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Shenmue I & II - recensione

La leggenda sarà riuscita a superare la prova del tempo?

Non avete idea di quanto sia difficile scrivere questa recensione. Per chi vi scrive la serie Shenmue ha sempre rappresentato qualcosa di speciale e riuscire a giudicare queste versioni PlayStation 4 senza farsi prendere dal sentimento è più dura di quanto pensassi... ma ci proverò. Probabilmente molti di voi hanno sentito parlare tante volte di questa saga ma non hanno mai avuto occasione di metterci mano. Shenmue è un sogno. Il sogno di Yu Suzuki, game designer geniale e fuori dagli schemi che ha provato a spingersi dove nessuno aveva mai osato fino a quel momento.

Da anni i fan attendevano una remastered dei primi due capitoli. Quando l'annuncio è finalmente arrivato alle grida di giubilo hanno fatto da controcanto i borbottii di chi dubitava della possibilità che tali capolavori fossero riusciti a resistere alla prova del tempo. Dubbi più che leciti, sia chiaro. Le caratteristiche che hanno reso unici i due Shenmue sono state assimilate dalle successive generazioni di game designer, che le hanno plasmate, raffinate ed espanse in una miriade di titoli. Tornare indietro ad un gameplay più grezzo e primordiale a volte può essere traumatico... provate a giocare Demon's Souls ora e ve ne accorgerete.

Partiamo dal capostipite, che nel 1999/2000 fece da apripista ad un'epopea composta da ben 11 capitoli. Shenmue comprendeva i primi due mentre il secondo capitolo sarebbe dovuto arrivare all'incirca a metà della storia. Il team che si è occupato di questa riedizione ha preferito rimanere il più possibile fedele al materiale originale, al punto che i menù dei salvataggi e delle opzioni mostrano ancora la mitica Visual Memory Unit e il controller Dreamcast. Intatti sono rimasti anche gli effetti sonori dei menù e tante altre chicche che contribuiranno ad elevare fin da subito il fattore nostalgia. Inedita invece la presenza del doppiaggio giapponese, in alternativa a quello inglese, che da al gioco un'atmosfera molto più coerente con la sua ambientazione. Assente invece la localizzazione in italiano.

Lo sviluppo del primo Shenmue iniziò nel 1996. Era basato sul motore di Virtua Fighter, si chiamava Akira's Story e sarebbe dovuto uscire su Saturn.

Questo non fermerà ovviamente coloro che oltre 15 anni fa riuscirono a completare l'avventura schivando secchiate di kanji pur di metterci le mani sopra prima dell'arrivo in Europa. Se invece la mancanza di una lingua comprensibile è per voi un ostacolo insormontabile Shenmue continuerà a rimanere un nome senza volto, un mistero, una favola bellissima che non vivrete mai. Suvvia, fatevi coraggio e provateci lo stesso... tanto non sarà questo l'unico ostacolo che dovrete superare per arrivare alla fine. Un altro arriverà non appena avvierete il gioco. Vi accorgerete infatti che le fasi giocate sono state aggiornate al formato 16:9 mentre i filmati d'intermezzo hanno mantenuto la proporzione 4:3. Non pensavate che l'avreste vista ancora, vero? E cosa sono quelle robe spappolate sui muri e sulle spalle del protagonista? Tranquilli, sono texture... di quasi 20 anni fa. Alcune sono state aggiornate ad una risoluzione maggiore ma non hanno potuto evitare l'effetto "stirato" e la differenza purtroppo si vede. Sono i segni del tempo che passa, ci farete l'abitudine. Accadrà qualcosa di simile quando vi sveglierete verso i 40 anni e troverete un fascio di rughe sulla faccia: "Da dove diavolo vengono? Ieri mattina non c'erano".

Non è invecchiata di un anno invece la storia. Pur sfruttando un cliché piuttosto abusato, quello della sete di vendetta di un figlio per la morte del padre, Shenmue rende tutto più appassionante affondando le sue radici nella tradizione giapponese, nelle sue leggende, nell'onorevole condotta del bushido, nell'utilizzo saggio e misurato delle arti marziali e nel delicato tratteggio di personaggi indimenticabili. Anche se non li avete mai conosciuti impiegherete poco tempo ad affezionarvi a loro. Vi commuoverete per la fragilità di Ine-San mentre vi farà l'ennesima ramanzina per essere rincasati tardi. Avrete un moto di stizza per l'ingenuità di Fuku-san, studente di arti marziali assolutamente incapace di qualsiasi malizia. Sorriderete per l'imbarazzo provato da Ryo di fronte al dolce viso della timida Nozomi. Proverete infine rabbia di fronte allo sguardo gelido di Lan Di, colui che vi trasformerà in quello che siete destinati a diventare. Shenmue è un concentrato di emozioni pronto ad accogliervi tra le sue braccia e in questo non ha nulla da invidiare a produzioni più recenti.

