Secret of Mana - recensione
Un remake che non rende giustizia al fantastico titolo originale.
Viviamo in un'epoca videoludica che forse è la più arida di sempre dal punto di vista di idee e novità. Se da un lato è sfrenata la corsa al numero di pixel e alla fedeltà grafica tridimensionale, negli ultimi anni c'è stato sia un nostalgico e irresistibile ritorno al 2D con l'ascesa degli indie, che una golosa riproposizione di vecchi e gloriosi titoli delle generazioni precedenti tramite remaster e remake.
Square-Enix sta praticamente riproponendo tutto il suo catalogo di jRPG dell'era 8-bit e 16-bit su PC e console moderne, con un occhio di riguardo per la serie Final Fantasy, ma non solo. Tanto per fare un paio di esempi, abbiamo infatti recentemente ricevuto sulle piattaforme moderne un porting enhanced di Romancing SaGa 2, titolo peraltro mai uscito in occidente prima della nuova release, ed il remake di Adventures of Mana.
Per la nuova versione di Secret of Mana, Square Enix ha scelto la via del remake piuttosto che quella del porting enhanced: questo approccio è sì più allettante, ma anche più rischioso. Un remake infatti ha il compito di svecchiare, aggiornandolo alle tendenze moderne del genere senza però andare a intaccare lo spirito ed il feeling del gioco originale, e non è sempre impresa facile. Abbiamo visto recentemente come i Bluepoint siano riusciti splendidamente nell'impresa con il remake di Shadow of the Colossus, ma quando si tratta di trasformare un gioco bidimensionale con sprite, a un look tridimensionale passando ai poligoni, nell'equazione s'inseriscono diversi fattori di rischio.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, Secret of Mana è uno spin-off della serie Final Fantasy, uscito originariamente in Giappone nel 1993 con il titolo di Seiken Densetsu 2. È anche il capostipite della serie "Mana", che ha dato il via a una lunga serie di fortunati jRPG che si è ramificata su diverse generazioni e console. Il titolo aveva già ricevuto diverse re-release per Virtual Console Wii e Wii U, un porting enhanced per dispositivi mobile diversi anni fa (ed è anche disponibile nei giochi inclusi del SNES Classic Mini), ma il produttore ha deciso che non era abbastanza proponendo anche un completo remake per PS4, PS Vita, Switch e Windows.
Come molti altri giochi di ruolo dell'era 16-bit, Secret of Mana offriva una visuale top-down ed un mondo a scorrimento nel quale i personaggi si spostavano superando le asperità del terreno e lottando contro terribili creature. A differenza dei giochi di Final Fantasy di allora, Secret of Mana proponeva un tipo di combattimento libero e in tempo reale, più d'azione, che poi sarebbe diventato lo standard comune nei decenni a venire, risultando quindi un precursore dei tempi da questo punto di vista.
In questo remake, la storia rimane fedele a quella del titolo originale: un trio di giovanissimi ragazzi disobbediscono alle leggi stipulate dall'anziano del loro tranquillo villaggio estraendo una spada incuneata tra le rocce, innescando come conseguenza una serie di sventure e liberando una miriade di mostri che avrebbero presto invaso tutto il mondo. Neanche a dirlo, i tre vengono cacciati dal villaggio per il terribile peccato di cui si sono macchiati, e iniziano la loro avventura alla ricerca dei santuari del Mana.
Con la loro azione, i giovani hanno infatti destabilizzato un equilibrio che era stato raggiunto tramite una sanguinosa guerra tantissimo tempo addietro. A questo punto, occorre dotare la "Spada del Mana" della sua antica forza, visitando gli otto santuari del Mana sparsi per il mondo. Ed è con queste premesse che il trio composto da Randi, Primm e Popoi inizierà il suo lungo viaggio, spinti ognuno da motivazioni diverse ma parallele, aiutandosi l'un l'altro nel cammino.
A primo impatto, il remake appare fantastico per chi aveva ben impresso il look bidimensionale del titolo originale. Adesso tutto è renderizzato con poligoni tridimensionali, ed è stato aggiunto un voice-acting disponibile in doppia lingua. La colonna sonora era uno degli aspetti più notevoli del gioco, e siamo contenti che abbia ricevuto ulteriore attenzione con un'opera di ri-arrangiamento che la migliora senza snaturarla.
Vengono aggiunte anche alcune animazioni qua e là, specialmente nelle scene statiche e nelle locande, ma il set di animazioni rimane praticamente il medesimo di 25 anni fa, e questa è sicuramente una delle prime opportunità mancate di cui si macchia questa nuova opera. Un remake dovrebbe infatti, a nostro avviso, attenuare gli aspetti più problematici e meno riusciti enfatizzando al contempo i punti di forza dell'originale. Il nuovo Secret of Mana, invece, mantiene inalterati gli aspetti più antipatici del gioco, che in questa nuova veste e al giorno d'oggi risultano più fastidiosi che mai.
