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Shadow Tactics: Blades of the Shogun - recensione

Sangue, onore e ninjutsu, ora anche su console.

Uscito sei mesi fa su Steam e GOG.com e forte di un discreto successo da parte di critica e pubblico, Shadow Tactics: Blades of the Shogun arriva ora su PlayStation 4 e Xbox One, con una missione piuttosto complicata, ovvero rendere godibile l'azione stealth in tempo reale senza le comode facoltà di tastiera e mouse, ma dovendo raccogliere tutte le scelte possibili sui pochi tasti del joypad.

Simpaticamente rimanda alle stesse meccaniche del gioco: farcela pochi contro molti, e possibilmente nel modo meno evidente possibile. Per chi non lo avesse giocato sulla "master race", Shadow Tactics è infatti un titolo stealth con visuale isometrica che riporta alla nostra memoria di giocatori navigati nomi come Commandos e Desperados, che ormai hanno sulle spalle più di una decade.

Non siamo di certo durante la Seconda Guerra Mondiale o nel Far West, bensì nel Giappone feudale del periodo Edo, affascinante momento storico dove la sete di potere degli Shogun ha portato sui campi di battaglia migliaia di soldati per anni e anni. Qui sono nati i miti dei ninja, dei samurai e dell'onore bagnato di sangue, e con Shadow Tactics entriamo nell'azione di cinque protagonisti che dovranno collaborare per portare a termine rischiose missioni stealth e far pendere l'ago della bilancia della guerra verso il proprio Shogun.

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A nostra disposizione abbiamo tre personaggi che fanno uso di tecniche ninjutsu e anche se alcuni si somigliano nelle capacità, ognuno ne ha dalla sua di esclusive che permettono a noi giocatori di attuare la strategia più efficace e che più ci piace. E sarà fondamentale.

Se non avete mai giocato un Real Time Tactics, sappiate che il genere è famoso per mettervi contro decine di nemici e, come potete immaginare, la difficoltà è alta già al livello più basso. Portare al successo pochi protagonisti contro un esercito intero richiederà di sfruttare tutte le abilità a disposizione e combinarle sapientemente e con giudizio per non fare subito una brutta fine.

Se anche solo un personaggio viene ucciso la partita termina immediatamente e si riparte dall'ultimo salvataggio. Queste meccaniche si tradurranno in molti tentativi a vuoto per cercare di procedere, ma con l'esperienza e un buon lavoro di meningi si scavalcano anche ostacoli che inizialmente sembrano insormontabili.

Imparare ad utilizzare i cinque guerrieri in Shadow Tactics: Blades of the Shogun è fondamentale per l'incedere del gioco, altamente punitivo altrimenti. Dovremo quindi imparare quando puntare su Hayato, i suoi shuriken e la grande rapidità per far fuori quella vedetta che potrebbe scovarci facilmente, o quando invece scegliere Mugen e la sua forza devastante per liberarci anche di tre guardie contemporaneamente.

In questo genere essere pochi contro molti non è assolutamente un problema, visto che ci sono tanti modi per far fuori tutti i nemici.

Il ventaglio di possibilità è ampio e ad ogni livello, ad ogni nuova mappa, dovremo riadattarci a chi abbiamo a disposizione e di cosa è capace. Qui emergono le ottime capacità di design dei ragazzi di Mimimi Productions, che hanno saputo rendere la curva di difficoltà adattabile al livello di crescita del giocatore, seppur ripida inizialmente. Man mano che effettuerete prove su prove con le tante e diverse tecniche di Hayato e compagni, acquisirete sempre più dimestichezza e già in una seconda run di un livello supererete molto più agilmente ostacoli che a primo acchito sembravano impossibili.

La longevità è garantita anche da un livello di difficoltà superiore, "hardcore" come gli sviluppatori amano definire Shadow Tactics, dove le cose si fanno decisamente più complicate di quanto non siano già, ed aumenta ulteriormente con medaglie ottenibili in ogni livello. Al pari di un achievement, vi richiedono di completare la missione con obiettivi in più o magari facendo a meno di qualche tecnica precisa. Vi possiamo assicurare che in alcuni casi c'è veramente da mangiarsi le mani, senza scendere però nella desolante frustrazione.

Con l'arrivo su console e quindi con il riadattamento, o per meglio dire riduzione, dei controlli al joypad, si aggiunge purtroppo un ostacolo in più. Per quanto lo sviluppatore si sia impegnato nel rifinire l'interfaccia utente e la mappatura dei controlli nella maniera più snella possibile, giocare a Shadow Tactics: Blades of the Shogun su console è decisamente una spanna sotto al farlo con mouse e tastiera.

