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Scuf Infinity Pro 4PS - recensione

Scuf riprogetta il suo joypad di punta e noi lo mettiamo a confronto con la vecchia versione.

Come ogni anno, diremmo intorno alle festività natalizie anche se poi in realtà non è proprio così, arriva la recensione di un prodotto di Scuf Gaming: l'azienda americana si è ormai fatta un nome tra gli appassionati di periferiche di controllo per come realizza delle elaborazioni piuttosto raffinate dei joypad originali di Sony e Microsoft. Quest'oggi recensiamo il classico cavallo di ritorno visto che si tratta di una versione raffinata di uno dei prodotti più venduti di Scuf, l'Infinity 4PS riveduto e corretto in una versione ulteriormente raffinata, la Pro.

Avevamo già recensito con dovizia di particolari questo joypad a fine 2016 e allora come in seguito eravamo rimasti colpiti dalla sua eccellente qualità costruttiva, ma soprattutto dall'incredibile numero di dettagli e soluzioni tecniche anche di minima portata che lo rendevano la periferica perfetta per chi desidera avere una marcia in più nel gestire la propria periferica di controllo nel gioco in singleplayer ma soprattutto online.

La versione Pro è quasi identica all'originale di cui condivide praticamente tutte le soluzioni tecniche che avevamo già illustrato in quella sede e che vi consigliamo di andarvi a rivedere nel dettaglio se siete interessati all'acquisto. Ci siamo quindi preoccupati di evidenziare le novità introdotte in questa versione e quanto queste spostino l'ago della bilancia verso un'eventuale acquisto, considerato anche il prezzo stratosferico di questi joypad usciti dalle linee di produzione Scuf come farebbe una vettura di serie dall'officina di un preparatore per rally.

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Come potete vedere dall'unboxing, che va a ripescare anche l'Infinity 4PS recensito due anni fa, due prodotti sono esteticamente praticamente identici, così come identici sono i materiali con cui sono stati realizzati e le numerose feature in termini di personalizzazione direttamente dal configuratore del sito di Scuf. La possibilità d'installare diversi tipi di grilletti e modificarne la corsa, la presenza di diverse levette analogiche per forma e lunghezza, la scelta dei materiali e del grip, ma soprattutto la rimappatura tramite una chiave magnetica dei tasti funzione principali presenti sul dorso per usare due paddle montati sulla parte inferiore sono le feature che fanno la differenza oggi come allora.

Ovviamente tutto questo è un bene visto che gli aspetti migliori del pad originale sono stati mantenuti, ma a questi sono da aggiungere alcune novità, che peraltro vanno a toccare alcuni dei piccoli difetti che avevamo notato in sede di recensione a suo tempo. Il primo riguarda i due paddle nella parte posteriore: nella prima versione erano molto sensibili e non era raro attivarne uno per sbaglio anche solo tenendo il joypad in mano o muovendolo con una certa foga. Ora sono stati irrigiditi ma senza esagerare rendendo molto più difficile usare gli anulari per attivarli accidentalmente. Scuf ci ha confermato che la modifica ha visto anche la sostituzione degli attuatori con un modello riprogettato da zero per limitare questo inconveniente e aumentare ulteriormente la vita di questi microswitch. Anche il montaggio è stato semplificato; ora si possono tranquillamente sfilare e riagganciare senza dover usare un cacciavite.

Lo Scuf Infinity Pro 4PS recensito stavolta è quello rosso. Le colorazioni disponibili sono moltissime, soprattutto in combinazione con i tasti, i bumper e le levette.

Le novità non sono immediatamente visibili come in questo caso ma vanno anche nella parte interna: è stata sostituita la parte interna della motherboard del joypad seguendo le modifiche apportate da Sony alla seconda generazione dei controller con la presenza della light bar sul touchpad per il VR insieme alla possibilità di modificare il sistema di comunicazione del controller tra USB e Bluetooth. È anche aumentata la vita operativa della batteria che nel nostro caso si è attestata, dopo una prima ricarica completa a circa dodici ore, come per tutti i nuovi DualShock.