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Certo, per apprezzare tutto questo dovrete chiudere un occhio sui suoi problemi, non pochi vista l'età. Spesso abbiamo fatto i complimenti ai team di sviluppo per come sono riusciti a ravvivare titoli particolarmente vecchi, purtroppo non è questo il caso. Nessuno si aspettava un total-remake, sia chiaro, ma non ci aspettavamo neanche di ritrovare alcuni dei difetti che affliggevano il gioco originale. Accettare rallentamenti in presenza di 4/5 personaggi su schermo era lecito su Dreamcast, lo è molto meno su PlayStation 4. La versione da noi testata era inoltre afflitta da numerosi bug e glitch nel comparto audio/video. Alcune scene si sono piantate su una schermata fissa mentre i dialoghi andavano avanti, per poi tornare normali subito dopo. Abbiamo avuto la "fortuna" di provare il gioco con una visuale in soggettiva sicuramente non prevista, suggestiva ma non consigliabile. Ci sono state anche interruzioni degli effetti sonori o della colonna sonora, sbalzi improvvisi nei volumi e piccoli problemi con l'interfaccia di gioco. Prima che vi strappiate i capelli per la disperazione fate un respiro e continuate a leggere: gran parte di questi problemi ci erano stati segnalati dal distributore e verranno corretti con una patch al Day-One. Incrociamo le dita.

Ciò che non cambierà invece è lo stile di gioco. Rispetto a titoli più moderni il gameplay di Shenmue è sensibilmente più rigido e cadenzato. La sua struttura portante è basata sulla ricerca di prove, sull'interazione con personaggi secondari e sull'esplorazione di una piccola cittadina giapponese (solo più tardi vi inoltrerete in un enorme zona portuale). Tutto sembra scorrere a prescindere dalle vostre azioni, ma saranno proprio queste a modificare il ritmo degli eventi chiave, che arriveranno solo ed esclusivamente dopo aver compiuto determinati passi. I negozi apriranno e chiuderanno seguendo precisi orari, ciò significa che se doveste "bucare" un appuntamento importante per un qualsiasi motivo sarete obbligati ad aspettare il giorno seguente. Nessun problema direte voi, si manda avanti il tempo e il gioco è fatto. Purtroppo no, la possibilità di velocizzare lo scorrere delle ore venne introdotto solo nel successivo capitolo, il che fa emergere uno dei maggiori difetti di Shenmue: i tempi morti. Questi sono ridotti al minimo per chi ha già giocato l'originale e sa come muoversi, dove andare e con chi parlare, ma per tutti gli altri potrebbe essere un boccone duro da mandare giù.

Le parti giocate sono state adattate al formato video 16:9. I filmati d'intermezzo invece hanno mantenuto l'originale rapporto 4:3.

All'epoca problemi del genere erano impossibili da notare, semplicemente perché non si era mai visto un gioco simile, ma nel 2018 farci l'abitudine non è facile. Fortunatamente esistono sufficienti diversivi per passare il tempo tra una ricerca e l'altra. Potrete muovervi liberamente tra la Sakuragaoka e Dobuita, assistendo alla vita di quartiere e parlando un po' con tutti. Potrete entrare nella sala arcade per giocare a Freccette e Hang-On, spendere qualche migliaio di Yen nei distributori di Capsule Toys o magari bere una bibita rinfrescante sperando di trovare la lattina che vi darà accesso alla riffa del Tomato Convenience Store. Se siete fortunati potrete addirittura vincere un gioco per il vostro Sega Saturn, gelosamente custodito nel soggiorno della Residenza Hazuki. Queste cose sono quasi all'ordine del giorno nei giochi open-world moderni, ma nel 2000 erano qualcosa di mai visto e anche adesso ritrovarle in un contesto del genere da una sensazione di calore, di familiarità.

Con pazienza e dedizione arriverete al climax di questo primo capitolo, che all'epoca lasciò con il fiato sospeso milioni di giocatori e la stessa Sega, incerta sul futuro della serie. Il budget stanziato per il progetto Shenmue era faraonico, le vendite del primo capitolo non furono epocali ma questo non impedì al secondo capitolo di vedere la luce degli scaffali. La prima avventura era poco più di un prologo, solo con Shenmue 2 il progetto di Suzuki inizia a prendere la sua forma definitiva. Lo scenario cambia completamente e porta Ryo Hazuki nella tentacolare Hong Kong per seguire le tracce di Lan Di.