L'immediatezza della selezione con il mouse e del movimento della telecamera con la tastiera sono ovviamente impareggiabili, e le levette analogiche non possono fare altrettanto sullo schermo della tv. La differenza tra la posizione del personaggio e il movimento di telecamera che compiamo proprio con la levetta destra rende spesso necessario il "centra visuale" con l'apposito tasto, e non sono mancate volte in cui ci siamo mossi erroneamente per l'inquadramento non perfetto.

I personaggi controllabili sono cinque e farli collaborare è vitale per portare a termine la missione.

Stessa cosa purtroppo per quanto riguarda la selezione delle abilità e il protagonista da utilizzare: se su PC abbiamo sulla mano sinistra tutti i tasti necessari ad effettuare in tempo zero la scelta, su console l'interfaccia fa uso di due menù radiali che si aprono premendo i tasti dorsali. Dopo diverse missioni ci si fa l'abitudine e si evitano gli errori iniziali ma resta decisamente più complesso e macchinoso.

Per fortuna la "modalità ombra" in cui registrare le azioni di più personaggi per poi eseguirle tutti insieme in un colpo solo, si gestisce bene con la semplice pressione di un tasto del d-pad anche se, come detto, siamo lontani dalla naturalezza e velocità che si hanno su PC. Difficile biasimare gli sviluppatori, ma l'inferiorità in questo ambito della versione console va sottolineata.

Dove invece Shadow Tactics: Blades of the Shogun convince è nella ottima costruzione di livelli di gioco e missioni, che ci spingono a sforzarci sempre più per trovare la giusta soluzione. C'è il giusto mix di meccaniche, abilità e regole, senza risultare ridondante, si assimilano in maniera piuttosto rapida e dopo qualche ora tutto è nelle mani del giocatore.

Ne ripaga un po' la struttura poco aperta delle mappe, che offrono in alcuni casi spazio per scegliere il percorso che vogliamo, ma nella maggior parte dei casi l'incedere è piuttosto lineare. Le tecniche dei nostri cinque però sono tante e diverse, così come la varietà e la locazione dei nemici, a noi quindi la scelta di come districarsi tra una pattuglia di guardie e il presidio di un samurai. Possiamo anche decidere per un approccio più moralmente corretto, stordendo i nemici al posto di ucciderli, complicandoci però il lavoro quando si risveglieranno.

La difficoltà è abbastanza alta al livello medio, sale in modalità hardcore ed è spietata se cercate di prendere tutte le medaglie.

Completare una missione durante la prima run richiede in media dai venti ai quaranta minuti, una durata adeguata e soddisfacente. Tutto però sta nel modo in cui volete portarla a termine, ossia se in quello più sbrigativo possibile o rispettando magari i parametri per conquistare una medaglia in più. In questi casi la durata è decisamente elastica, e rappresenta un vantaggio a discrezione del giocatore.

La guerra tra il nostro e lo Shogun rivale ci terrà impegnati per più di venti ore, purtroppo non accompagnati da una storia di grande spessore. Tra una missione e l'altra assisteremo a degli intermezzi che mostrano i personaggi incontrarsi per pianificare i prossimi avvenimenti in base alle missioni compiute e quello che accade nello shogunato. Tutto però non acquisisce mai toni epici o climax di particolare rilievo, colpa anche di un doppiaggio e dei dialoghi piuttosto sotto tono.

Alcune cutscene realizzate in computer grafica in uno stile orientale molto minimale, simili ai dipinti giapponesi di quel secolo, fanno decisamente meglio ma si contano sulle dita di una mano.

Ci sarebbe piaciuto vivere un plot più profondo e magari intricato, dato anche che la colonna sonora che accompagna menù e missioni fa il suo lavoro decisamente bene e crea la giusta atmosfera.

Nonostante una storia non memorabile e il porting su console limitato dal joypad un po' macchinoso per il genere, le avventure dei protagonisti di Shadow Tactics: Blades of the Shogun vi appassioneranno anche nel salotto di casa grazie all'ottimo gameplay, aperto e appagante. L'alta rigiocabilità e il livello di sfida alto e scalabile per i più esperti sono la ciliegina sulla torta per un titolo che riporta in auge i Real Time Tactics per tutti gli appassionati del genere.

8 / 10