SAW
Volete fare un gioco?
Chiunque abbia avuto modo di vedere un qualsiasi SAW, sarà senz'altro a conoscenza della particolare natura della serie, una natura malsana e violenta fondata sul concetto che la tortura sia uguale alla redenzione. Come prevedibile, la trasposizione videoludica affidata agli sviluppatori di Konami, sfrutta ed esalta le caratteristiche dominanti del brand, adattandole a una realtà videoludica che si dimostra tanto agghiacciante quanto quella delle pellicole cinematografiche.
Cosa si nasconde però dietro a quest’intensa e terribile atmosfera? Un titolo valido, capace di stupire indipendentemente dal suo legame con la famosa serie cinematografica o solo un ennesimo, deludente tie-in?
La storia, ambientata all'interno di un misterioso istituto psichiatrico, ruota intorno alla figura del detective David Tapp, anch'egli caduto nelle mani dell'Enigmista e quindi costretto a superare una serie di prove al limite della sopportazione umana per riguadagnare la propria libertà.
L'inizio dell'avventura ricalca quello di tutti i film della serie, dove Tapp, dopo aver recuperato un registratore, riceve le prime istruzioni dell'Enigmista per iniziare "il gioco".
Come impone la tradizione, sin dai primissimi minuti nulla è chiaro e soprattutto semplice da portare a termine. Per trovare delle chiavi necessarie per aprire delle porte, ad esempio, è infatti necessario frugare in water pieni di siringhe o in secchi stracolmi di acido, analizzando al tempo stesso gli indizi scritti col sangue sui muri di un bagno.
La morte è spesso dietro l'angolo, magari quando ci si trova a camminare a piedi nudi su dei vetri rotti nel tentativo di evitare delle trappole o semplicemente quando si apre una porta dietro a cui, forse, si trova una trappola collegata a un fucile, ed è quindi importante agire e muoversi con grande attenzione.
Insidie come queste non sono però gli unici pericoli, poiché l'istituto ospita anche altre persone che, di tanto in tanto, spunteranno fuori dal buio urlando e attaccando il povero Tapp, costringendolo ad affrontarli in brutali scontri corpo a corpo (che sembrano quasi parodie involontarie di tutti i peggiori elementi delle meccaniche di combattimento tipiche dei survival horror).
Nonostante la presenza di 18 diverse armi (dalla mazza al tubo di piombo, fino ad arrivare alle molotov o alla pistola), il sistema di combattimento si dimostra infatti pessimo sotto ogni punto di vista; oltre alla possibilità di "incastrarsi" in fase offensiva o difensiva (continuando quindi a colpire senza che il nemico possa fare nulla per difendersi o, nel peggiore dei casi, essendo direttamente nella condizione di non poter reagire in alcun modo agli attacchi del nemico), gli scontri non necessitano di alcun tipo di tattica o strategia. Tutto ciò che è necessario fare è premere furiosamente il tasto di attacco e pregare che tutto vada nel verso giusto. Poteva andare peggio di così? Probabilmente no.
Alla luce di tali problematiche è quindi impossibile non affrontare ogni combattimento con una certa preoccupazione (non legata, purtroppo, all'atmosfera), specialmente se si ha di fare con dei nemici ai quali è stata legata al collo una bomba di prossimità.