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Shady Part of Me - recensione

Quando perdi la tua ombra, lascia che la luce ti avvolga.

"Dove andiamo quando le ombre si allungano? Perché restiamo qui quando potremmo andarcene?".

Potrebbe sembrare un brano di Billie Eillish ma, in realtà, è una delle tante riflessioni che ci propone Shady Part of Me. A volte ci ostiniamo a seguire ciecamente ciò che reca dolore: conosciamo la via d'uscita, eppure continuiamo a ingranare la marcia nella direzione opposta. Abbiamo paura della luce, del giudizio, delle fiamme dirompenti che scaldano e distruggono al tempo stesso. Abbiamo paura di esporci, di vedere la nostra stessa ombra e, alla fine, è proprio quest'ultima che può aiutarci.

Quella sagoma oscura, grande e inquietante, è la nostra vera essenza, quella che non indossa alcun tipo di maschera. Ė il fulcro dei nostri sogni, delle nostre paure e delle necessità intrinseche che probabilmente non ammetteremmo mai. Quell'essenza, soffocata dall'orgoglio e dalla paura, cerca di ribellarsi e di farsi sentire attraversando i meandri oscuri dei nostri sogni, lì dove non abbiamo il controllo. Così, tra una scena e l'altra, come se fossimo gli spettatori, il nostro inconscio cerca di comunicarci ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Ė un modo per farci capire di dover aprire gli occhi e renderci conto che la via d'uscita è più vicina di quanto pensiamo ma noi, puntualmente, facciamo finta di non vederla.

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Nutrirsi di dolore ed essere divorati da quest'ultimo è più semplice di raggiungere quella grande porta che grida alla libertà. Sentirsi soffocare dalle tenebre è più facile di sollevarsi con le ginocchia sbucciate e avanzare verso la luce. Nascondersi nell'ombra senza esporsi richiede meno sacrifici: nessuno giudica, nessuno guarda, nessuno vede, come se non esistessimo. Non è giusto, non è questa la soluzione. La nostra vera essenza vuole uscire, vivere, e vuole ignorare ogni tipo di paura. Noi, oltre quella matassa contorta di insicurezze, abbiamo bisogno di sentire la luce carezzarci la pelle. "Le fiamme sono pericolose, qui è più sicuro" direbbe la protagonista di Shady Part of Me. Il suo eterno conflitto con la sua ombra non è altro che la rappresentazione nuda e cruda di noi stessi. Noi, con la corazza difensiva, cerchiamo di evitare ad ogni costo di affrontare noi stessi, ma la nostra vera essenza non può nascondersi nelle ombre.

Amare se stessi è il compito più arduo che possa esistere, soprattutto quando l'equilibrio sembra disintegrarsi come frammenti di specchi, ognuno dai riflessi differenti. Ogni singola personalità si insinua nella propria anima, dettando legge e distruggendone l'essenza un istante dopo. Devi scappare, non devi scappare, fuggi da te stesso, evita il contatto umano. Il pericolo sei tu, il nemico sono loro. Una guerra eterna, straziante, snervante, asfissiante. Chi è il vero nemico? Loro? Noi? Nessuno.

Viviamo con la costante ossessione di dover avere un nemico da incolpare, ma la vita è una bilancia su cui dover pesare allo stesso modo paure e certezze. La protagonista di Shady Part of Me vive un profondo conflitto col proprio io, senza rendersene realmente conto. Ė accecata, testarda, distratta, segue ciecamente vie che la feriscono inutilmente e fugge da ciò che potrebbe salvarla. Si rende conto di avere un'amica, se stessa, ma non riesce ad andarci d'accordo. Vigono necessità diverse, convinzioni differenti in un equilibrio tremendamente precario. La sua ombra ha bisogno della luce per fuggire, ma la bambina crea ombrosi rami pungenti pensando che siano carini.

Libri pregni di storie raccontano di un lieto fine apparentemente irraggiungibile. La bambina si sente sola e abbandonata, ma qualcun altro può rivelarsi più importante di quelle pagine: la sua ombra.

L'insegnamento più importante di questo titolo è che, qualsiasi cosa succeda, purtroppo, siamo noi a ferirci inevitabilmente. Permettiamo soprattutto agli altri di ferirci, di annientarci e di affievolire la nostra anima. Così, come in un limbo, non riusciamo a raccogliere i cocci e cerchiamo riparo in qualche libro che ha sicuramente un lieto fine migliore del nostro. Tutto, pur di non affrontare la luce. La bambina, infatti, è convinta che la sua parte oscura sia malvagia e pronta a farle del male e, invece, è proprio quel lato che può salvarla. Ha bisogno di rimettere insieme ogni singolo pezzo se vuole sopravvivere, deve collaborare con se stessa e, per farlo, deve ritrovarsi e cercarsi in profondità, dove fa male. Quando riesce a fare qualche piccolo progresso, però, il terreno sotto cui avanza con cautela crolla, facendola precipitare come prima. Quella caduta è ancora più dolorosa, quella caduta è straziante.

Il gioco racconta un percorso psicologico che richiama perfettamente le dinamiche reali. La terapia iniziale sembra quasi sadica, e scava nelle ferite facendo riemergere taglienti scaglie di vetro di cui ignoravamo totalmente l'esistenza. Eppure quelle scaglie letali erano lì, ben nascoste, e ad ogni singolo movimento ci facevano sanguinare senza sapere che fosse a causa loro.

