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Ryse: Son of Rome - review

Crytek vince la battaglia ma non esalta la folla.

Per tanto tempo, aspettando il lancio delle console next-gen, si è parlato di risoluzione e di frame per secondo, elementi che sembrano essere diventati improvvisamente il cuore di ogni videogioco degno di questo nome.

In effetti con i salti generazionali capita sempre più spesso di vedere gli sviluppatori sacrificare il gameplay e la creatività sull'altare della tecnica solo per convincere gli utenti della bontà del nuovo hardware.

E quando si parla di muscoli poligonali, Crytek ha sempre saputo dire la sua con ferma sicurezza, spesso impostando nuovi termini di paragone soprattutto su PC. Ryse: Son of Rome è il primo titolo sviluppato dallo studio tedesco in esclusiva per Xbox One e, come gran parte dei prodotti per le nuove console Sony e Microsoft, è stato accompagnato da una tempesta di polemiche.

Ci troviamo di fronte a un gioco che nel corso del proprio sviluppo è andato incontro a profonde modifiche tecniche passando dai 1080p ai più gestibili 900p, con il modello del protagonista ridimensionato in quanto a mole poligonale (da 150.000 a 85.000 poligoni).

Come spiegato dal presidente dello studio, però, tali cambiamenti hanno permesso al team di creare un'esperienza più fluida ma comunque di altissimo livello tecnico, principalmente grazie all'uso di shader migliori rispetto alla primissima versione.

Nel corso dell'avventura Marius incontrerà diversi personaggi, alcuni stereotipati e altri piuttosto carismatici.

Per quanto ci riguarda preferiamo di gran lunga mettere le mani su un gioco tecnicamente meno impressionante ma più stabile nella sua fluidità, ed è per questo che ci sentiamo di appoggiare la scelta fatta Crytek per Ryse: Son of Rome. Probabilmente tutti gli interventi fatti sul progetto hanno permesso al team di far uscire un gioco ancora acerbo (stiamo pur sempre parlando del titolo di lancio di una nuova console) ma caratterizzato da una giocabilità di buon livello, dettaglio tutt'altro che secondario.

"In Ryse: Son of Rome l'utente veste i panni di Marius, legionario romano coinvolto in un'avventura fatta di battaglie, tradimenti e vendette"

Giocando Ryse: Son of Rome l'utente veste i panni di Marius, legionario romano coinvolto suo malgrado in una lunga avventura fatta di battaglie, tradimenti, vendette e oniriche conversazioni con creature eteree, il tutto in compagnia del suo fido gladio e dell'inseparabile scudo.

Con Ryse: Son of Rome, Crytek ha realizzato un prodotto particolare, una sorta di incrocio tra i giochi d'azione in stile God of War e la saga di Call of Duty, prendendo da una parte la struttura ludica e alcune dinamiche di combattimento e dall'altra la gestione della componente narrativa nella Campagna single player.

Nelle circa 8 ore che compongono la storia del titolo di Crytek, Marius è chiamato a passare a fil di spada centinaia di avversari sfruttando le proprie incredibili doti di combattente e la sua abilità nel lancio del pilum, un letale giavellotto capace di impalare anche il più lontano e sfuggente degli arcieri.

Il concetto alla base di Ryse: Son of Rome è molto semplice. Si percorrono livelli piuttosto lineari abbattendo tutti gli avversari che si incontrano, assicurandosi di setacciare le ambientazioni alla ricerca dei numerosi collezionabili nascosti dagli sviluppatori.

Eseguendo con precisione le esecuzioni si ottengono più punti esperienza da spendere per il potenziamento di Marius.

Nei titoli di questo tipo l'elemento più importante in assoluto è il sistema di combattimento che, per ovvi motivi, dev'essere in grado di mantenersi interessante per tutta la durata dell'esperienza. Da questo punto di vista Ryse: Son of Rome soddisfa solo in parte, non tanto per le scelte di game design fatte dal team, ma piuttosto per la mancanza di varietà di cui dopo qualche ora si sente il disperato bisogno.

