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Shadows of the Damned

Tamarri tatuati alla conquista dell’Inferno.

Guardando oltre la sua immagine colorata e stravagante, Shadows of the Damned appare per quel che è, un gioco dalle meccaniche abbastanza semplici, uno shooter in terza persona con alcuni scontri in corpo a corpo sparsi qua e là.

Tutto quello che dovrete fare per eliminare i vostri avversari demoniaci sarà sparargli con una pistola/fucile pompa/mitragliatrice o colpirli se si avvicinano troppo. Potrete mirare ad arti specifici per rallentarli in stile Dead Space, o fargli esplodere la testa con un singolo colpo ben piazzato.

Il ritmo degli scontri si avvicina più a Residen Evil 4 o 5 che a uno shooter basato sulle coperture. Lo stesso discorso vale per il design e gli scontri con i nemici, il demone più grande con cui vi scontrerete, ad esempio, andrà punzecchiato e aggirato per esporre i suoi punti deboli sulla schiena, come potrebbe succedere con un boss della saga di Mikami.

Non avremmo mai immaginato che i non-morti sentissero dolore nelle parti basse.
Era da un po' che sui nostri schermi non vedevamo un coatto come Garcia Hotspur.

Potrete inoltre sparare agli immancabili barili esplosivi (credo vi sia una ditta specializzata nel piazzarli in giro per ogni titolo), aprire forzieri e accumulare cure mediche. Solo che, essendo un gioco di Mikami/Suda, la salute si recupera bevendo tequila e non fasciandosi le ferite.

Nella dimostrazione del gioco si può assistere a una scena in cui Paula appare a Garcia vestita con una sottoveste che lascia poco all'immaginazione, per poi scomparire dietro un angolo. Garcia ovviamente la segue, solo per trovarsi di fronte all'orribile visione del suo corpo decapitato, con la testa appoggiata su un tavolo.

Il poveretto raccoglie la testa pieno di tristezza e comincia a cullarla, quando, in perfetto stile Armata delle tenebre, questa spalanca gli occhi e comincia a ridergli contro istericamente. Ovviamente Garcia lascia cadere la testa, la quale viene subito raccolta dal corpo e rimessa al suo posto, mentre Johnson commenta con un elegante "beh, questo me l'ha fatto decisamente ammosciare".

A questo punto Paula comincia a scuotersi violentemente fino a dividersi in due, rivelando un orribile demone coperto di sangue con due lame attaccate alle braccia, che corre oltre Garcia e comincia a banchettare con una pila di braccia mozzate.

Mentre l'inquadratura torna nuovamente su uno stupitissimo Garcia, il demone è occupato a succhiare un moncherino proprio di fronte allo schermo, come se niente fosse. Finito lo spuntino, la bestia si gira e corre verso il nostro eroe, che comincia a sparare all'impazzata per fermare la sua inesorabile avanzata e... e arriva la dissolvenza, fine della scena.

Tutto ciò ovviamente non è sufficiente per capire completamente il gioco, ma l'idea è che rispetto ad alcuni dei precedenti e più complessi lavori di Mikami e Suda, Shadows of the Damned non sia un titolo che vuole farvi perdere tempo a capire le cose.

Questa filosofia è resa ancora più evidente da come i due creatori ne parlano, citando Tarantino, Rodriguez e Grindhouse, riferimenti ormai imprescindibili se si vuol fare un gioco ignorante e fracassone, sparandosi nel frattempo bicchierini di whisky come fossero acqua fresca.

Mikami e Suda sembrano aver sviluppato una grande intesa mentre creavano il gioco, una sorta di alchimia positiva ed è questo che rende Shadows of the Damned un titolo divertente da giocare, interessante e ricco di personalità.