SILT Recensione, da soli nell’abisso
Sulle orme di Limbo…
Nel panorama delle produzioni indipendenti vi è un’intera sezione dedicata a quei giochi che fanno dell’atmosfera la loro colonna portante. Ne è chiaramente un esempio Limbo, un gioco che nella sua semplicità, grazie a un sapiente utilizzo delle luci, ha saputo generare sensazioni uniche, difficili da dimenticare. Con la stessa filosofia, sviluppato da Spiral Circus, nasce Silt, un’avventura ambientata in un oscuro abisso oceanico.
Il gameplay è molto basilare, basti pensare che il piccolo palombaro protagonista dell’avventura non potrà fare altro che nuotare e accendere o spegnere la luce posta sul suo casco. L’unica sua vera abilità si esprime nella possibilità di prendere il controllo delle altre creature marine, al fine di sfruttarne le abilità peculiari.
Con i piranha, grazie ai loro denti affilati, è possibile rompere i cavi che ci sbarrano il passaggio; le murene ci consentono di generare elettricità per interagire con dei macchinari; gli squali martello, invece, sono in grado di usare la loro testa corazzata per rompere ostacoli resistenti.
Ci sono poi le mante, che possiedono la capacità di teletrasportarsi qualche metro in avanti, talvolta passando attraverso alle superfici o schivando, con il giusto tempismo, creature ben più veloci di noi. E poi abbiamo i granchi, che grazie alla loro corazza possono mettere fuori gioco dei macchinari letali, e ancora i barracuda che si muovono con una velocità senza eguali.
Gli unici due che non siamo stati in grado di identificare con esattezza sono dei banchi di pesciolini di piccole dimensioni, forse delle sardine, e delle sfere esplosive che sembrano tanto un incrocio tra una mina subacquea e un’ameba.
Alcune di queste meccaniche sono state quasi abusate, per via della loro versatilità, mentre altre si sono viste solamente in piccole sezioni. Nel complesso ci sarebbe piaciuto vedere un po’ di più del gameplay effettivo, complici dei rompicapo non particolarmente complicati, che in alcune rare occasioni hanno richiesto qualche tentativo extra, non tanto per nostri errori quanto per a bug o comandi non interpretati correttamente dal gioco. Da segnalare anche l’eccessivo utilizzo dei caricamenti per passare da un’area all’altra.
Capiamo che non sia possibile includere in una sola sezione l’intero livello ma alcune transizioni ci sono sembrate totalmente superflue, talvolta senza nemmeno dover compiere azioni tra una e l’altra, con il solo risultato di spezzare inutilmente il ritmo. Questo, considerando pure che l’avventura dura al massimo due orette.
Molto interessante è invece la selezione delle mostruosità nemiche, al cui primo posto si trova senza alcun dubbio il verme bobbit, che rappresenta sia un ottimo ostacolo, sia una corretta copia di quello che è una delle creature più raccapriccianti che vivono sui fondali marini.
Durante l’avventura bisogna anche sconfiggere un totale di quattro boss, ovvero grosse creature con meccaniche leggermente più complesse, che sembrano uscite direttamente da un incubo. Uno di quelli contorti e con tanti occhi o protuberanze, per capirci.
Artisticamente l’opera ci è molto ispirata e, sebbene possa ricordare Limbo sin troppo da vicino, ha una sua personalità. Forse, anche un po’ troppa, visto che a tratti ci siamo sentiti disorientati cercando di capire dove il gioco andasse a parare.
L’avventura inizia infatti in un mondo interamente subacqueo, poi invece ambienta brevi sezioni quasi esclusivamente narrative all’interno di una grossa macchina, in cui delle figure di spicco rappresentate con volti di mammiferi (!). O ci è sfuggita una qualche metafora, o a tratti sembra di giocare due avventure differenti.
Tirando le somme, SILT vanta un comparto artistico molto accattivante, grazie soprattutto a delle atmosfere tanto tetre da generare una particolare sensazione di malinconia nel giocatore, peccato che un gameplay limitato e qualche incertezza di troppo ne limitino la resa finale.