I Capsule Toys collezionabili nei distributori automatici diventeranno una droga. Completare la collezione trovandoli tutti sarà dura.

A questo punto possiamo intuire il pensiero di alcuni di voi: se il porting del primo capitolo ha avuto così tanti problemi, che disastri dobbiamo aspettarci nel sequel? In effetti le potenziali trappole erano molte, ma il materiale da cui partire era di ben altra levatura. Yu Suzuki fece tesoro dei consigli dei fan del primo capitolo per rendere il seguito più "user friendly", aggiungendo una serie di accortezze che snellirono il gameplay e azzerarono (o quasi) i tempi morti. Primo: nel gioco sono presenti delle mappe "in-game" che potrete acquistare man mano che esplorerete i vari quartieri della città. Appariranno in basso a sinistra sullo schermo e vi permetteranno anche di segnare location importanti per ritornarvi più facilmente. Per facilitare ancora di più il "roaming" è stata poi aggiunta una novità che infonde una romantica nota di colore al gioco. Quando chiederete indicazioni su un luogo da raggiungere, alcuni NPC si offriranno di accompagnarvi rendendo di fatto l'esplorazione meno dispersiva. Fate attenzione a chiedere informazioni alla persona giusta però, gli anziani sono particolarmente disponibili in questo senso ma vi costringeranno alle passeggiate più lunghe e lente della storia. In qualsiasi momento comunque potrete abbandonare il vostro accompagnatore e proseguire da soli.

Il numero di personaggi su schermo aumenta notevolmente in questo secondo capitolo, che ha anche risolto buona parte dei problemi di frame rate del predecessore. L'interfaccia è stata modificata per garantire una più immediata navigazione dei menù ed è stata anche cambiata la mappatura dei tasti frontali. Uno di questi (X su PS4) è ora deputato unicamente alle conversazioni mentre il pulsante Quadrato viene usato per interagire con qualsiasi cosa. Questo toglie di mezzo un altro dei difetti del primo Shenmue, nel quale non era raro importunare qualche NPC di passaggio quando invece si aveva intenzione di aprire una porta o evidenziare un oggetto.

Purtroppo il porting di Shenmue 2 non è basato sul gioco originale per Dreamcast ma sulla versione uscita successivamente su Xbox. La scelta degli sviluppatori è dovuta alle migliorie grafiche già presenti in quella edizione, che hanno facilitato il rendering HD su PS4 e reso più fluida l'esperienza globale. Purtroppo tale scelta ha portato con sé anche un difetto già presente nel gioco per la console Microsoft: un livello di difficoltà dei combattimenti sensibilmente inferiore.

Nel secondo capitolo una delle protagoniste femminili è Joy, ragazza cinese tutta moto e spacconaggine. Anche lei nasconde un segreto.

In teoria tutti i capitoli di Shenmue avrebbero dovuto avere un combat system derivato da quello di Virtua Fighter. Per ovvi motivi questo doveva essere un po' semplificato privilegiando le tecniche più veloci, ma la quantità di mosse disponibile era comunque alto e i puristi si sono divertiti ad usarle soprattutto negli scontri più complicati. In particolare nel secondo capitolo c'è una serie di combattimenti opzionali (eviteremo ovviamente di dirvi "come" e "dove" sbloccarli) che su Dreamcast facevano sudare le proverbiali sette camicie. Su Xbox invece erano quasi una formalità e purtroppo anche in questa versione PS4 non rappresentano un grosso ostacolo. Peccato.

Per il resto, la seconda avventura di Ryo è notevolmente più grande, varia e appagante della prima. Il suo sviluppo è almeno 10 volte più ampio e profondo, non solo nell'estensione della mappa ma soprattutto nella densità di eventi e attività che vi attendono. Il cast è stato ovviamente rinnovato e include alcune new entry che non faticheranno molto per rimanervi impresse nella vostra memoria. Non sappiamo quanti di questi personaggi appariranno anche in Shenmue 3, ma siamo certi che il buon Suzuki-san sta curando con la dovuta attenzione la continuità della saga. Porterete a termine questa seconda avventura in un tempo variabile in base a quanto vi soffermerete nelle attività secondarie. Stavolta potrete anche lavorare come imbanditori e dilettarvi con altre vecchie glorie arcade. Una volta arrivati alla fine proverete la stessa sensazione dei giocatori che terminarono Shenmue 2 la bellezza di 15 anni fa. All'epoca speravamo tutti di poter vedere un terzo, quarto e quinto capitolo in tempi brevi. Abbiamo trattenuto il respiro finché abbiamo potuto, ma dopo qualche anno le nostre speranze si erano quasi del tutto spente. Voi invece potrete vedere i titoli di coda con il cuore leggero, sicuri di poter proseguire le avventure di Ryo entro e non oltre (speriamo) l'anno prossimo.

