e rozzi, alla stregua di quelli di un gioco di basso profilo per PS2.
Tirando le somme, dopo tanti anni di attesa per avere un nuovo capitolo della serie, ci si aspettava molto di più. Le meccaniche di gioco sono ben sviluppate e se amate i giochi di farming e gli action-rpg vi troverete decisamente a vostro agio. C'è tanto da fare e il tempo volerà senza che ve ne accorgiate. L'utente ha piena libertà nel decidere come trascorrere le giornate dinamiche in-game e se amate il crafting degli oggetti potrete letteralmente perdervi in quest'universo fantasy. La storia è pure abbastanza interessante e chi ama le visual novel potrà sbizzarrirsi nelle relazioni sentimentali.
Peccato per i problemi tecnici e la poca cura dei dungeon. Forse le ambizioni del team sono state frenate dai limiti della piattaforma? Eppure, abbiamo visto giochi ben più complessi girare su Switch con buoni risultati (vedi The Witcher 3 o Dragon Quest XI), e non si può nemmeno parlare di scarsa ottimizzazione essendo un gioco in esclusiva Switch.
Inoltre l'input lag è decisamente alto e a volte rovina la fluidità del combattimento. Se amate i giochi di agricoltura e i jRPG e masticate bene l'inglese (manca l'italiano anche per i sottotitoli) potrete passare oltre questi problemi, e allora Rune Factory 5 potrà regalarvi tante ore felici, è uno dei migliori titoli in circolazione in questo campo. Per tutti gli altri sarà un titolo evitabile senza troppe remore.