"Ryse: soddisfa solo in parte per la mancanza di varietà di cui dopo qualche ora si sente il disperato bisogno"

Andando avanti con l'avventura, infatti, Marius non acquisisce nuove abilità e continua ad abbattere barbari di ogni tipo e dimensione semplicemente alternando l'uso di gladio e scudo, sia in attacco che in difesa.

Questa linearità si riflette anche sul sistema di controllo, molto semplice e in grado di essere assimilato alla perfezione dopo pochi scontri. Con il tasto X si sferrano fendenti con il gladio, con Y si portano a segno poderosi colpi di scudo, con B si schiva e con A si deflettono gli attacchi, a prescindere che questi arrivino da una spada o da una freccia scagliata con precisione.

Il resto è tutto legato al tempismo, alle esecuzioni e ai bonus ad esse associati. Per eseguire le combo in Ryse: Son of Rome è necessario infatti attaccare con ritmo premendo ogni tasto solo nel momento esatto in cui il colpo precedente è andato a segno. Alternando gladio e scudo si impedisce ai nemici di schivare all'infinito e, soprattutto, si apre la guardia dei rivali più difensivisti.

Man mano che la catena si allunga sale il moltiplicatore del punteggio e, dopo un determinato numero di colpi andati a segno con il giusto tempismo, si entra in modalità Aquila di Fuoco, ottenendo ulteriori bonus.

Inizia la marcia di Ryse: Son of Rome.

Non essendo previste pozioni curative o altri oggetti utili a ripristinare la salute, le esecuzioni di Ryse: Son of Rome assumono una grande importanza strategica, visto che in qualsiasi momento è possibile scegliere (premendo la direzione corrispondente sulla croce direzionale) quale bonus ottenere dopo ogni uccisione spettacolare.

"Non essendo previste pozioni curative o altri oggetti utili a ripristinare la salute, le esecuzioni assumono una grande importanza strategica"

Le opzioni a disposizione sono quattro: il recupero di parte dell'energia di Marius, un bonus al danno per gli attacchi immediatamente successivi, una piccola quantità di Furia (di cui parleremo a breve) e un prezioso bonus di esperienza.

A seconda della situazione in cui ci si trova, quindi, è fondamentale scegliere quale ricompensa ottenere. Considerando che la scelta può essere fatta anche nel bel mezzo delle esecuzioni (che tendono ad essere piuttosto lunghe), c'è tutto il tempo per pensare a come comportarsi sul campo di battaglia.

Vale la pena sottolineare quanto i comandi delle esecuzioni non servano per portare a buon fine gli attacchi (che una volta attivati si concludono comunque con l'eliminazione del bersaglio), ma piuttosto per ottenere più punti. Inserendo con precisione e con il giusto tempismo ogni singolo comando si ottengono bonus maggiori, dettaglio che spinge a imparare ogni sequenza per agire senza dover necessariamente aspettare i suggerimenti su schermo (elargiti attraverso un alone colorato attorno alla vittima).

Chiarito questo concetto andiamo a trattare l'argomento che probabilmente incuriosisce gran parte dei lettori. Ryse: Son of Rome non è un gioco interamente basato sui QTE, anche se le combinazioni predefinite delle esecuzioni occupano un posto di rilievo nell'esperienza globale.

In queste sequenze non si deve fare altro che avanzare, alzare gli scudi con il giusto tempismo e abbattere gli arcieri con i giavellotti al momento opportuno.

I combattimenti del gioco di Crytek, in sostanza, si sviluppano con dinamiche molto simili a quelli dei Batman dei Rocksteady, con gli avversari che circondano il protagonista per attaccarlo anche in massa. Marius, tuttavia, è tranquillamente in grado di gestire anche numeri elevati di opponenti, visto che a prescindere dall'animazione in cui è impegnato, basta premere il tasto A per cancellarla all'istante con una parata, vanificando la pressione nemica.

