King's Quest Chapter 1: A Knight to Remember - recensione
Un'avventura grafica in chiave moderna.
Abbiamo deciso di trattare le serie episodiche senza assegnare voti ai singoli capitoli ma giudicandoli una volta sola nella loro interezza. Al fine di fornirvi tutte le informazioni e le nostre impressioni in modo unitario, tratteremo ciascun episodio aggiornando di volta in volta il corpo principale della recensione, e assegnando il voto solo quando la serie sarà giunta a conclusione.
Nell'era dei remake e delle riedizioni varie, non ci si stupisce più di fronte all'annuncio di un nuovo titolo che segue queste vie. Nel caso di King's Quest, però, la sorpresa è innegabile: si tratta di una saga che è nata nel lontanissimo 1983 e che è scomparsa dai nostri schermi dopo il 1998, quindi ritrovarcela davanti nel 2015 è stata una piacevole sorpresa.
A distanza di 17 anni riecco quindi apparire i personaggi creati da Roberta Williams per Sierra, in un nuovo titolo che è completamente originale e non la mera riproposizione in salsa moderna di quanto già visto. E già qui va lodata la scelta degli sviluppatori, i The Odd Gentlemen.
In questo A Knight to Remember, primo capitolo di cinque previsti, vi troverete a seguire la storia di due avventure che il vecchio re Graham racconta alla sua giovane nipotina Gwendolyn. La prima avventura è quella introduttiva, che serve a mostrare le varie meccaniche di gioco e le cose che si possono fare. È molto divertente da fare, ma anche estremamente lineare e incredibilmente semplice, al punto che ci si chiede se il gioco non sia troppo facile.
Fortunatamente, finita questa fase introduttiva si entra nel vivo e si comincia a seguire il giovane Graham, poco più che un ragazzino, che arriva a Daventry per diventare un cavaliere al servizio del re. Per riuscire nell'impresa, Graham dovrà superare tre prove e sconfiggere quattro avversari in eventi che metteranno a dura prova la sua (e vostra) intelligenza e abilità.
Qui le cose si fanno più serie e richiedono il giusto grado di impegno e, soprattutto, attenzione a tutto quello che c'è su schermo. Perché la distrazione porta diretta all'inferno di ogni videogiocatore di avventure grafiche: un infinito andare avanti e indietro alla ricerca dell'oggetto mancante o dell'azione sfuggita.
Gli enigmi sono buoni e vari, mai impossibili ma nemmeno troppo telefonati. La ripetitività di alcune azioni c'è, ma non è fastidiosa e, soprattutto, non sembra messa lì per allungare il brodo. Il risultato è un gioco ben calibrato per far pensare senza frustrare troppo. Il gameplay è di quelli classici: si deve interagire con gli ambienti per trovare oggetti o usare quelli che già si hanno nell'inventario, mentre parlando con i vari personaggi si ottengono indicazioni su cosa fare o preziosi aiuti per capire come farlo. Ogni tanto ci sono anche delle fase più action, con dei quick time event (molto, molto semplici) da completare o dei punti in cui si dovrà sparare con l'arco, che spezzano piacevolmente il ritmo degli eventi.
Graficamente, questo primo capitolo è senza infamia e senza lode ma tendente al bello. Il gioco è realizzato con l'Unreal Engine 3: quello che si nota subito sono i fondali dipinti e digitalizzati. I personaggi sono disegnati con un convincente e azzeccato stile cartoonesco, ma le animazioni risultano a tratti un po' troppo legnose, soprattutto quando ci si muove sull'asse della profondità. Però, e questo è importante, non si arriva mai a dei punti critici che rendono il titolo brutto o ingiocabile. La fluidità è buona e a parte qualche raro tearing, non c'è nulla di cui lamentarsi anche dal punto di vista tecnico.
Quanto a scrittura e doppiaggio, invece, siamo ad alti livelli. È stato fatto un lavoro semplicemente fantastico con dialoghi divertenti, pungenti e ben scritti. Più di una volta vi troverete a ridere alle freddure del vecchio sovrano o ai commenti fatti da re e nipotina dopo che sarete morti.
A valorizzare i dialoghi ci pensa un doppiaggio inglese che vede coinvolti personaggi del calibro di Christopher Lloyd e Maggie Elizabeth Jones. Questo, unito ad alcune scelte di regia veramente azzeccate e a una trama che non solo vi farà ridere ma che avrà anche alcuni momenti toccanti, rende il primo capitolo del nuovo King's Quest un titolo che vale la pena di giocare.
Da segnalare anche la possibilità di influenzare lo svolgimento del gioco con le proprie scelte: nel primo capitolo la cosa sembra più abbozzata che effettiva visto che a modificarsi sembrano infatti essere solo alcuni dialoghi, ma ci sono buone speranze per il futuro visti gli eventi narrati.
Infine la durata di A Knight to Remember è leggermente superiore alla norma: gli avventurieri più scafati dovrebbero terminarlo in circa cinque ore, mentre gli altri potrebbero avere bisogno di qualcosa in più, ma come sempre tutto dipenderà dalle personali inclinazioni e dall'affinità con il genere.
Insomma King's Quest parte bene, nel primo capitolo c'è molto poco di cui lamentarsi e parecchio di cui essere contenti. Aspettiamo con ansia l'uscita del prossimo atto, ma prima di chiudere segnaliamo che sfortunatamente non è presente l'italiano, né audio né sottotitoli. In ogni caso, il gioco non è caratterizzato da un linguaggio complicatissimo, quindi non è necessaria una padronanza estrema della lingua per comprenderlo.