È stata infine riprogettata la parte superiore del pad nell'area che separa i bumper dai grilletti analogici: nelle prime versioni era molto sottile e poteva andare incontro nell'uso prolungato a cigoli o rotture in seguito a cadute molto violente. Nell'uso quotidiano abbiamo notato anche qualche altra novità: sembra essere cambiata la resistenza delle molle dei grilletti analogici, ora leggermente più resistenti rispetto alla versione originale, anche se si tratta di un dettaglio quasi trascurabile.

Quello che non è cambiata è l'eccellente qualità dei materiali usati per la superficie delle levette analogiche che restituisce un grip eccellente anche dopo svariate ore d'utilizzo e con le mani sudate: essendo inverno non abbiamo potuto sperimentare questa situazione come abbiamo fatto con il pad originale nel corso di questi ultimi due anni. Avendo disposizione un esemplare della precedente versione, vale la pena effettuare una valutazione a posteriori sull'affidabilità del prodotto che in questi ventiquattro mesi è stato usato per almeno 350 ore su PS4 e su PC: visto il valore, abbiamo sempre proceduto a tenerlo pulito, soprattutto d'estate e siamo stati ricompensati da un'affidabilità eccellente.

Un esempio delle diverse tipologie di levette analogiche, per forma e lunghezza.

Possiamo confermare che il pad non ha mai perso un colpo per una singola attivazione e che tutti i tasti funzione, i bumper e i grilletti rispondono ancora in maniera egregia, così come la precisione delle levette analogiche. Abbiamo ancora montate quelle a testa concava dell'unboxing originale: la gommatura si è leggermente consumata vista la morbidezza alla base del grip eccellente, ma c'è ancora parecchia vita utile per queste due levette che possono comunque essere rapidamente sostituite. Anche la batteria integrata è ancora in ottima forma dopo almeno una quarantina di cicli di carica/scarica completa e non ci sembra ci sia stata una riduzione consistente della sua vita operativa che sul pad nuovo si è attestata sulle 10 ore scarse: il nuovo modello è quindi leggermente più performante "out of the box", ma questo era già noto già con i modelli base.

Questa nuova versione Pro dello Scuf Infinity 4PS ci ha quindi confermato ancora una volta l'eccellente attenzione al dettaglio dell'azienda americana per i suoi prodotti, non solo quando si tratta di progettarli da zero ma anche di effettuare delle modifiche a modelli preesistenti che in quanto a soluzioni tecniche si confermano ai vertici del mercato dei joypad. Come al solito il prezzo è la discriminante di maggiore importanza per questo genere di prodotti e quelli di Scuf si inseriscono nella fascia altissima del mercato: la configurazione della nostra recensione in versione Pro si attesta sulla non modica cifra di 180 euro.

I due paddle programmabili nella parte posteriore sono ora più difficili da attivare per errore.

Un prezzo fuori mercato solo per chi vuole solo il meglio ed è disposto a spendere un sostanzioso extra per averlo: rispetto al primo modello fortunatamente il cartellino è leggermente sceso (due anni fa eravamo a più di 220 euro) ma non abbastanza per poterlo considerare un acquisto imprescindibile nel rapporto qualità/prezzo da parte della vasta platea di utenti PS4 e PC che potrebbero usare questa versione.

Per chi gioca a livello competitivo su console o semplicemente non vuole badare a spese, questo rimane con ogni probabilità uno dei migliori accessori (schermi esclusi) acquistabili per PS4 e PC: solo il Raiju di Razer è l'unica periferica in grado di tenergli testa (pur se con qualche caveat sui generi per cui si adatta meglio); ma anche in questo caso, la sfida non è solo sulle caratteristiche tecniche.

Avatar di Matteo Lorenzetti
Matteo Lorenzetti: Dopo dieci anni di The Games Machine, approda finalmente alla redazione di Eurogamer.it. Onnivoro per quanto riguarda i generi, predilige sparatutto, giochi di guida ed RTS.

Scopri come lavoriamo alle recensioni leggendo la nostra review policy.

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