"L'abilità sta nella scelta del giusto tempismo e nella lettura delle varie tipologie di soldati da affrontare in contemporanea"

L'abilità del giocatore sta nella scelta del giusto tempismo e, soprattutto, nella lettura delle varie tipologie di soldati da affrontare in contemporanea. Oltre ai classici avversari base, infatti, ci sono alcune varietà di combattenti caratterizzate da pattern specifici. Quelli con due armi eseguono più attacchi in successione (richiedendo quindi più parate di seguito), quelli di dimensioni importanti si affidano solo ad attacchi lenti ma molto potenti (distinguibili dall'alone rosso), quelli dotati di scudo vantano una solida difesa e così via.

A seconda dell'avversario è necessario usare una tecnica specifica e quando si affrontano gruppi variegati di nemici bisogna improvvisare per tener testa a tutte le minacce contemporaneamente. In questo meccanismo si incastrano l'uso del Pilum e la modalità Furia.

Il Pilum può essere sfruttato (a patto di averne a disposizione) sia per eliminare con precisione i nemici molto distanti (mirando con calma premendo il dorsale sinistro e lanciando con quello destro), sia per abbattere quelli poco fuori dalla portata del gladio con dei lanci rapidi.

La modalità Furia, invece, permette di stordire momentaneamente gli avversari più vicini a Marius e, successivamente, di scatenare su di loro una pioggia di fendenti omicidi in grado di spazzare via gli avversari meno forti e di mettere momentaneamente in difficoltà quelli più coriacei.

Gli avatar della modalità Gladiatore possono essere vestiti anche da pretoriani o centurioni, ma i costumi devono essere sbloccati.

Nonostante una legnosità di fondo e la già citata ripetitività, il sistema di combattimento di Ryse: Son of Rome riesce comunque a divertire, soprattutto ai livelli di difficoltà più avanzati, dove la scelta certosina delle ricompense di ogni esecuzione diventa fondamentale per ottenere risultati accettabili.

"Pur non rivelandosi mai particolarmente ispirata, la trama del gioco è ben costruita e riesce a giustificare i continui cambi di ambientazione"

Chiarite le caratteristiche del gameplay possiamo concentrarci su altri elementi della Campagna. Pur non rivelandosi mai particolarmente ispirata, la trama del gioco è ben costruita e riesce a giustificare i continui cambi d'ambientazione e i lunghi viaggi di un Marius guidato da una insistente sete di vendetta.

Seguendo il legionario durante la lunga avventura è possibile assistere alla crescita della sua carriera militare e, soprattutto, alla nascita di profondi legami con personaggi più o meno importanti. La scelta delle ambientazioni da parte degli sviluppatori è stata fatta con intelligenza, puntando soprattutto sulla varietà in modo da testare le capacità di Xbox One con un gran numero di alternative.

In poche ore si passa dalle strade della città di Roma a una lussureggiante foresta ricca di cascate e ruscelli, per poi approdare in lugubri paludi popolate da guerrieri tanto selvaggi quanto temibili. Durante la Campagna ci si affaccia perfino nel Colosseo, luogo dove si svolgono principalmente le battaglie multiplayer e gli scontri della modalità Gladiatore.

Durante tutta l'avventura Ryse: Son of Rome si distingue per una realizzazione tecnica decisamente accattivante, nonostante qualche lieve calo di frame rate ancora presente anche nella versione finale del gioco. Stiamo comunque parlando di situazioni poco frequenti e appena percettibili che non vanno mai a interferire col gameplay rovinando l'esperienza di gioco.

Cinque minuti di combattimenti di Ryse: Son of Rome.

Nonostante le modifiche a cui è andato incontro durante lo sviluppo, il comparto tecnico del titolo di Crytek è in grado di stupire con prestazioni che nessuno studio sarebbe stato in grado di replicare su Xbox 360 o su PlayStation 3. In particolare a colpire sono i volti dei personaggi, caratterizzati da una mimica espressiva e da una resa globale che non abbiamo visto nemmeno negli ottimi The Last of Us e Beyond.

