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Smelter - recensione

Un ibrido non per tutti.

Chi morde una mela inimicandosi Dio nel giardino dell'Eden è condannato alla dannazione eterna, a pagare per i suoi peccati e a soffrire amaramente tutte le pene necessarie a espiare le sue colpe.

È quello che accade nelle battute iniziali di Smelter, il videogioco di debutto del team nipponico X Plus Games Limited, pubblicato da Dangen Entertainament e già conosciuto nel panorama videoludico per i titoli indipendenti come Minoria e Bug Fables.

Prima che pensiate di essere di fronte a un ennesimo prodigio biblico, Smelter unisce il candore di un tipico platform in 2D vecchia scuola alla complessità di uno strategico in tempo reale, condito con un motore grafico a 16-bit per dare quel tocco vecchia scuola che non fa mai male.

È Adamo a commettere il peccato originale mordendo la mela caduta dall'albero sacro di Dio, e non Eva come viene raccontato nel Libro della Genesi. A causa di questo avvenimento, Eva discende in un'oscurità senza fine risvegliandosi in un luogo strano, da cui apparentemente non può uscire. Qui incontra Smelter, un'armatura parlante che un tempo dominava sulle terre di Rumbly, che prende possesso del corpo della ragazza soggiogandola per rimpossessarsi del suo impero, un tempo florido e potente.

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La trama è coinvolgente e scoppiettante sin dai primi istanti, capace di sorprendere e far riflettere. Impersonando sia Eva che Smelter, viviamo un'avventura ironica che offre delle cutscene avvincenti che impreziosiscono una narrazione strutturata e fluida. Se Eva è più ponderata e spera di ritrovare il suo Adamo, Smelter vuole solo riconquistare e rifondare il proprio impero.

Il gameplay è strutturato minuziosamente, gestito con maturità e semplicità. Le fasi platform non rappresentano una grossa novità rispetto ad altri titoli del genere ma aggiungono delle abilità da alternare ogni volta che ne sentiamo la necessità. Quando vestiamo i panni di Eva possiamo fermare con lo Smelt delle rocce che ci permettono di raggiungere l'altra sponda di un dirupo, oppure di arrivare a un luogo sopraelevato che pare inaccessibile.

Le tre abilità di Eva sono importanti e vitali per sopravvivere negli intricati dungeon del gioco. Se il Dominio Gurabi ci permette di ricorrere alle forze della Terra, menando pugni a destra e a manca, quello Nutoro ci fa svolazzare tra una parete e l'altra senza cadere, facendoci oltrepassare delle porte e i nemici, che possiamo colpire di sorpresa con dei raggi sparati da un cannone al plasma.

Il nostro preferito però è il Dominio Eramagu, che ci consente di attaccare le creature con una frusta elettrificata in grado di sgominarle. Se la situazione diventasse drastica invece è meglio usare la Smelt Blade: la sua barra è accanto a quella della vitalità, ed è possibile riempirla eliminando chiunque intralci il nostro cammino. La difficoltà è moderata e per nulla complessa, ben bilanciata e amalgamata col resto del gameplay.

Non vi sentite osservati? Ebbene, i nemici più brutali sono proprio quelli che non aspettano altro che un nostro fallimento, da godersi possibilmente a debita distanza da noi.

Per potenziare le abilità dobbiamo per forza affrontare delle Prove disseminate nei dungeon. Alcune le abbiamo trovate originali e ben realizzate, altre sono impegnative e davvero frustranti. Ognuna è dedicata all'abilità su cui vogliamo investire, sia per diventare più forti, sia per arrivare alle sfide coi boss senza troppi problemi. Una scelta di gameplay molto razionale e che porta a completare gli alberi delle skill di ciascun Dominio.

Gli scontri con i boss rappresentano una bella gatta da pelare, soprattutto nelle prime ore di gioco quando ancora non si è pratici con i comandi. Per combattere al meglio serve ragionare e colpire scegliendo il tempismo giusto tra un attacco e l'altro, alternando le abilità che abbiamo a disposizione per uscirne vincitori. Fallire è inevitabile e spesso accade per un nostro errore: meglio prepararsi a dovere, prima di correre tra le braccia della morte.

