Saints Row: The Third - The Full Package - recensione
Meglio tardi che mai.
Il successo a 360° di Switch sta letteralmente sdoganando quel genere di produzioni che fino a quel momento, per qualche misterioso motivo di marketing, era bandito dagli hardware di Nintendo. I produttori di giochi sportivi, picchiaduro e open world hanno infatti trovato terreno vergine sul quale far approdare le loro opere. Il flop di Wii U fu così roboante da creare una sorta di buco generazionale all'interno della storia della grande N che nemmeno i tanti capolavori sviluppati per questa macchina hanno saputo colmare. Non è un caso se la riedizione di Mario Kart 8 sia costantemente tra i software più venduti di Switch e Breath of the Wild sia stato tenuto nei box in attesa del lancio del nuovo hardware.
Ecco quindi che l'innovativa console ibrida è diventata terreno fertile per grandi e piccole perle del passato. Giochi che fino a qualche anno fa potevano sembrare impossibili in una loro versione portatile e che adesso arrivano non solo perfettamente giocabili, ma persino arricchiti con tutti i contenuti finora pubblicati.
Tra un Dragon's Dogma e un Final Fantasy, i fan di Nintendo hanno in questo modo la possibilità di conoscere anche i Santi di Stillwater, in altre parole la banda di criminali più famosa e stilosa di tutti i tempi. Nei primi due capitolo di Saints Row questo gruppo di banditi passa dall'essere un fenomeno locale all'avere mire espansionistiche a livello globale e, come ben sanno i fan della serie, presto punteranno persino oltre.
Ovviamente non tutti sono molto propensi ad accettare questo ambizioso piano, ed ecco che The Third, il terzo capitolo ufficiale, si apre con un massiccio attacco ai Saints. Nonostante la gagliarda difesa, fatta di rocambolesche fughe a bordo di un elicottero, bombardamenti da satellite e qualche sano sganassone, i protagonisti sono costretti a fuggire da Stillwater e ricominciare dal principio.
Grazie a questa semplice premessa Volition, lo studio da sempre dietro la serie, ora alle dipendenze di Deep Silver, azzera tutte le conquiste fatte fino a quel momento e mette il giocatore nella classica situazione di partenza di un gioco action open world di stampo criminale. Perchè Saints Row The Third si potrebbe definire in questo modo: è una sorta di Grand Theft Auto sboccato, colorato ed eccessivo. Grazie alle missioni nelle quali sparare letame sulle case per farne crollare il valore o tenzoni combattute brandendo un dildo gigante, la serie di Volition è riuscita a ritagliarsi uno spazio di rilievo all'interno del'affollato mercato dei cloni di GTA. Dove non arrivavano i valori produttivi e la classe di Rockstar, arrivano battute grottesche, situazioni strampalate e un gusto del trash talmente triviale da fare il giro e diventare geniale.
Ed è proprio qui dove The Third fallisce rispetto agli episodi precedenti. Questo capitolo è lo spartiacque tra quando gli sviluppatori avevano la mano libero (sotto THQ) e la loro versione edulcorata (Deep Silver) e lo si vede dal fatto che le battute non graffiano più come in passato e il design delle missioni è meno folle ed eccessivo. C'è ancora materiale per farsi qualche grassa risata o rimanere un po' scandalizzati, ma da qui si comincia a notare come si sia persa la verve delle origini e il politicamente corretto si stava insinuando tra le strade di Stillwater.
Senza questi elementi quello che rimane è una struttura da open world piuttosto classica nella quale tutto funziona, anche se nulla in maniera eccellente. Le armi sono tante e fantasiose, ma lo shooting non è profondo e viscerale, le macchine differenti e dal bel design, ma il modello di guida è molto semplice e non ci sono momenti davvero adrenalinici a bordo delle quattro ruote. Anche lo stile grafico è molto particolare, ma si notano rallentamenti, una palette cromatica un po' monotona e una pochezza poligonale evidente anche nella scorsa generazione di console.
In modalità portatile i difetti vengono un po' mascherati, grazie alle dimensioni contenute dello schermo e un framerate più stabile. Discorso differente per la modalità docked dove Switch fatica a mantenere una fluidità accettabile alla risoluzione di 1080p. Inoltre sugli schermi più grandi i limiti poligonali delle ambientazioni sono più evidente, mostrando chiaramente l'età della produzione di Volition.
In definitiva, quindi, senza il tagliente senso dell'umorismo Saints Row The Third torna ad essere un clone di GTA non perfettamente riuscito. Per fortuna le tante citazioni, la quantità cose da fare e la divertentissima cooperativa risollevano il giudizio del gioco, allora come oggi.
Peccato che la conversione per Nintendo Switch non sia tecnicamente perfetta. Il frame rate, soprattutto in versione portatile, sembra un po' più stabile, soprattutto durante le fasi di guida. Con il Pro Controller il feeling è il medesimo di alcuni anni fa, in modalità portatile, invece, non amiamo particolarmente il feedback delle due leve analogiche, ma anche a quello si fa presto il callo.
Quindi tutti coloro che sentono la mancanza di un open world un po' sguaiato, ricco di situazioni al limite, magari da giocare in cooperativa, troveranno in Saints Row: The Third - The Full Package pane per i loro denti. Di materiale per divertirsi ce n'è parecchio, a patto che si chiuda un occhio su un comparto tecnico un po' vetusto, non perfettamente ottimizzato e soprattutto che era poco raffinato anche nel 2011, figuriamoci adesso che i vari GTA V, Red Dead Redemption 2 e Breath of the Wild hanno alzato in maniera vistosa gli standard del genere.
Nonostante questo, in attesa che Rockstar decida di investire pesantemente sulla console di Nintendo, quella di Volition resta la migliore alternativa a disposizione.