Alcuni dei monologhi più intensi di Marius lasciano a bocca aperta per l'espressività raggiunta dal modello poligonale del protagonista, complice anche un doppiaggio sempre all'altezza della situazione.

"Ryse: Son of Rome accompagna il giocatore attraverso livelli generalmente lineari"

Tali risultati sono in parte stati raggiunti grazie al parziale sacrificio della componente esplorativa. Ryse: Son of Rome accompagna il giocatore attraverso livelli generalmente lineari (corridoi chiusi con occasionali vie di fuga), salvo poi mettere a disposizione aree più ampie in cui è possibile agire con maggiore libertà.

Oltre alla Campagna Ryse: Son of Rome mette a disposizione anche una gradevole modalità Gladiatore, affrontabile sia da soli che in compagnia di un amico. Questa modalità è strutturata in modo tale da garantire diverse ore di divertimento anche dopo aver esaurito la storia principale, missione che possiamo tranquillamente considerare riuscita.

Avviando una sfida a Gladiatore si può scegliere se affrontare una delle battaglie cooperative proposte dal gioco (per un totale di 10, una per ogni arena), se combattere accanto a un amico per diversi round scegliendo l'arena successiva al termine di ogni scontro, o se farsi coraggio e affrontare la crudeltà del Colosseo in completa solitudine.

In alcuni momenti si possono impartire ordini usando i comandi vocali (in Italiano). L'operazione si può compiere anche tenendo premuto il tasti LB, soluzione molto più lenta.

A prescindere dalla modalità selezionata si scende in campo con il proprio avatar, un gladiatore completamente personalizzabile sia in termini di capacità (in attacco e in difesa) che di equipaggiamento. Per sbloccare nuovi oggetti è necessario accumulare esperienza nell'arena e, soprattutto, sperare di ricevere tra i vari premi gli oggetti più rari.

"Anche in Ryse: Son of Rome sono presenti le micro-transazioni che permettono di investire soldi reali per progredire rapidamente"

Esattamente come in Forza Motorsport 5, anche in Ryse: Son of Rome sono presenti le micro-transazioni che permettono a chiunque abbia voglia di investire soldi reali per progredire rapidamente di acquistare con gettoni speciali parti di equipaggiamento e oggetti consumabili (pozioni di salute e furia). Ogni gladiatore è devoto a una divinità (selezionabile tra Giove, Marte, Apollo e Diana) che definisce i premi a fine round, la ricompensa ottenuta dopo ogni esecuzione (rispettivamente Furia, bonus al danno, rigenerazione salute e Punti Esperienza) e l'abilità legata all'attivazione della Furia.

L'ottimo design delle arene e delle battaglie in esse ambientate rende la modalità Gladiatore particolarmente divertente, ricordando in parte gli scontri di Shadow of Rome (senza la possibilità di ricevere le armi dal pubblico, purtroppo). Trattandosi di spettacoli d'intrattenimento, inoltre, le battaglie devono essere condotte in modo da divertire ed esaltare il pubblico. In poche parole, più esecuzioni si realizzano (possibilmente premendo le combinazioni giuste col tempismo perfetto), più si viene acclamati dalla folla ottenendo ricompense migliori a fine spettacolo.

Sicuramente non si può dire che Ryse: Son of Rome sia povero di contenuti. La Campagna single player vanta una durata onesta e un livello qualitativo medio-alto, mentre il multiplayer è stato studiato con cura senza inserire a forza modalità competitive che, con ogni probabilità, si sarebbero trasformate in esperienze confusionarie difficili da bilanciare entro le strette tempistiche pre-lancio della console. Se solo il sistema di combattimento del gioco si fosse distinto per una maggior varietà il titolo Crytek avrebbe ottenuto una valutazione più alta di quella, comunque buona, che potete leggere qui sotto.

7 / 10
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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In this article

Ryse: Son of Rome

Xbox One, PC

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