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Sackboy: Una Grande Avventura - recensione

Un concentrato di arte e musica ricamato a maglia su PS5.

Se c'è una caratteristica di cui PlayStation 5 può fregiarsi all'alba della next-gen, quella è senza dubbio la sua line-up di lancio, una delle più ricche e diversificate che abbiamo incontrato nel corso degli ultimi tre passaggi di testimone. C'è la Manhattan di Spider-Man Miles Morales pronta far brillare il salto grafico, c'è il piccolo mondo di Astro's Playroom già precaricato nell'hardware, c'è l'attesissima oscurità di Demon's Souls, e salvo rinvii dell'ultimo secondo (molto probabili) Ratchet & Clank: Rift Apart dovrebbe presto unirsi alla festa.

Poi, accanto ai nomi più o meno pesanti che ultimamente hanno invaso le homepage delle testate di settore, c'è l'ultimo lavoro cross-gen di Sumo Digital, un progetto del quale a ridosso del lancio si sa ancora poco o nulla. Sì, Sackboy: Una Grande Avventura è un videogioco a piattaforme ambientato nell'universo reso celebre da LittleBigPlanet, volenteroso di farci esplorare un mondo tridimensionale nei panni dell'omino cucito a maglia. Ma al di là dell'ovvio, è come se la macchina comunicativa di Sony avesse dimenticato di presentarci una delle sue mascotte.

Questa Grande Avventura è stata un salto nel buio. Non sapevamo cosa aspettarci dietro la schermata del titolo, e non avevamo idea di cosa si nascondesse oltre il filmato introduttivo. Un filmato che mostra Vex, un'entità nata dal caos e dalla paura, intenta a devastare il villaggio del protagonista per rapire gli abitanti e costringerli a costruire lo Sconquassatore, un'arma con il potere di distruggere il mondo del Fai da Te. Il Sackboy riesce a fuggire per il rotto della cuffia a bordo di una navicella spaziale, imbarcandosi in una vera e propria odissea per distruggere Vex e salvare i suoi amici.

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Alla fine, Sackboy: Una Grande Avventura è riuscito a conquistarci. Ci ha messo un bel po' di tempo per carburare, forse anche troppo, ma ci ha catturato nella sua semplicissima magia. Una magia che mette in scena il tipico mondo che sembra realizzato con in mente i più piccoli, un'esperienza nata solo per loro, un po' come successo allo sfortunato Super Lucky's Tale, ma che poi sceglie di svelare passo dopo passo tutte le sue carte, e alcune di queste si rivelano a dir poco geniali.

C'è da dire, però, che l'inizio è molto lento. La Grande Avventura appare infatti come il più classico dei platform in tre dimensioni, e raccoglie ispirazioni molto, molto tradizionali: movimenti compassati, un pulsante per il salto, uno per l'attacco, un altro ancora per il rotolamento; con il grilletto destro si può interagire con gli oggetti dello scenario, proprio come accadeva su LittleBigPlanet, mentre per liberarsi degli avversari bisogna menare ceffoni a destra e a manca oppure saltargli in testa.

Niente di nuovo per chiunque abbia giocato un qualsiasi capitolo di Mario, o di Crash, oppure di Rayman, insomma, la formula la conoscete tutti a menadito. Manco a dirlo, ciascun livello ospita un certo numero di Sfere dei Sogni, particolari oggetti nascosti negli angoli più remoti, magari all'interno di stanze bonus, indispensabili per proseguire nell'esplorazione della simpatica mappa del mondo. Visto? Negli ultimi due paragrafi abbiamo condensato praticamente tutti i cliché del genere.

All'inizio, Sackboy parte molto, molto lentamente, ma non fatevi ingannare.

L'incipit di Sackboy, tuttavia, appare farraginoso perché l'esperienza si presenta troppo, troppo facile. I livelli si completano da sé, è letteralmente impossibile perdere una vita, i nemici non sono mai una minaccia, persino oggetti rari come le Sfere dei Sogni sono posizionati in modo ovvio. Di prima battuta eravamo sfiduciati. Ripensavamo all'epoca del Super Nintendo, quando un adulto e un bambino potevano passarsi il controller di fronte a un platform qualsiasi e divertirsi entrambi allo stesso modo, senza che il titolo fosse confezionato per l'una o per l'altra categoria di videogiocatore.

Poi, fortunatamente, Sackboy: Una Grande Avventura da completamente di matto. Semplicemente impazzisce del tutto, e non solo innalzando l'asticella della difficoltà, ma iniziando a mettere in scena alcuni fra i level design più folli mai visti nei confini di un platform. Interi stage che si capovolgono, teletrasporti a mezz'aria, tute da Iron Man con cui scagliare scariche di energia, pavimenti che funzionano come lo schermo di uno smartphone, sfide opzionali al limite dell'impossibile. Praticamente, il Sackboy si trasforma nel Cappellaio Matto e ci invita a prendere il tè delle cinque come se fossimo in Alice nel Paese delle Meraviglie.

Ad un certo punto arrivano gli stage musicali. Senza alcun genere di preavviso, capita di entrare in un livello che sembra tale e quale a tutti gli altri. Poi si inizia a prestare attenzione alla musica, scoprendo che è Uptown Funk di Bruno Mars in versione originale. Ed è allora che ci si rende conto che tutto, tanto i nemici quanto le piattaforme e gli ostacoli, si muove a ritmo di musica, e persino i fiorellini che ci sparano in giro per la mappa tengono il ritmo della canzone. Beh, sappiate che di livelli come questo ce n'è più di uno, ovviamente dedicati a diversi artisti, e per quanto la meccanica possa sembrare una sciocchezza, funziona che è una meraviglia.

