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Saints Row: The Third

Fuori dalle righe. Sempre e comunque.

Immaginate un videogioco moderno dal punto di vista di qualcuno che non ne ha mai giocato uno, e che al massimo ne ha letto sui giornali. Anzi, smettete pure di immaginare, perché Saints Row: The Third è senza ombra di dubbio quel gioco: un'impressionante orgia di pretestuosa violenza, che farebbe sbavare di rabbia indignata un rappresentante del MOIGE, se solo riuscisse a capire cosa diavolo sta succedendo sullo schermo.

Tanto per rendere l'idea sul tono del gioco, vi faccio un piccolo esempio: potrebbe capitarvi di girare per una strada affollata, schiaffeggiando ignari passanti con un vibratore rosa, di salire poi su un jet da guerra e incenerire persone a caso, o magari di rapinare una banca mentre nel cielo esplodono più elicotteri che in un film di Michael Bay... e per concludere tutto con un calcio nelle palle all'ennesimo poveraccio che ha la sfortuna di incrociare la vostra strada.

La finezza non è chiaramente tra le parole di moda in questo terzo capitolo della versione zarra di GTA, che si appresta a completare quest'improbabile trilogia, cercando nel frattempo di emergere nel panorama dei giochi free-roaming basati sul crimine ultra violento.

Perché, mentre la serie di GTA è ormai un fenomeno culturale di rilevanza mondiale, nato da oculate operazioni di marketing e da una incontestabile qualità, Saints Row, pur offrendo sostanzialmente la stessa esperienza, è poco più di un gioco di secondo piano forte di un discreto successo. Gli sviluppatori come pensano quindi di differenziarlo dalla concorrenza?

Giocattoli erotici o Aerei da guerra? Che dilemma...

Lo scrittore Drew Homes è abbastanza chiaro nello spiegare il concetto alla base della loro strategia: "Il nostro obiettivo è abbastanza semplice: fare di The Third la più ridicola, bizzarra, esagerata e, ripeto, ridicola, esperienza di free roaming che abbiate mai visto".

E ridicola, in un certo senso, è proprio la parola giusta per descrivere l'esperienza alla luce dell'impegno profuso dagli sviluppatori per migliorare cose come le animazioni del personaggio quando è impegnato a prendere a pugni nelle palle i passanti... un'azione che oltretutto è uno dei marchi distintivi della serie.

Per carità, io non sono nessuno per mettere in dubbio la comicità di cazzotto ma, in termini puramente narrativi, chi siamo? E perché questa irrefrenabile voglia di attaccare gli scroti altrui? Beh stando alla conclusione del secondo capitolo, siamo sempre i Saints, che sono riusciti a cavalcare con profitto l'onda del successo e sono diventati un marchio internazionale, con tanto di bibite che portano il loro nome ed un film in preparazione.

Gioca coi fanti ma lascia stare i Santi, o ti riempiranno di piombo.

"Adesso tutti sanno chi sono i Saints - spiega Holmes - sono celebrità, tutti li amano nonostante i loro metodi criminali e gli omicidi, perché così funziona nel loro universo, in cui tutto è parodistico ed estremizzato".

E questa di sicuro potrebbe essere un'interessante novità: invece della consueta ascesa al potere del pesce piccolo, si parte al vertice della piramide, con tutti gli strumenti necessari per fare ciò che si vuole. Tuttavia, non tutti sono felici dell'attuale situazione, come i vostri arcinemici The Syndicate, i quali vogliono mettere le mani sul 60% dei guadagni dei Saints e inglobarli all'interno della loro organizzazione.

Ovviamente le nostre superstar non saranno assolutamente d'accordo con questa visione delle cose, e di conseguenza si scatenerà un prevedibile scontro a tutto campo che insanguinando tutta la città, esalterà le caratteristiche sandbox del gioco.