Shadowrun Returns - review
GDR a turni per Kickstarter-dipendenti.
Confesso che a volte non è facile trovare il modo con cui cominciare una recensione: parlare della storia degli sviluppatori, raccontare qualche aneddoto del mio passato o lasciare qualche citazione più o meno famosa sono tutte buone alternative, ma non sempre rendono in maniera adeguata le sensazioni che un gioco ha saputo restituirmi.
E Shadowrun Returns, uno dei primi prodotti ad arrivare sui nostri monitor dopo i fasti della prima ondata di progetti kickstarter, rientra appieno nel novero dei titoli difficili da definire, e questo a causa di numerosi appelli a quel fattore nostalgia che, in qualche modo e senza possibilità di difesa, inficia gioco forza ogni giudizio oggettivo.
Tutto ciò non deve però fuorviarvi e farvi chiudere anzitempo la pagina del vostro browser: l'opera di Harebrained Schemes ha dei meriti che vanno ben al di là di un semplice effetto amarcord e, a conti fatti, presenta uno dei migliori setting narrativi (fra alti e bassi naturalmente) degli ultimi anni; vero è che gran parte del merito va ad un'ambientazione con i contro attributi, ma anche il resto del gioco non è certo da buttar via. Anzi.
Il tutto comincia nei sobborghi di una Seattle del futuro, parte di una Terra dove, a seguito di uno di quei simpatici olocausti che ogni tanto fanno capolino nel mondo dei videogiochi, la razza degli umani ha subito alcune evoluzioni che hanno dato vita a tutta una serie di "deviazioni" del dna; ecco quindi arrivare i cosiddetti metaumani (elfi, nani, troll e compagnia varia) più vari ibridi più o meno definiti.
"Shadowrun Returns è uno dei primi prodotti finanziati su Kickstarter ad arrivare sui nostri monitor"
Questo, nel nome della più profonda tradizione cyberpunk, non ha però escluso l'evoluzione scientifica e quindi a fianco di fattori come magia e attributi propri di un classico universo fantasy, troviamo innesti biotecnologici, chip e una tecnologia avanti diversi anni rispetto alla nostra.
In questo contesto così particolare, il vostro alter ego inizierà così le sue vicende a seguito di un messaggio proveniente da un suo amico ormai defunto che vi chiederà di far luce sulle cause della sua dipartita; poco male direte voi, peccato che, come da prassi, le cose non siano come sembrano ad una prima occhiata e che il tutto si rivelerà essere un'avventura davvero impegnativa.
Definito il quadro generale senza cadere in pericolosi spoiler, iniziamo a sviscerare un po' la ciccia di SR; innanzitutto la prima scelta che dovrete prendere riguarda la creazione del vostro personaggio, scegliendo classe (samurai della strada, decker, adepto, rigger, sciamano e mago), orientamento e distribuzione dei punti karma spendibili per migliorare alcune statistiche quali attitudine alle armi o alla magia.
"La razza umana ha subito alcune evoluzioni"
Fatto questo, non vi resterà che scegliere quanto vorrete essere belli agli occhi degli altri e buttarvi nella prima delle numerose stanze in cui è suddiviso il gioco; se il termine "stanze" vi ha disorientato, non preoccupatevi: è esattamente quello a cui state pensando.
A differenza dei classici giochi di ruolo dove avete a vostra disposizione un mondo aperto, per progredire nella storia in Shadowrun Returns dovrete infatti superare una serie di missioni ognuna delle quali suddivisa in una o più stanze separate fra di loro; se in questo modo l'esplorazione e l'interazione (salvo casi speciali) risultano gioco forza limitati, il contesto narrativo e l'immersione del giocatore risultano di contro esaltati e questo grazie alla cura certosina che gli sviluppatori hanno messo in ogni centimetro quadrato di gioco.
Ogni particolare risulta realizzato con cura e bilanciato in modo da risultare fondamentale all'interno della struttura narrativa e il risultato finale è un contesto credibile e in grado di affascinare qualunque giocatore che scelga di avvicinarsi al mondo di Shadowrun.
"Ogni particolare risulta realizzato con cura e bilanciato"
Tuttavia questa rigidità strutturale, per molti aspetti retaggio diretto della licenza, si riflette purtroppo anche in due diversi ambiti: la linearità della storia e la fase esplorativa. Cominciamo da quest'ultima.
I vari ambienti di gioco presentano, tolti gli npc che incontrerete lungo il vostro cammino, pochi punti di interesse, limitando di fatto l'interazione diretta con l'ambiente; quello che c'è risulta comunque coerente e ogni elemento contribuisce a costruire il background risultando anch'esso importante per godere appieno dell'insieme.
