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Shardlight - recensione

Un'avventura grafica sulla fine del mondo.

La Terza Guerra Mondiale ha spazzato via tutto. La civiltà, così come la conosciamo, è andata distrutta e la nostra specie è costretta a trascinarsi in un ambiente ostile, infetto, mortale. Le lancette del tempo scorrono a ritroso: i ruderi di una tecnologia ormai irriproducibile si sfaldano uno dopo l'altro e un'antica divisione sociale viene riesumata, nell'illusorio e sinistro tentativo di mantenere l'ordine.

L'Aristocrazia regna in un mondo distopico largamente disabitato e abbandonato. I sopravvissuti che si affannano ogni giorno, vivono esistenze misere tra rottami, macerie, cadaveri che si decompongono all'ombra di un cielo eternamente plumbeo. Le ceneri nucleari avvolgono e asfissiano la vegetazione, attutiscono i rumori, sviliscono un panorama monocromo e deprimente.

A peggiorare una situazione già di per sé disperata c'è il Green Lung, un misterioso quanto mortale morbo che non lascia scampo. Non c'è cura, ma un vaccino può tenerne a bada i sintomi, garantendo qualche chance in più di sopravvivere, ma è prodotto in quantità molto basse rispetto a quanti ne avrebbe giornalmente bisogno. Niente di più efficace, a tutto vantaggio degli Aristocratici, per gestire con pugno di ferro il potere, garantendosi i servigi dei propri sudditi, disposti a qualsiasi mansione e lavoro pur di ottenere una dose della salvifica panacea.

Purtroppo il gioco non è stato tradotto nella nostra lingua. L'inglese utilizzato, tuttavia, non è esageratamente complesso e aiutandosi con un buon dizionario si supera qualsiasi ostacolo.

Shardlight, ennesima avventura grafica sviluppata da Wadjet Eye Games, team statunitense capeggiato da Dave Gilbert, non fa sconti, né si trincera dietro ad un'auto-censura "politicamente corretta". Tutt'altro. Getta la protagonista di questa storia, la giovane meccanica Amy Wellard, a poca distanza dalla fine del mondo e della sua stessa vita, dandoci modo di guidarla, passo dopo passo, dal disperato tentativo di ottenere una razione di vaccino, sino all'attuazione di un piano che potrebbe persino rovesciare l'oligarchia che opprime il popolo.

Nel corso di questa breve, ma intensa epopea si esplorano numerosi scenari e si affrontano molteplici tematiche. La sceneggiatura, quanto mai diretta e tagliente, tratta di politica, di filosofia, di etica. Sfrutta la metafora degli Aristocratici per mettere a nudo i paradossi del Capitalismo; esibisce gli stenti di un'umanità senza futuro per indagare sul reale senso della vita; mette a disposizione tre finali diversi per rivelare aspirazioni e valori che guidano Amy (e di riflesso l'utente), attraverso scelte e decisioni che intraprenderà lungo il cammino.

Il cast virtuale coinvolto, pur abbagliato da una protagonista sfaccettata e magistralmente caratterizzata, aiuta nel migliore dei modi la composizione e indagine di un mondo tanto alieno e annichilente, quanto credibile, coerente, vivo e vibrante. I molteplici cambi di ambientazione, veicolati da un gameplay totalmente votato alla tradizione e desideroso di incoraggiare lo sviluppo della trama, ci mostrano scorci terribilmente affascinanti e drammaticamente verosimili.

L'interfaccia è quanto di più semplice si possa immaginare. Giusto in un paio di occasioni si fatica a comprendere come interagire con alcuni oggetti, ma nulla di così invalidante.

La narrazione, in breve, è il vero punto di forza della produzione, un fulgido esempio di come un videogioco sia perfettamente in grado di emozionare e colpire, sfoggiando tematiche complesse e delicate. L'art design, in questo senso, da una mano al coinvolgimento dell'utente. Grazie allo stile che si rifà alla pixel art, canone rispettato sino ad abbracciare una visualizzazione a bassa risoluzione, ogni panorama e personaggio si carica ulteriormente di carattere e attrattiva.

Come già suggerito, il gameplay è un semplice orpello, un espediente di cui si sono serviti gli artisti di Wadjet Eye Games per inscenare la loro storia e dare forma al loro mondo distopico. Le meccaniche sono classiche, volutamente canoniche, affinate in modo da non intralciare la godibilità della trama. Ciò significa che gli enigmi che dovrete superare non sono particolarmente complessi e che per proseguire nell'avventura vi basterà raccogliere gli oggetti nell'ambientazione, combinarli eventualmente tra loro, e farli interagire con i personaggi o le strutture del caso.

Qualche purista potrà giustamente storcere il naso, ne ha tutto il diritto soprattutto se ancora memore di quell'ordalia nota con il nome di The Witness, ma non è possibile parlare di un vero e proprio difetto, vista la precisa e chiara scelta di design intrapresa dagli sviluppatori.

Nel corso dell'avventura avrete modo di conoscere il passato di Amy e di come la sua vita sia stata tremendamente sconvolta dall'epidemia della Green Lung.

Shardlight è una bellissima e avvincente storia che vanta una splendida e carismatica protagonista. Al termine delle sei ore necessarie per giungere ai titoli di coda, non si può che essere soddisfatti dell'esperienza offerta. Mancherà completamente il senso di sfida, si lamenterà l'assenza di enigmi degni di questo nome, ma artisticamente siamo di fronte a un vero capolavoro. Naturalmente consigliato a tutti, a patto di scendere a compromessi con un'avventura grafica che non ha alcun interesse a mettere in dubbio la raffinatezza della vostra materia grigia.

8 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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