La terapia scava nelle viscere, fa riaffiorare ricordi orrendi che avremmo voluto semplicemente nascondere in un angolino del cervello. Lì al buio, nascosti nell'ombra, senza che nessuno se ne accorgesse. Lo psicologo della protagonista, invece, ha inevitabilmente creato il caos nella sua mente, un disordine sano affinché possa aiutarla a riordinare quei pezzi di puzzle intrisi di sangue. Ebbene, leggendo questo articolo vi sembrerà quasi difficile riuscire a distinguere la realtà dal gioco, ma il fulcro di Shady Part of Me si basa in modo estremamente intimo sulla vita reale delle persone più fragili.

Così vicine, eppure così lontane. Basta scavare in profondità per ritrovarsi, nonostante il dolore straziante per fare spazio tra i ricordi.

Dal punto di vista prettamente tecnico, ci stiamo riferendo a un puzzle game con elementi platform. Il gioco si alterna egregiamente in 3D e 2D, donando fluidità all'intreccio tra i due personaggi giocabili, ovvero la bambina e la sua ombra. Entrambe, per avanzare, necessiteranno della luce o di zone prive di alcun tipo di luminosità. Entra quindi in gioco un puzzle game basato sull'interazione con gli oggetti circostanti, da spostare e ridimensionare in modo da favorire il passaggio. Il risolvimento degli enigmi è prevalentemente semplice e non intacca troppo il proseguimento della narrazione. Tra un enigma e l'altro, tuttavia, sono presenti novantotto collezionabili a forma di origami: raccogliendoli potrete scoprire ulteriori segreti sulla vita della bambina. In questo caso aumenterà il livello di competizione, e sarà abbastanza complicato riuscire a raccoglierli.

Trama e gameplay si sposano benissimo, proiettando il giocatore in un'esperienza onirica davvero introspettiva. Passo dopo passo, tra un puzzle e l'altro, la narrazione scorre fluida e mostra le debolezze più intrinseche della bambina. Ė una storia raccontata in modo particolare, velato, intimo, grazie soprattutto al doppiaggio dell'attrice Hannah Murray e alle frasi chiave comparse tra un oggetto e l'altro. Ė un gioco di collaborazione che permette il fallimento ma che, al tempo stesso, concede una seconda possibilità rallentando il tempo e tornando ai passi precedenti. Si tratta di una sfaccettatura inerente il gameplay che, tuttavia, riesce a trasmettere molti insegnamenti. "Il fallimento va bene, ricordare è giusto, ma bisogna rialzarsi e ascoltare" dice lo psicologo alla bambina ma, in realtà, si riferisce a tutti noi.

La testardaggine della protagonista, dapprima cieca e priva di consapevolezza, ora si plasma in un punto di forza. Sceglie di collaborare con la sua ombra e di trovare una via d'uscita, accettando l'una le paure dell'altra. Il gioco è diviso in sessioni, e ognuna scandisce una sfaccettatura ben precisa del percorso psicologico. Caduta, realizzazione, crescita. Ė un percorso di circa otto ore che riesce a racchiudere le innumerevoli sfumature della psiche e che, nonostante sembri fermarsi a causa dei vari enigmi, riesce a creare una meravigliosa connessione.

Le dinamiche platform si plasmano su una profonda interazione basata sulla collaborazione. Simbolicamente rappresenta la costruzione di un equilibrio vitale tra paure e consapevolezze.

Fermarsi qualche minuto per aiutare la protagonista a proseguire non è affatto d'intralcio, anzi, crediamo sia estremamente importante per metabolizzare ogni singola frase chiave. D'altronde ci stiamo interfacciando con un titolo dall'impronta fortemente emotiva, e una simil speed-run sarebbe pressoché deleteria.

Avremmo sicuramente voluto che Douze Dixièmes osasse di più nella parte finale, ma non possiamo affatto lamentarci della resa generale del gioco. Shady Part of Me non ha una trama vera e propria, è un viaggio nei sentimenti che, seppur breve, riesce a scavare in profondità. Ė una storia che mette in evidenza la nostra ombra senza troppe pretese e, con immensa dolcezza, ci dimostra quanto sia importante nella nostra vita.

Il gameplay, testato su PC, è decisamente piacevole e, oltre alla localizzazione in Italiano, gode di un comparto musicale davvero coinvolgente. Il percorso della bambina è contornato da tonalità dolci, talvolta malinconiche ma ricche di speranza. Abbiamo particolarmente apprezzato la scelta di rendere il brano leggermente diverso ad ogni cambiamento del personaggio: la base strumentale è infatti la stessa, ma gli strumenti musicali cambiano, quasi come per sottolineare la differenza tra luce ed ombra. Progressi e fallimenti, inoltre, sono risaltati da uno sfondo artistico degno di lode: i disegni sono semplici, ma caratterizzati da una palette ad acquerello che esalta le sfumature della psiche umana.

La caduta e il fallimento fanno parte dell'inevitabile processo di crescita e accettazione.

Shady Part of Me è un piccolo viaggio terapeutico che sposa l'immensità dei valori umani e il puro lato ludico. Non aspettatevi un gioco dalla trama contorta o dagli enigmi troppo competitivi, ma preparatevi a un breve percorso in grado di scavare nel vostro cuore. Tutti noi possediamo un'ombra oscura che sembra volerci intralciare a tutti i costi, ma è proprio quel lato che può realmente aiutarci ad essere noi stessi e a vivere la vita che meritiamo.

La via d'uscita esiste per tutti ma, per trovarla, dovremo contare sull'amicizia più forte di tutte: quella con noi stessi. Quando riusciremo ad amarci e a trovare un equilibrio tra luce ed ombra, potremo finalmente dire di aver vinto. Per riuscirci, tuttavia, potremmo aver bisogno di affrontare una terapia psicologica; non sarà un fallimento, sarà semplicemente l'inizio della nostra meravigliosa rinascita.

8 / 10