Si avvicina la fine del disco?
Cervelli in fuga verso il digital delivery.
Gli ultimi tre anni sono stati particolarmente importanti per il mercato dei videogiochi, che in poco tempo ha visto affermarsi con sempre maggior sicurezza titoli innovativi e, soprattutto, nati per piattaforme molto diverse dalle solite console.
Con l'avvento dell'iPhone, in particolare, la distribuzione digitale ha fatto passi da gigante, catturando l'attenzione di milioni di giocatori (e non solo) con un diverso modo di fare videogiochi. La nascita dei titoli mordi e fuggi venduti a pochi centesimi ci ha lentamente abituati a pagare cifre ragionevoli per esperienze tutto sommato appaganti, con l'unica difficoltà rappresentata dal bisogno di scovare i prodotti meritevoli in un mare di titoli più o meno validi.
Questo nuovo mercato, più aperto e non ancora appesantito da royalty mostruose e da costi di sviluppo proibitivi, ha spalancato le porte a un gran numero di smanettoni pieni di idee e di proposte innovative, precedentemente ingabbiate da processi di mercato a dir poco pachidermici.
Sotto molti aspetti ci siamo trovati di fronte al ritorno del 'garage gaming' degli anni '80, con la piccola differenza rappresentata dalla presenza già radicata di un mercato maturo e ormai giunto a una fase di preoccupante ridondanza.
In un panorama come questo è naturale guardare con preoccupazione l'uscita annuale dell'ennesimo Call of Duty, la continuazione quasi generazionale dei nomi più famosi o, altra moda del momento, il ritorno di vecchie glorie dopo anni di oblio.
La crescita esponenziale dei costi di sviluppo sulle console di nuova generazione spinge sempre meno i team a prendersi i rischi del lancio di proposte innovative, almeno non con i giochi destinati al mercato tradizionale e alla distribuzione fisica nei negozi.
Ecco, quindi, che Xbox LIVE, il PSN e i mille mercati virtuali legati agli smartphone e ai social network, diventano il terreno ideale dove dare sfogo alla fantasia e sperimentare nuove soluzioni. Anche perché pur sviluppando con pochi soldi, le possibilità di incassare cifre da record sono decisamente elevate, come dimostra il caso emblematico di Angry Birds.
Peter Vesterbacka, leader dei Rovio, fa parte della schiera di persone convinte che i giochi tradizionali per console stiano ormai morendo, schiacciati dalla concorrenza dei "piccoli" prodotti per cellulare.
È innegabile che negli ultimi anni il fatturato derivato dalle vendite dei videogiochi abbia subito un'evidente flessione (almeno secondo i dati ufficiali riportati da UKIE ed NPD), dettaglio che assume un significato ancor più chiaro se si considera che gli organi in questione non tengono traccia dei prodotti venduti via digital delivery.
L'ago della bilancia, quindi, si sta lentamente spostando verso i contenuti scaricabili, ma questo non vuol certo dire che i giochi per le console tradizionali siano destinati a morire del tutto. Più semplicemente il mercato si sta espandendo verso una nuova direzione, portando con sé le idee più interessanti e le nuove leve desiderose di mettere a segno il colpaccio.
Tra i giochi per iOS, quelli per i social network e quelli creati appositamente per Xbox LIVE e per il PSN, le nuove possibilità a disposizione dei talenti in erba sono moltissime e anche le grandi aziende iniziano a sentire profumo di dollari e a varare progetti finora snobbati.
Ecco, quindi, che fanno la loro comparsa esperimenti come Dead Space per iPad e iPhone, Dragon Age Legends e Assassin's Creed Legacy su Facebook, o l'impressionante (ma basilare) Infinity Blade di Epic.