Salt and Sacrifice Recensione, la caccia ai Maghi ha finalmente inizio!
Dopo sei anni, è finalmente arrivato l'erede spirituale di Salt and Sanctuary.
Salt and Sacrifice è un action RPG ibrido, con elementi tipici dei soulslike, dei metroidvania e dei giochi di caccia come Monster Hunter. È il risultato di due anni e mezzo di lavoro portato avanti da un team di sviluppo composto da due sole persone e col supporto esterno di un compositore e un designer della narrazione.
Più che sequel diretto, Salt and Sacrifice andrebbe considerato un erede spirituale di Salt And Sanctuary, del quale riprende diverse meccaniche, aggiungendone però molte altre e ricalibrando del tutto l'esperienza originale.
A dispetto delle apparenze, Salt and Sacrifice è composto esclusivamente da asset ex novo, che mantengono comunque una coerenza estetica col titolo precedente. Anche per quanto riguarda il focus principale dell'avventura, gli sviluppatori di Salt and Sacrifice si sono chiaramente concentrati sull'espandere il potenziale multiplayer del titolo, che in Salt and Sanctuary si limitava a una funzionalità estremamente limitata.
Questo non significa che componente narrativa e story driven sia stata rimossa e anzi, presenta alcuni concept davvero intriganti, ma la nostra impressione è stata che si tratti di poco più di un pretesto per giocare, mancando di quell'alone di mistero, di quel “grip”, molto più presente nella storia predecessore.
Salt and Sacrifice non presenta doppiaggio ma è stato localizzato in numerose lingue, tra cui anche l'italiano. Questa volta, però, il lavoro non è stato affidato a un traduttore automatico (che aveva portato a esiti tragicomici nel caso di Salt and Sanctuary, corretti tramite patch solo dopo diverso tempo) e il risultato è più che buono, oltre che comprensibile. Rimangono poco “puliti” i layout di alcuni menu, in particolar modo quello della creazione del personaggio, ma si tratta di sbavature di poca importanza.
Recita San Paolo, nella sua Lettera ai Romani: “Il salario del peccato è la morte”; eppure, nel mondo di Salt and Sacrifice sarebbe più corretto parlare di “non morte”. Il Regno di Pietraltare ha fondato l'Inquisizione del Marchi per far fronte alla terribile minaccia dei Maghi, uomini e donne corrotti in entità elementali distorte, avide di potere e distruzione.
A peccatori e condannati a morte, Pietraltare offre un'ultima, crudele possibilità di redenzione: sottoporsi al rito Magivoro e trasformarsi in Inquisitori, ovvero cacciatori e divoratori di Maghi. Il rituale è complesso e raramente viene eseguito correttamente ma, in caso di successo, il risultato è un individuo in grado di eludere la morte, restando ancorato alla corruzione magica del mondo, per continuare inarrestabile la propria caccia.
Come già accaduto con Salt and Sanctuary, gli appassionati del genere soulslike noteranno diverse similitudini con i blasonati titoli di casa From Software. Concept e ripercussioni del Marchio dell'Incantesimo si ispirano chiaramente al Marchio del Nexus di Demon's Souls: un protagonista, legato corpo e anima all'omonimo santuario, la cui salute massima viene limitata nel caso egli perda la propria forma vivente.
E in Salt and Sacrifice, nel caso in cui il giocatore voglia rimuovere il Marchio dell'Incantesimo e tornare umano, dovrà utilizzare una Scheggia Incolpevole, oggetto consumabile dall'effetto quasi equivalente all'Umanità di Dark Souls. Oltre a tutto questo è stato mantenuto il sistema di punti esperienza del predecessore, a sua volta ispirato al classico meccanismo “da soulslike”: in caso di morte, il giocatore perde tutto il sale (ovvero l'esperienza) accumulato fino a quel momento, ma può recuperarlo nel caso in cui riesca a tornare nel luogo della sconfitta senza essere abbattuto nuovamente.
Scopo dell'Inquisitore protagonista è l'esplorazione delle cinque macroaree di gioco, alla ricerca delle rune che gli permetteranno di raggiungere la fonte della rovina di Pietraltare e del male misterioso che affligge il suo regnante.
Anche in questo caso, l'ispirazione per il level design arriva da Demon's Souls: i livelli non sono interconnessi e l'accesso sarà possibile solo tramite un portale magico. In questa maniera, gli sviluppatori hanno potuto concentrare tempo e forze nella creazione di livelli ampi, articolati e vari nella struttura, pieni di strade secondarie, piccoli segreti e nemici diversi in base alla zona esplorata.
Alcune parti dei livelli non sono immediatamente raggiungibili ma richiederanno poteri o strumenti specifici, come il rampino, un oggetto per cavalcare la corrente o una pietra in grado di creare ponti spirituali. Altre zone, invece, saranno protette da sigilli di sicurezza magici, legati al numero di cuori di Mago divorati dal protagonista: solo una volta ottenuto il potere necessario, sarà possibile infrangerli e procedere oltre.