Se la grafica vi sembra datata provate a togliere il rendering HD e l'effetto blooming. Ecco Shenmue 2 di due generazioni fa.

Se siete arrivati a leggere fin qui vuol dire che siete fan di vecchia data della serie, oppure che siete decisi più che mai a vivere questa esperienza per anni descritta come mitologica. Bravi. Siate coscienti però che riuscire ad apprezzare Shenmue 1 e 2 oggi non è cosa facile. Pur rimanendo due pietre miliari, i paletti imposti dall'invecchiamento del gameplay possono risultare difficili da digerire, soprattutto a chi ha giocato titoli simili ma più moderni. In questi ultimi 15 anni i QTE si sono evoluti, i sistemi di combattimento sono più immediati, il free roaming è reale e senza vincoli e di mini-giochi è pieno il mondo.

L'impatto avrebbe potuto tuttavia essere più morbido se il team che si è occupato delle remastered avesse prestato maggiore attenzione ai dettagli. Non c'è stata alcuna ottimizzazione del motore di gioco, se non quella che rendeva già all'epoca evidenti le differenze tra primo e secondo capitolo. I controlli sono stati rivisti ma tale operazione era quasi scontata visto che su Dreamcast erano un mezzo incubo. Finalmente è possibile usare entrambi gli stick analogici per camminare/correre e guardarsi intorno, ma è rimasta la rigidità nei movimenti del protagonista, che ruota su se stesso con angolazioni fisse rendendo a volte difficile anche la semplice entrata in un locale. Buone notizie arrivano dai caricamenti, sensibilmente più veloci su PS4, e dall'introduzione di un utile menù che nel primo capitolo permette di raggiungere più rapidamente le location principali del gioco. In Shenmue 2 Suzuki-san introdusse la possibilità di accelerare il tempo per arrivare velocemente agli appuntamenti importanti, eliminando così i tempi morti... una novità che avrebbe fatto un gran bene anche all'episodio precedente.

A fare da splendida cornice al tutto (ri)troviamo poi una delle più belle colonne sonore mai scritte per un videogioco. Ogni singolo pezzo orchestrato sottolinea con incredibile enfasi le diverse fasi del gioco, tirando fuori dal giocatore il sentimento necessario in quel momento. Note delicate come un fiore di ciliegio sottolineano i momenti teneri, crescendo burrascosi e adrenalinici preparano le dita alle fasi di lotta e vellutate note jazz entrano in scena esattamente quando c'è bisogno di loro. Che dire poi del maledetto jingle del Tomato Convenience Store? Vi rimarrà in testa per mesi.

Entrambi i giochi usano la tecnologia Magic Wheater per gli eventi atmosferici. Come la vedete una gara di carrelli elevatori sotto la neve?

Tante luci e qualche ombra importante descritte in oltre 15.000 caratteri... ma alla fine di tutto è dunque opportuno consigliare questa collection, peraltro venduta a prezzo budget? Nonostante tutto la risposta è un convinto "sì". Shenmue è quello che ha sofferto di più il passaggio del tempo mentre Shenmue 2, forte soprattutto dei miglioramenti già apportati all'originale, rappresenta ancora oggi un'esperienza ricca e appagante. Per tutta la recensione li abbiamo trattati come prodotti separati, ma in realtà sono le prime due parti di uno splendido romanzo di formazione interattivo. Suzuki ha messo tutto se stesso in questi giochi, caricandoli di un pathos per certi versi ancora unico, ricostruendo le location con rara minuzia e gestendone la regia in maniera magistrale.

Difficilmente riuscirete ad apprezzarli come chi li giocò alla loro prima uscita, ma siamo sicuri che troverete in loro quel "qualcosa" che ve ne farà comunque innamorare. Senza Shenmue la serie Yakuza non sarebbe mai nata e titoli come Sleeping Dogs non avrebbero mai visto la luce. Chiudiamo un occhio sulle rughe e le giunture traballanti di questo splendido vecchietto e rendiamogli l'onore che merita.

8 / 10