Poi c'è la transizione al 3D che complica parecchio la situazione. Su SNES i personaggi potevano attaccare seguendo solamente i punti cardinali, mentre adesso è possibile attaccare a 360°. Questo rende più difficile il puntamento, specialmente per gli attacchi ranged con armi a proiettili o incantesimi, nonché schivare gli stessi tipi di attacchi dei nemici a distanza, che provengono ora da ogni direzione. La difficoltà generale viene quindi incrementata per questo piccolo ma importante cambiamento. Anche se adesso può risultare più difficile colpire con gli attacchi melee, la formula classica di un personaggio con attacchi corpo a corpo (Randi) e due compagni con attacchi ranged (Primm e Popoi) funziona abbastanza bene ancora oggi.
Il layout generale del gioco è rimasto pressoché inalterato: le ambientazioni dell'overworld sono esattamente come ce le ricordiamo (tralasciando l'overhaul grafico) ed i dungeon sono fatti alla vecchia maniera, con esplorazioni lunghe anche un'ora all'interno di buie caverne alla ricerca di un unico passaggio, che una volta trovato restituirà grande soddisfazione. Ad aiutare nell'orientamento ritroviamo la mini-mappa in alto a destra che rievoca le sensazioni avventuriere originali.
Lo schema di progressione è, nel bene e nel male, fedele ai suoi cardini. Non mancheranno certo situazioni in cui ci ritroveremo a vagare per ore senza riuscire a capire dove andare o senza trovare il meccanismo da attivare per sbloccare un passaggio o una nuova area; e la sensazione di soddisfazione quando troviamo disponibile un nuovo tier di armi nei negozi è impagabile, consentendoci poi di asfaltare facilmente i nemici di una certa area che fino a poco prima risultavano quasi imbattibili. Anche i boss sono rimasti gli stessi, ma a nostro avviso la transizione ai poligoni li rende meno spaventosi e stilizzati, venendo rimossa l'animazione introduttiva con gli sprite che li caratterizzava.
La trasformazione in 3D rompe per certi versi anche alcune meccaniche di gioco: il caratteristico menu "ring system", che permette di accedere a ogni personaggio e abilità posseduta, è ancora presente ma adesso non mantiene la memoria dell'ultima mossa richiamata, rendendo le operazioni ripetitive notevolmente più macchinose e frustranti. È stata anche modificata la posizione del ring stesso, ora non più sotto al personaggio in questione ma al centro, rendendo non sempre intuitiva la comprensione di quale personaggio stiamo gestendo.
L'aspetto che appare più "vecchio" di questo remake è però proprio l'intelligenza artificiale dei nostri compagni di party. Mentre noi comandiamo Randi o uno dei tre personaggi, la CPU si occupa di gestire gli altri due, con risultati a volte a dir poco imbarazzanti. Questi incasseranno praticamente la totalità dei colpi inferti loro, col risultato che occorrerà dotare il party di tutti i potenziamenti difensivi possibili per evitare ripetuti game over, con conseguente costante e ingente esborso di denaro che richiederà più farming. Per fortuna gli sviluppatori hanno incluso un multiplayer cooperativo locale che permette ai nostri amici di prendere parte all'azione in qualsiasi momento, e in questo caso le cose diventano molto più semplici, gratificanti e gestibili.
Secret of Mana non è un gioco lunghissimo per i canoni del genere. Basteranno una ventina di ore o poco più per completarlo se conoscete l'originale, che potrebbero allungarsi a 30 o 40 se intendete platinarlo. Ci sono circa quaranta trofei che allungheranno la minestra senza richiedere sforzi impossibili. Siamo però di fronte a un remake che ci lascia con l'amaro in bocca: per ogni gradita aggiunta, infatti, non si fa altro che riscontrare aspetti fastidiosi che si sarebbero potuti sistemare veramente con un piccolo sforzo. Per certi versi, allora, sarebbe forse stato meglio rimanere con il porting enhanced, piuttosto che mettere sul piatto un remake che si limita a fare il compitino e che fa perno solo sull'effetto nostalgia.
Se non siete proprio dei fan sfegatati del gioco o dei jRPG old-school in generale, l'originale del 1993 saprà emozionarvi ugualmente coi suoi pixel ed i suoi sprite, rendendo questo remake una release tutt'altro che irrinunciabile, ma se siete dei cultori, allora vale la pena rivisitare l'avventura di Randi e compagni in queste nuova veste moderna solo a metà, magari facendo perno sull'aspetto collezionistico della versione retail e approfittando di uno sconto.