Le cacce ai Maghi sono una componente fondamentale dell'esperienza di Salt and Sacrifice. Ciascuno di essi avrà uno o più allineamenti elementali, che ne determinano resistenze, debolezze e tipi di attacco. Le malefiche creature andranno stanate all'interno dei livelli, con un approccio simile a quello delle cacce dei Monster Hunter di Capcom. Seguendo la scia di corruzione lasciata alle loro spalle, l'Inquisitore li affronterà in diverse zone dell'area, danneggiandoli e sconfiggendo i minion da loro evocati; dopo un certo numero di mordi e fuggi avrà inizio la battaglia finale, con tanto di barra del boss e moveset completo dell'avversario.
Ci ha fatto piacere scoprire che esistono tanti tipi di Mago e che ognuno attacca ed evoca creature in maniera del tutto differente; anzi, non è raro incontrare durante l'esplorazione due maghi di tipo diverso intenti a combattere fra loro, seminando distruzione e morte. Una volta esaurite del tutto le forze del Mago, l'Inquisitore ne strappa il cuore dal petto, consumandone l'essenza e distruggendone l'incarnazione elementale: a questo punto, tutto ciò che rimane è un fragile corpo umano in fin di vita... e tantissimi drop colorati da raccogliere.
È proprio questa, infatti, la meccanica più divertente e addicting di Salt and Sacrifice: combattere i Maghi permette di ottenere potenti talismani equipaggiabili, materiali di potenziamento, ma soprattutto materiali di crafting, per realizzare dei “set a tema”, ovvero armi e armature dai poteri e dall'aspetto ispirati a quelli dei Maghi sconfitti.
Le cacce hanno difficoltà crescente in base al grado e, ovviamente, maggiore il livello della sfida, maggiore sarà la ricompensa, con talismani più potenti e materiali più rari. Proprio come in Monster Hunter, molte cacce saranno ripetibili per farmare gli oggetti necessari, con anche la possibilità di controllare la lista dei drop e probabilità percentuale d'ottenimento per ciascun Mago.
Salt and Sacrifice riprende il sistema di level up e potenziamento di Salt and Sanctuary, espandendolo ulteriormente: salire di livello permette di sbloccare i vari nodi dell'albero di abilità, che aumenteranno i valori statistici del personaggio e la sua maestria nell'equipaggiare armi e armature diverse, di grado via via maggiore; ogni arma, inoltre, ha una serie di attacchi speciali, vere e proprio combo tra colpi leggeri e pesanti.
È anche possibile riassegnare senza costi aggiuntivi i punti abilità, in modo da cambiare la build del nostro Inquisitore a piacimento, per testare nuovi approcci alla sfida offerta dal gioco: ogni tipologia di arma, infatti, offre abilità diverse, con gli armamenti dei boss ovviamente dotati di skill uniche e piuttosto efficaci.
Oltre a quanto detto fino ad ora, aggiungiamo la possibilità di equipaggiare contemporaneamente due armi diverse, intercambiabili in tempo reale con la sola pressione di un pulsante; un'arma per colpire a distanza, come le balestre o le asce da lancio; infine, tutta una serie di fiale, sia per ripristinare la propria salute, che per danneggiare quella nemica con danni elementali e status alterati.
Oltre alla missione principale e le cacce ai Maghi, Salt and Sacrifice prevede un sistema di fazioni, legato a doppio filo all'online cooperativo e competitivo. Anche in questo caso, l'ispirazione ai giochi From Software è evidente. Una volta incontrato l'NPC rappresentante di questa o quella covenant, il giocatore ha la possibilità di entrarne a far parte. Ognuna di esse ha un credo diverso, coerente con la lore del mondo di gioco e offrirà equipaggiamenti unici, acquistabili con una valuta speciale, esclusiva delle varie attività online.
Ad esempio, abbiamo l'Ordine dell'Aurora, che come i Guerrieri del Sole di Dark Souls si concentra sulla “jolly cooperation”; gli Sceriffi dell'Inquisizione, che agiscono in difesa dei giocatori invasi dai crudeli e venali Contrabbandieri di Corblù; o i Sodali del Velo che, come i Creatori di Tumuli di Dark Souls 3, possono scegliere se aiutare od ostacolare la missione degli altri Inquisitori, spinti da un credo atavico e divino. Le scelte sicuramente non mancano e aggiungono varietà e durata a un titolo che offre decine e decine di ore di contenuto anche come sola esperienza singleplayer.
Quanto scritto finora tratteggia Salt and Sacrifice come un titolo longevo, vario e corposo, sicuramente derivativo da altri capisaldi del genere ma in grado di ritagliarsi il proprio spazio e la propria identità visiva; il titolo non è tuttavia esente da difetti, alcuni dei quali abbastanza gravi, per quanto facilmente risolvibili tramite patch.