Le fasi strategiche non rappresentano nulla di nuovo all'orizzonte ma sono molto convincenti: indossiamo direttamente i panni del tiranno Smelter, che si frega le mani pensando alla conquista delle terre di Rumbly. Gli Zirm sono i nostri sottoposti, pronti a tutto pur di soddisfare le nostre mire espansionistiche nelle nove regioni esplorabili, che sblocchiamo man mano che avanziamo.

Com'è facile immaginare, è meglio edificare delle strade su cui costruire le nostre case per dare un tetto ai soldati nelle caserme e nelle torri di guardia. Posizionare ogni struttura è semplice e intuitivo, nonché vitale per resistere alle incursioni dei nostri nemici. Consigliamo di tenere le abitazioni all'interno della regione principale, disponendo le strutture belliche nel confine.

Ci troviamo a fuggire dall'acqua e dalle trappole mortali dei dungeon. Meglio proseguire con cautela!

Sin da subito armiamo gli Zirm come vogliamo, optando per delle difese diverse ma resistenti, utili ad affrontare le avversità che possono colpirci. Sbloccando il teletrasporto possiamo muoverci da una regione all'altra per avere sotto controllo i nostri progressi, tenendo d'occhio le truppe e le difese presenti sulla mappa di gioco, oltre ai luoghi in cui accediamo per avviare le fasi platform, fondamentali per proseguire nella trama principale.

Un dettaglio che reputiamo imprescindibile è la possibilità di muovere Smelter sulla mappa di gioco, in cui può difendere le strutture dell'impero: una scelta da lodare perché fa da collante al resto delle tante attività a nostra disposizione. Per quanto sia complesso unire un platform a un RTS, ammettiamo di essere sorpresi per come siano state unite all'interno del titolo. Non è un lavoro che cambia i due generi in maniera trascendentale, però mantiene alta l'asticella qualitativa, confezionando un gameplay godibile.

Il level design è semplice ma ripetitivo, per quanto i luoghi visitabili siano diversificati ed ispirati. Il lavoro svolto nella direzione artistica è buono, soprattutto quando accediamo alle fasi Undershell, che ci portano in una realtà alternativa da cui possiamo sfuggire in qualunque momento. Passiamo da ambientazioni cibernetiche a luoghi che sfiorano l'immaginazione nipponica: è questa la caratteristica che più ci ha convinto. Unendosi al motore grafico a 16-bit, il risultato finale risulta più che apprezzabile.

Ogni passo ci può portare alla morte...

Sul lato tecnico segnaliamo dei leggeri cali di frame rate nei momenti più concitati, mentre nelle fasi platform il gioco è ben ottimizzato. Purtroppo siamo stati costretti a ricaricare il salvataggio in qualche occasione, a causa di alcuni bug.

L'assenza della localizzazione penalizza la comprensione delle linee di testo più strutturate, complice anche una scrittura sarcastica e ironica che sfocia spesso nell'umourismo nero.

Ma se dobbiamo fare i complimenti, è per l'impianto sonoro che sprizza anni '80 da tutti i pori. Inoltre la preziosa partecipazione del compositore Evader è una presenza positiva, considerato l'ottimo lavoro svolto con la soundtrack, senza contare che all'opening e ai titoli di cosa ha pensato Maname Matsumae, che conosciamo grazie al fortunato Shovel Knight.

Smelter si colloca nel mercato come un videogioco adatto agli appassionati, a quei nostalgici che vogliono vivere un'esperienza con un motore grafico a 16-bit e che chiedono un'esperienza hardcore con sfide sempre differenti. Peraltro risulta anche longevo, attestandosi sulle venti ore, sebbene possa durare molto di più.

La direzione artistica regala degli scorci emozionanti.

Considerato il prezzo di lancio fissato sui 19,99 euro, è un acquisto che si può fare a cuor leggero, da incastrare magari tra una partita e l'altra a un tripla A. Se proprio non riuscite a dimenticare gli anni '80 e i pixel scorrono nelle vostre vene, è uno dei videogiochi più adatti su cui possiate mettere le mani.

7 / 10