Per quanto riguarda la linearità, questo è forse il punto maggiormente dolente: nessuna vera scelta morale disponibile e un unico percorso da seguire, con alternative dipendenti dagli attributi del vostro personaggio che impattano solo sulla difficoltà di approccio ai singoli task e non sugli effetti successivi alla loro risoluzione.
"Non ci sono vere scelte morali da fare"
Quando poi vi troverete nella necessità di "muovere le mani" per farvi largo nella dura vita di strada, il gioco cambierà pelle senza soluzione di continuità, portandovi nel più classico degli strategici a turni in isometrica; qui dovrete decidere se e come muovere i vostri uomini (il protagonista e gli eventuali compagni) impartendo ordini in base ai punti azione disponibili e imbastendo delle tattiche che vi permetteranno di portare a casa la pellaccia.
È in questa fase che emerge appieno l'importanza di tutto il corollario di numeri e calcoli che ogni buon amante delle statistiche non può che adorare: bonus razziali, evoluzione del vostro personaggio, armi, coperture e linea di tiro, ogni fattore che può concorrere alla riuscita o meno di un attacco viene trasposto in cifre dando così un riscontro reale ad ogni vostra scelta. Aggiungete un'interfaccia che svolge egregiamente il suo lavoro e avrete un quadro (quasi) perfetto.
Dopo aver terminato la campagna una prima volta e arrivato quasi alla conclusione della seconda tornata, il suggerimento è però quello di optare per un livello di difficoltà avanzato in quanto già il grado di sfida "normale" non rende giustizia al lavoro fatto dagli sviluppatori, decretando una fine troppo prematura delle vicende. Per intenderci siamo sulla quindicina di ore scarse correndo senza prestare molta attenzione a tutto quello che fa da contorno alla storyline principale.
"Shadowrun Returns è esattamente quello che un amante della vecchia scuola dei giochi di ruolo a turni si aspetta"
Passando al comparto grafico, devo ammettere che il fascino che l'isometria esercita sulla mia mente da "oldgamer" è qualcosa che difficilmente può essere compreso da chi si è avvicinato a questo passatempo in questi anni; ma è anche vero che Shadowrun è probabilmente uno di quei titoli che difficilmente avvicinerà nuove leve ad un genere, il gioco di ruolo con combattimenti a turni, che vive i propri fasti più nei ricordi di un passato glorioso che nella virtù del presente.
Per provare comunque a strizzare l'occhio alle generazioni correnti, va detto che la qualità degli ambienti così come quella di tutto quello che è di prettamente visivo è decisamente alta, con ambientazioni curate a livello maniacale e richiami più o meno velati alla licenza a cui il gioco è tratto; certo, ci sono alcune limitazioni come ad esempio la già citata bassa interattività con tutto quello che vi circonda, ma del resto i soldi raccolti non erano certi infiniti e si è scelto di tagliare laddove i danni sarebbero stati inferiori.
Per chi non mastica l'inglese, anche a causa di qualche typo sparso qua e là, conviene attendere la già promessa localizzazione, nella speranza che la mole di testo da tradurre non impedisca di rendere il giusto merito ad una delle migliori scritture degli ultimi anni; un buon lavoro in questo senso richiederà sicuramente diverso tempo per rendere altrettanto vivido un mondo di gioco costruito sui testi più che sulle immagini.
"Il magnifico editor promette di rinnovare la linfa vitale del gioco per lungo tempo"
Considerate infatti che sebbene sia completamente assente qualsiasi forma di doppiaggio, vi troverete più volte a riconoscere come vivi alcuni degli npc che incontrerete sul vostro cammino, fra espressioni gergali, battute, allusioni e tutta una serie di orpelli testuali che rendono al meglio le atmosfere cyberpunk e il mondo di gioco vivo e pulsante.
Shadowrun Returns è esattamente quello che un amante della vecchia scuola dei giochi di ruolo a turni si aspetta. E questo è il suo più grande pregio, ma anche il suo più grande difetto.
All'interno di una cornice rigida, potrete infatti vivere la vostra storia all'interno di una struttura che lascia sì poco spazio a divagazioni narrative, ma che di contro presenta un plot in grado di reggere alla distanza e di presentare in modo convincente un mondo di gioco affascinante come pochi. E' sufficiente? Credo proprio di sì.
Peccato solamente per la poco incisiva componente morale che non presenta veri e propri bivi narrativi e da una complessità generale che non tocca vette indimenticabili, ma il quadro generale resta comunque decisamente positivo.
Un'ultima precisazione: il voto che potete leggere è relativo solamente a quello che oggi Shadowrun Returns è e promette, con delle mere ipotesi ad immaginare il futuro che lo aspetta; il magnifico editor con cui viene rilasciato in mano al popolo della rete promette infatti di rendere questo gioco uno dei must have per questa generazione e uno di quei titoli di cui sentiremo parlare a lungo.