Il lavoro portato avanti da SKA Studios è lodevole e trasuda passione e dedizione, ma il desiderio di sviluppare un gioco così ambizioso (anche rispetto al suo predecessore) ha inevitabilmente portato a galla diverse problematiche... e la prima, più grave, riguarda il bilanciamento complessivo del livello di sfida.
Damage output, aggressività e posizionamento dei nemici, punti di spawn dei Maghi all'interno dei livelli, danni inflitti e cooldown degli status alterati: spesso, risulta impossibile non essere colpiti dagli avversari durante determinate azioni di platforming. Buona parte dei nemici nascosti in agguato sono letteralmente invisibili a occhio nudo, prima di balzare addosso al giocatore con una presa pericolosissima e spesso mortale.
I DoT degli status alterati si attivano con estrema facilità, durano molto a lungo e a volte sono talmente rapidi da annullare il regen delle fiale di cura; alcuni mostri sembrano muoversi e attaccare a velocità 1,5x e sono in grado di compiere balzi incredibili, passando da un lato all'altro dell'inquadratura in una manciata di secondi e attaccando anche attraverso i punti “ciechi”, di transizione tra una zona e l'altra.
La salute e l'equilibrio di molte creature sembrano alquanto arbitrari, con cavalieri in armatura storditi da una combo di pugnali e semplici scheletri totalmente indifferenti ai colpi di uno spadone a due mani; il knockback dei colpi spesso al limite del ridicolo porta l'Inquisitore a rimbalzare come una pallina di gomma fuori controllo da un punto all'altro del livello, concludendo spesso e volentieri la propria crisi balistica fra le braccia di una trappola ambientale e/o con un danno da caduta mortale.
La lista potrebbe continuare ma ci limitiamo a evidenziare un ultimo, importante punto: il sistema di movimento e apparizione dei Maghi all'interno dei livelli. Come intuibile da quanto detto, Salt and Sacrifice non è certo un gioco semplice: l'esplorazione è appagante, ma anche estremamente punitiva, proprio a causa dell'aggressività e sovrabbondanza di nemici.
Ora, immaginate come questo già fragile equilibrio possa incenerirsi nel momento in cui la struttura del livello finisca alterata da spawn casuali di Maghi potentissimi, spesso e volentieri in gruppi di due o persino tre alla volta, accompagnati da relativi minion elementali, apparizioni frequenti e altrettanto randomiche di Arsi di Bruma (una versione più potente e corrotta dalla magia dei nemici base di ciascuna zona) e caotici effetti a schermo di tutti i loro attacchi speciali, che sovrapponendosi all'interno dell'ambiente 2D generano un caos multicolore, spesso tanto illeggibile, quanto mortale.
I Maghi, infatti, sono creature talmente malevole da odiarsi a vicenda e suscitare le ire anche dei nemici autoctoni dell'area: la loro apparizione porta a un totale stravolgimento del level design, con nemici che si ammassano in un unico punto generando hitbox che farebbero invidia a un Centimani, Maghi birboni appollaiati in cima o davanti a una scala, che impediscono di proseguire verso l'obiettivo o, meglio ancora, incantesimi a ricerca che inseguono il giocatore tra una zona e l'altra, incuranti di muri o soffitti.
Purtroppo, è un errore comune dei titoli indie quello di credere che “soulslike” sia sinonimo di “difficoltà”: l'alto livello di sfida è senza dubbio un elemento caratteristico di questo sottogenere videoludico ma deve legarsi a ostacoli di natura strategica, non a minacce generate casualmente o maliziosamente inevitabili. Se il giocatore viene sconfitto da qualcosa che non può comprendere o controllare, ecco la difficoltà trasformarsi in frustrazione.
Come già detto, è chiaro che gli sviluppatori hanno concepito Salt and Sacrifice come un gioco in cui la componente multiplayer occupa un grosso spazio, così com’è scontato che affrontare il gioco in cooperativa porterebbe a una netta riduzione del livello di sfida: questa non è però una giustificazione, dato che il titolo deve assolutamente risultare equilibrato anche come esperienza singleplayer, in quanto presentato come tale. Speriamo, quindi, che i futuri aggiornamenti possano ovviare a queste piccole, ma numerose sbavature.
Salt and Sacrifice è una gemma grezza, che è riuscita a ibridare con successo diversi generi videoludici, creando un setting accattivante e un gameplay divertente sia in solitaria, che in compagnia di altri giocatori.
Tuttavia, nonostante il titolo punti chiaramente a un target di giocatori hardcore e senza dubbio abituati a esperienze ludiche punitive, Salt and Sacrifice merita e necessita di polishing e ribilanciamento per esprimere appieno il suo potenziale, al momento offuscato da picchi inutilmente frustranti di difficoltà artificiale e casualità.