L'asticella si alza in fretta, tanto a livello di design quanto sul piano dei valori produttivi.

A onor del vero, il sottofondo musicale ricopre un ruolo fondamentale anche al di fuori di questi particolari livelli. La colonna sonora pesca a piene mani grandi classici della musica pop, funk, e anche classica, per poi renderli irriconoscibili e remixarli sullo sfondo delle imprese del Sackboy. Così il mondo del Fai da Te è accompagnato da reinterpretazioni di pezzi come Material Girl di Madonna, o ancora Move Your Feet di Junior Senior, e anche se di primo acchito non ce ne si rende conto, il peso di un simile arrangiamento che si adatta dinamicamente alle azioni del protagonista fa tutta la differenza del mondo.

Nonostante la partenza a rilento, ma tanto a rilento, La Grande Avventura inizia a colorare i suoi mondi con idee decisamente più ispirate, vicine allo stile dei nuovi capitoli di Donkey Kong, impreziosite da una componente artistica e tecnica di assoluta solidità. I valori produttivi iniziano a prendere il volo solamente a partire dal terzo mondo, e in poco tempo quello che sembrava un platform soporifero riesce a trasformarsi in una piccola festa sempre intrattenente.

Vengono introdotti diversi strumenti, fra rampini, boomerang, le suddette tute da Iron Man e ombrelli da usare come Mary Poppins; vengono presentate nuove meccaniche, livelli sfida a tempo, boss fight stimolanti e mondi opzionali destinati ai giocatori più agguerriti. Insomma, il Sackboy inizia a muoversi lungo fondali che diventano sempre più complessi, e nel frattempo si realizza che il sistema di movimento offre anche note di profondità, un po' come accaduto sulle sponde di Mario Odissey, ovviamente in modo meno raffinato rispetto al dio dei platform: chiunque potrebbe arrivare in fondo all'avventura senza problemi, ma gli speedrunner hanno tutti gli strumenti per poter fare cose incredibili.

La personalizzazione gioca un ruolo fondamentale, con splendidi costumi a tema nascosti nei meandri dei livelli.

Tutto ciò accade nel corso della sessantina di livelli che separano il nostro eroe dal vero scontro finale e che, ovviamente, ospitano anche stage da affrontare rigorosamente in modalità cooperativa con un altro giocatore. La modalità multigiocatore, presente in locale e disponibile verso fine 2020 online, riveste infatti un ruolo di fondamentale importanza nell'economia dell'esperienza, perché ciascuno scenario può trasformarsi in una sfida, mentre le Prove del Cavaliere Sferruzzato alzano il sipario sulle immancabili classifiche competitive.

Detto questo, Sackboy: Una Grande Avventura rimane un titolo che corre a due velocità. È brutto da dire, ma è come se in Sumo Digital si fosse creata una spaccatura, come se alcuni level designer volessero spingere sull'acceleratore e altri tirassero il freno a mano. Anche a ridosso del finale capita d'imbattersi in livelli decisamente meno ispirati, talvolta brevissimi, a fronte di altri stage che sembrano voler rappresentare l'incarnazione del futuro dei platform. Il Sackboy passa a miglior vita dopo aver subito due colpi: se a tratti sembra impossibile che ciò possa accadere, esistono rare situazioni in cui ci si trova a dover ripetere un singolo checkpoint fino al Game Over.

A margine, la concentrazione di auto-scroller è fuori scala. Per chi non lo sapesse gli auto-scroller sono quegli stage dei platform in cui la telecamera si muove da sola, magari perché il protagonista è impegnato a scappare da un nemico, o ancora perché si trova a bordo di un treno. Ecco, abbiamo imparato a detestarli fin dai tempi di Super Mario World, perché non c'è niente di peggio che aspettare in un gioco a piattaforme, ed è una situazione che nel mondo del Fai da Te si ripete ogni due per tre.

Gli stage musicali sono la ciliegina sulla torta. Tutto si muove a ritmo, ed è semplicemente meraviglioso.

Ma se facciamo queste critiche, e se La Grande Avventura ci ha lasciato un retrogusto dolce amaro, è proprio perché alla fine è riuscita a conquistarci, spingendoci a muovere qualche passo ben al di là dei titoli di coda. Si tratta di un'esperienza complicata, molto difficile da valutare, perché è capace di toccare vette altissime e al tempo stesso di cadere in più di uno scivolone che si poteva tranquillamente evitare, specialmente alla luce degli incredibili valori produttivi che hanno segnato l'estetica quanto la musica, le animazioni quanto il comparto tecnico.

È un inno all'universo platform che riuscirà senza dubbio a disegnare larghissimi sorrisi sui volti del suo target di riferimento, e che troverà l'essenza della sua linfa vitale nelle modalità cooperative, riuscendo ad andare ben oltre le sue dieci ore; a tratti fa brillare alcune potenzialità del DualSense, ma in modo meno marcato rispetto a quanto visto su Astro's Playroom; trova, invece, la sua vera ragion d'essere nella componente artistica, inattaccabile sotto tutti i punti di vista, capace di solleticare anche la fantasia dei più burberi giocatori della vecchia scuola.

Tra pregi e difetti, fare un bilancio non si è mai dimostrato difficile come in questo caso. Sackboy: Una Grande Avventura è senza dubbio un gioco riuscito, ma la sensazione è che Sumo Digital avrebbe potuto fare molto, molto di più. Così siamo costretti ad affidarci solamente alle emozioni. E ora, osservando il nostro Sackboy vestito da luchador messicano, non possiamo che sorridere ripensando alla grande, folle avventura musicale che l'ha portato fino in cima alle nuvole.

8 / 10
Avatar di Lorenzo Mancosu
Lorenzo Mancosu: Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.

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